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Lucca, le famiglie dei morti di Torre aspettano giustizia da tre anni - Nell'esplosione morirono tre persone

di Luca Tronchetti

	La devastazione dopo l’esplosione che provocò tre morti
La devastazione dopo l’esplosione che provocò tre morti

In un’accorata lettera lamentano il silenzio delle istituzioni. A 36 mesi dallo scoppio con tre vite spezzate la procura ha chiesto l’archiviazione al gup: udienza il 25 novembre

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LUCCA. Tre vite spezzate, altrettante famiglie che piangono i loro morti e un’esigenza di giustizia che potrebbe esaurirsi in una sola parola: archiviazione. Domani all’ora di pranzo saranno trascorsi tre interminabili anni da quel maledetto 27 ottobre quando una villetta bifamiliare al numero 7818 sulla via per Camaiore a Torre venne disintegrata da una fuga di gas capace di uccidere subito Luca Franceschi, 69 anni, ex sindacalista Filt e dipendente della Mover di Viareggio e la compagna Lyudmyla Perets, 44 anni, originaria dell’Ucraina e madre di una adolescente per poi portarsi via Debora Pierini, 26 anni, morta qualche giorno dopo per le gravissime ustioni riportate non prima però di aver messo al mondo il bambino che portava in grembo al momento dell’esplosione.

La conclusione del pm

Dopo l’incidente – in cui sono rimaste leggermente ferite altre due persone – che poteva avere conseguenze ancor più nefaste, c’è stata la corsa alla solidarietà, l’interessamento delle istituzioni, l’impegno della magistratura con sopralluoghi, perizie, consulenze, l’invio di 42 informazioni di garanzie con ipotesi di reato di triplice omicidio colposo, crollo, incendio, danneggiamento colposo e lesioni colpose e che hanno interessato dirigenti, responsabili, dipendenti, esecutori dell’installazione della conduttura del gas, vertici e consiglieri di vari Cda delle aziende in qualche modo coinvolte. Una montagna di carta, migliaia di ore di lavoro, una ricostruzione certosina. Ma alla fine la procura è arrivata alla conclusione – dopo che in un primo tempo erano stati notificati 15 avvisi di conclusione delle indagini ad altrettante persone ritenute in qualche modo coinvolte – che non sono emerse prove sufficienti nei confronti degli indagati per reggere l’accusa in giudizio e arrivare a una possibile condanna.

L’udienza gup

Il 25 novembre davanti al gup Alessandro Trinci parleranno i legali dei 15 indagati. Probabilmente, anche se sotto diversi e ulteriori elementi e profili, per allinearsi sulle posizioni del sostituto procuratore Antonio Mariotti che nella prima udienza ha ribadito la richiesta di archiviazione sulla base di nuovi accertamenti. Per il pubblico ministero la vicenda è materia del giudice civile per le responsabilità e l’eventuale risarcimento del danno a carico di Ges-Am, Gesam Reti, Celfa e Del Debbio.

La rabbia e il dolore

«Non dimentichiamo la Strage di Torre». È l’accorato appello di Marta Franceschi, figlia di Luca Franceschi; Aliki Pareti, figlia di Lyudmyla Perets e Davide Giracello, marito di Debora Pierini. «Il 27 ottobre ricorrono tre anni da quella tragica giornata che spazzò letteralmente via le nostre famiglie. Eppure, a quasi tre anni di distanza, noi familiari delle vittime siamo ancora in attesa di sapere se ci sarà un processo penale. Non solo, nonostante le sofferenze e le perdite affettive e materiali, non siamo mai stati contattati per una proposta di indennizzo, men che meno per un messaggio di cordoglio, né abbiamo ricevuto risposte da chi avrebbe dovuto farsi carico delle proprie responsabilità, almeno sul piano civile. Ricordiamo che la tragedia è stata causata da una fuoriuscita di gas metano dovuta a un foro nella conduttura di proprietà di Gesam Reti, impianto realizzato da Del Debbio negli anni ’90 senza rispettare certi requisiti di sicurezza (quanti altri impianti simili esistono sul nostro territorio?). Su quella stessa rete erano stati eseguiti lavori (da parte di Celfa su incarico di Gesam Reti) per un nuovo allaccio — ancora incompleto al momento dell’esplosione — appena due settimane prima del disastro. A oggi continuiamo ad assistere al silenzio e all’immobilismo di Gesam Reti, Celfa e Del Debbio: nessuna risposta alle nostre lettere aperte, nessun contatto, nessuna iniziativa di ristoro o dialogo. Gli enti pubblici e le loro partecipate non possono sottrarsi ai propri doveri di manutenzione e cura dei beni comuni. L’assenza di riconoscimento e iniziativa da parte di Gesam Reti — società a controllo pubblico — è ancora più inaccettabile. È in gioco non solo la giustizia per chi non c’è più, ma anche la sicurezza dei cittadini lucchesi. I familiari delle vittime, in particolare i minori, sono stati completamente abbandonati a se stessi. Dopo il grande slancio di solidarietà iniziale, è calato un silenzio da parte delle aziende coinvolte che non rispecchia il senso di umanità e vicinanza che la cittadinanza ha sempre saputo dimostrare. Lucca non può dimenticare la Strage di Torre: la memoria di chi abbiamo perso e il dolore delle famiglie meritano dignità e impegno da parte delle istituzioni».


 

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