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Sgarbi e la capitale della cultura: «Auguro a Lucca di non vincere»

Sgarbi e la capitale della cultura: «Auguro a Lucca di non vincere»

Il critico alla Cavallerizza per l’inaugurazione della mostra su Canova

08 dicembre 2023
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LUCCA. «Capitale italiana della cultura? È un premio di consolazione, i soldi sono pochi e non si capisce su che base vengono attribuiti. Auguro a Lucca di non vincere, meglio candidarsi a capitale europea del 2033. In quel caso do il mio appoggio». Parole e musica di Vittorio Sgarbi, tonitruante critico d’arte che ieri è venuto a Lucca per inaugurare la mostra da lui curata e dedicata a Canova e al neoclassicismo a Lucca, che aprirà quest’oggi alla Cavallerizza. È stata un’occasione per parlare anche della candidatura di Lucca, ma la risposta inattesa del critico d’arte ha spiazzato il sindaco Mario Pardini. «Noi lo consideriamo un punto di partenza», ha replicato il primo cittadino.

Ma torniamo al motivo della visita di Sgarbi, ovvero la bella mostra allestita negli spazi della Cavallerizza di piazzale Verdi, aperta da oggi a settembre 2024, dove Sgarbi ha già curato le mostre dedicate “Ai maestri della luce” e alla “Follia”.

«L’idea di questa mostra – spiega il professore – non è tanto l’influenza dell’arte di Canova sugli artisti lucchesi, ma una consonanza in luoghi lontani e senza condizionamenti reciproci di due artisti fondamentali: Pompeo Batoni e Antonio Canova. In entrambi agisce un profondo sentimento di nostalgia. È la memoria dell’antico che si fa mito, una forte, inarrestabile tensione, che rappresenta lo spirito stesso del gusto neoclassico. Il dialogo tra le sculture di Antonio Canova e i dipinti dei pittori lucchesi indica un sentire comune. L’esperienza romana è fondamentale per Canova e procede, con analoghe esperienze ed emozioni, in parallelo con quella del lucchese Bernardino Nocchi».

Il percorso espositivo parte in linea temporale proprio con il celebre Pompeo Batoni del quale sono presenti alcuni capolavori tra cui Ritratto di Abbondio Rezzonico, Senatore di Roma, dalle Gallerie Nazionali d'Arte Antica e una straordinaria coppia di dipinti (Minerva infonde l’anima alla figura umana modellata in creta da Prometeo; Atalanta piange Meleagro morente) recentemente acquisiti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

Un altro lucchese, meno noto del suo concittadino, ma che con questa mostra si intende riportare alla luce radunando un consistente nucleo di opere è Bernardino Nocchi, che si avvicina alle novità neoclassiche proprio grazie all’amicizia con Antonio Canova, del quale traduce la scultura in pittura e disegno, come vedremo nel dipinto di Alexandrine de Bleschamps come Tersicore. Canova è icona universale del nuovo classicismo e, compiendo esperienze decisive, tecniche e intellettuali, è divenuto il massimo esponente di un’arte, la scultura, cui il Neoclassicismo restituisce il primato già esercitato agli albori del Rinascimento.

In mostra numerose opere tra dipinti e le più significative sculture provenienti dal Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, dove si preserva l’importante testimonianza della produzione artistica del grande maestro.

Tra le eccezionalità dell’iniziativa vi è anche il restauro di una delle più iconiche sculture di Possagno, Le Grazie, oggetto di un significativo intervento sostenuto da Contemplazioni in occasione dell’esposizione. Si presentano a Lucca, per la prima volta, dodici sculture inedite, tracciate ma fino a oggi disperse, di Canova, mai viste prima.

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