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Non chiamateli incidenti: in provincia di Lucca cinque morti nel 2025

di Gianni Parrini
Un momento della commemorazione
Un momento della commemorazione

A Massa Macinaia e ad Artemisia il ricordo delle vittime. Le famiglie senza pace: servono prevenzione e interventi

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LUCCA. Non chiamiamoli più “incidenti”, perché quel termine suggerisce l’idea di qualcosa di imprevedibile, inevitabile, fatale. E invece no. Nella stragrande maggioranza dei casi ciò che continuiamo a chiamare “incidente” nasce da comportamenti umani: velocità eccessiva, distrazione, guida in stato di alterazione, mancato rispetto delle regole. Se è vero che le parole hanno un peso, la consapevolezza passa anche da qui, dal linguaggio, così come dalle iniziative che ieri – 16 novembre, Giornata nazionale dedicata al ricordo delle vittime della strada – hanno animato la Piana di Lucca e lo ricordano con forza.

Cinque vite spezzate

Nella nostra provincia, dall’inizio dell’anno, sono cinque le vittime della strada. Il 28 gennaio a Gallicano è morta Annalisa Bani, 51 anni, psichiatra dell’Asl, travolta mentre attraversava la via di Fondovalle. Il 28 febbraio a Segromigno in Monte ha perso la vita Rosario Evalto, 17 anni, studente: la sua moto si è scontrata con un’auto in arrivo dalla direzione opposta. Il 25 maggio, all’incrocio tra via Romana e via Nuova di Paganico, è morta Valentina Tomei, anche lei 17 anni: lo scooter su cui viaggiava è stato centrato da un’auto. Il 24 luglio, sulla Bretella, lo scontro fra un furgone e un autocarro è costato la vita ad Andrea Demi, 64 anni. L’8 agosto, in A11, è morto Giorgio Luporini, 68 anni, parrucchiere e motociclista esperto, ucciso da un impatto violentissimo con un’auto. Cinque nomi, cinque famiglie devastate da un dolore che non avrà mai fine.

Ergastolani del dolore

Ieri pomeriggio due momenti di ricordo hanno attraversato la provincia. A Massa Macinaia, sotto il cielo nuvoloso di novembre, Damiana Barsotti – responsabile per Lucca e Pisa dell’Associazione familiari vittime della strada – ha celebrato la cerimonia che da trent’anni la riporta nel punto esatto dove morì, in un sinistro stradale, la sorella Marianna. Una commemorazione semplice, come sempre: qualche parola, un minuto di silenzio, l’abbraccio tra chi è unito da un’assenza che non passa.

«Dietro ogni croce sull’asfalto – ha ricordato Barsotti – c’è una famiglia che cambia per sempre. Oggi, come ogni anno, ci siamo ritrovati qui a Massa Macinaia, nel punto esatto in cui trent’anni fa mia sorella Marianna ha perso la vita. Come associazione continuiamo a portare avanti il messaggio della prevenzione, perché le tragedie non devono essere solo numeri. Tutti noi sappiamo che il modo migliore per ricordare le vittime è lavorare ogni giorno perché queste cose non accadano più». All’evento erano presenti il vicesindaco di Capannori Matteo Francesconi, il parroco don Nando Ottaviani, le forze dell’ordine e tanti parenti e amici delle vittime.

Fiori tra l’asfalto

A poche ore di distanza, al polo Artemisia, l’associazione “Fiori tra l’asfalto” di Nico Leto – fratello di Samuele, morto nel tragico schianto del 1° giugno 2020 sulla Pesciatina, in cui persero la vita anche Amedeo Favilla e Marco Lencioni – ha organizzato un momento pubblico di sensibilizzazione con la presentazione del libro fotografico Strade senza ritorno di Roberto Strano, dedicato agli incidenti stradali e impreziosito dai contributi testuali di Domenico Seminerio, Pippo Pappalardo e Pietro Collini. Qui, oltre al ricordo, è stato ribadito un messaggio di impegno civile: prevenzione, educazione, rispetto delle regole.

C’è tanto da fare

Il 2025 è stato finora meno drammatico degli anni più bui, ma cinque morti restano un tributo troppo elevato. Si lavora su controlli, educazione e infrastrutture, ma si può fare di più. Gli stessi familiari lo ripetono ogni anno: non basta ricordare, bisogna prevenire. E ci sono tratti dove da troppo tempo si attende un intervento concreto. Ad esempio la via Nuova per Pisa, dove nel gennaio 2022 morì la 18enne Rebecca Cucchi. Una rotatoria è annunciata da tempo, ma ancora non c’è e quella strada continua a essere una traiettoria di rischio, dove si viaggia troppo veloce.

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