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Lucca, Paradossi di un protagonista: ecco chi è l'interprete di Zamora

di Luca Tronchetti
Lucca, Paradossi di un protagonista: ecco chi è l'interprete di Zamora<br type="_moz" />

A 34 anni l’attore lucchese è il personaggio principale del film di Neri Marcoré, giovedì nei cinema

03 aprile 2024
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LUCCA. A 34 anni debutta al cinema nel ruolo di protagonista assoluto dell’opera prima di Neri Marcoré _ attore, imitatore, conduttore televisivo e radiofonico _ che, presentata per la prima volta al pubblico italiano il 18 marzo scorso a Bari al Bifest 2024, ha toccato il cuore e conquistato subito spettatori e critica con applausi scroscianti al termine della proiezione. Il percorso artistico del lucchese Alberto Paradossi, passato dal Bobo Craxi di Hammamet di Gianni Amelio al giovane Federico Fellini di Permette? Alberto Sordi film per la tv diretto da Luca Manfredi sino alle fiction The Net - Gioco di squadra per la regia di Volfango De Biasi e Lorenzo Sportiello e Studio Battaglia firmato da Simone Spada e dove interpreta il ruolo secondario di un comico squattrinato, giunge a una svolta con l’interpretazione del trentenne ragionier Walter Vismara. Un uomo tranquillo costretto per motivi di lavoro a trasferirsi dalla provincia alla metropoli cambiando ritmi di vita in un susseguirsi di situazioni imprevedibili che lo costringeranno a mutare prospettiva.

Tutti al cinema

Uscirà giovedì in tutte le sale italiane il film Zamora – tratto dal libro dello scrittore e giornalista sportivo Roberto Perrone scomparso nel 2023 – dal cognome del più grande portiere degli anni Venti-Trenta. La vita fa strani giri e torna sempre al punto di partenza: il calcio. Perché il bisnonno dell’attore lucchese era Umberto Paradossi, commerciante d’olio e ultimo presidente della Lucchese in serie A nella stagione 1951-52. «Sarà un caso, ma sia nella fiction tv sia nel film per il cinema, il pallone ha un ruolo preponderante e direi decisivo. E da grande appassionato (tifa Juventus e Lucchese) questo accostamento non può che farmi piacere» dice l’attore che ha avuto l’opportunità, oltre a quella di essere diretto da un mito della sua adolescenza, di lavorare con attori del calibro di Giovanni Storti, che interpreta il ruolo dell’industriale della ditta in cui lavora Vismara nonché presidente della squadra, Giacomo Poretti, Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Walter Leonardi, Giovanni Esposito, Antonio Catania, Pia Engleberth, Giuseppe Antignati, Pia Lanciotti e Giulia Gonella.

La scelta

«Lavorare con un mio mito come Neri Marcorè, che seguivo dai tempi dell’Ottavo Nano, è un sogno che si è realizzato. Un grande professionista con cui è nato un bellissimo rapporto. É stato lui che mi ha scelto nella parte del timido ragioniere perbenista affidandomi il ruolo e ritagliandosi una veste secondaria, ma fondamentale ai fini del racconto. A parte la riconoscenza per la fiducia che ha avuto in me gli riconosco anche una buona dose di coraggio. Molti, in occasione della loro opera prima dietro la macchina da presa, si affidano ad attori navigati. Confesso che durante la lavorazione la scena con Giovanni e Giacomo (con Aldo i componenti nel noto trio comico) era talmente esilarante che facevo fatica a non ridere mentre giravamo. Voglio sottolineare la cura maniacale dei particolari, dai costumi alle scene agli ambienti, tutti legati alla Milano anni Sessanta».

Storia e significato

Una storia originale che s’incentra sul ruolo di un portiere perché nel calcio, come nella vita, bisogna imparare a buttarsi e, anche se perdi, l’importante è rialzarsi e ripartire. «Una vita ordinata e senza sorprese come quella di un trentenne ragioniere, contabile in una ditta di Vigevano, viene sconvolta quando l’azienda chiude e viene catapultato in un’azienda di Milano al servizio di un imprenditore con il pallino del football che obbliga tutti i dipendenti a sfide tra scapoli contro ammogliati. E, lui che odia il calcio, deve tirar fuori il lato di sé che non pensava nemmeno di avere» spiega Paradossi.

Una commedia tragicomica, in una dimensione nostalgica ma non malinconica, che tra una risata e l’altra invita alla riflessione: «Il portiere dal protagonista viene associato alla marginalità. Un ruolo apparentemente nascosto, che non si mischia con gli altri giocatori e che indossa una casacca differente. Quella del ragionier Vismara è la paura del confronto con gli altri, del vedersi inadeguato e incapace di affrontare situazioni nuove. La corazza di diffidenza e di scarsa fiducia nei confronti di chi è diverso da lui e dalle sue ataviche convinzioni viene dapprima scalfita e poi abbattuta dall’incontro con l’ex portiere (Marcoré) vittima dei suoi vizi (le scommesse e i tabarin) che lo aiuta ad affrontare la vita da protagonista, da numero 1, acquisendo quel narcisismo fondamentale anche nel ruolo di estremo difensore che dalla sua prospettiva deve saper leggere prima degli altri lo svolgersi del gioco e sapersi buttare al momento giusto scegliendo i tempi». Un film dove i personaggi femminili sono dotati di forte personalità: «Il ruolo della donna, libera, moderna e emancipata, lontana dagli stereotipi nell’immaginario del giovane ragioniere, riflette l’arrivo del Sessantotto». l




 

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