Il Tirreno

Confindustria: «Dal settore marmo 600 milioni l’anno per il territorio di Massa-Carrara»

Una cava di marmo
Una cava di marmo

I dati di Erich Lucchetti (Industriali) sulla filiera lapidea: dà lavoro a 12mila persone e paga 75 milioni ai Comuni  

20 gennaio 2020
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Massa-Carrara. Il marmo produce “poca” occupazione? La ricchezza del settore lapideo non si distribuisce sul territorio ma resta nelle mani di pochi? Erich Lucchetti, presidente di Confindustria di Massa Carrara risponde no. E contro le tesi sostenute da varie associazioni ambientaliste e formazioni politiche (ma anche diffuse nell’opinione pubblica locale), oppone una serie di numeri e argomenti di segno del tutto diverso.

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Nella sua analisi, Lucchetti parte dalla grande crisi mondiale del 2007-08 e dai riflessi sull’economia apuana. Quella crisi, dice, ha portato al crollo dell’edilizia, cioè il comparto a cui il settore marmo è più legato, direttamente e indirettamente. «Tra il 2007 e il 2015, l’istituto Irta Leonardo ha calcolato che solo a Carrara siano andati persi oltre 8.500 posti di lavoro nell'edilizia. Una crisi da cui ancora il settore non si è ripreso e che ha evidentemente inciso anche sulle aziende lapidee. Dove la contrazione è però stata assai inferiore anche grazie alla tenuta sui mercati esteri. Nel periodo 2011-2019 le aziende lapidee iscritte al Fondo Marmo sono scese dell'11% mentre i posti di lavoro sono calati dello 0,3%. In particolare le aziende di escavazione sono calate del 9,3%, mentre i loro occupati sono aumentati di circa il 10%. Le aziende non di escavazione hanno registrato un calo (del 12% circa) sia nel numero di imprese sia nel numero di addetti (circa il 6,5% in meno). È evidente quindi che la contrazione nel settore marmo è di gran lunga inferiore alla contrazione (oltre il 45%) fatta registrare nello stesso periodo dal settore edile che è lo sbocco principale delle lavorazioni in marmo».

Per calcolare quanto il lapideo incide sull’economia, ricorda poi Lucchetti, oltre alle fasi di estrazione e lavorazione del marmo, vanno considerate anche le attività di commercializzazione e sviluppo di tecnologie che ad esso sono legate.«Nel suo complesso il comprensorio del marmo conta 1.923 aziende, una filiera che nell'intero distretto occupa oltre 12.000 addetti. Oltre il 60% di queste imprese sono nella provincia di Massa Carrara, percentuale che per quanto riguarda lavorazione e commercializzazione arrivano a quasi l’84%. E anche i lavoratori sono, quasi 8.000 in totale, soprattutto di Massa Carrara (60,9%). Tanto che il settore lapideo e il relativo indotto nella provincia di Massa Carrara hanno un'incidenza di quasi il 24% sul Pil provinciale e un effetto occupazionale che pesa quasi per l’11% dell’occupazione».

Il valore della produzione delle cave, secondo i dati esibiti da Lucchetti, è di circa 200 milioni di euro; quello delle aziende di trasformazione (dalla segagione, ai progetti e alla scultura) ammonta a quasi 800 milioni. Per cui il fatturato aggregato del settore si aggira attorno al miliardo. «Cifra che per il 62.8% viene restituita ai fornitori come remunerazione dei beni e servizi acquisiti, il 15,1% ai collaboratori, l’1% alle banche sotto forma di interessi e altri oneri finanziari e il 7,9% ai vari livelli di pubblica amministrazione per effetto delle imposte e tasse versate. Il restante 13,3% reinvestito al fine di auto-finanziare la crescita».

Ma soprattutto, dice ancora il presidente degli Industriali, «la maggior parte di queste risorse ricade sulla nostra provincia. Infatti per le aziende del marmo la catena di fornitura è particolarmente corta. Il 74,9% degli acquisti viene effettuato presso fornitori con sede a Massa Carrara. E il 93,4% degli assunti dalle aziende ha la residenza a Massa Carrara. Significa che la gran parte delle retribuzioni ai dipendenti e le remunerazioni per i fornitori restano sul territorio con una ricaduta calcolata in 600 milioni di euro l'anno. A cui vanno aggiunti i tributi per lo Stato e gli altri enti locali: oltre 75 milioni di euro di imposte e tasse, tra cui circa 30 milioni della cosiddetta Tassa Marmi applicata nei comuni di Carrara, Massa e Fivizzano. —

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