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Livorno, la verità di Esciua: «I soldi ci sono, contestato perché ebreo. Il nostro obiettivo resta la serie B»

di Alessandro Lazzerini

	Un momento della conferenza stampa di Esciua (foto Stick)
Un momento della conferenza stampa di Esciua (foto Stick)

Arriva il nuovo allenatore amaranto Venturato ma i riflettori sono sul presidente

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LIVORNO. Due ore di conferenza. Il Joel Esciua che presenta Roberto Venturato come nuovo allenatore del Livorno è un fiume in piena. Il presidente ripercorre i suoi anni a Livorno, l’inizio della stagione negativo, chiede sostegno per la squadra e ammette diversi errori.

In questi mesi, e in generale in questi anni a Livorno, ne ha fatti. Perché se un presidente che in 2 anni e mezzo, in una piazza che lo aveva accolto a braccia aperte, ha vinto un campionato e si ritrova contestato (non da una "minoranza"), qualcosa anche lui ha sbagliato. La partenza verso la contestazione è in quarta, poi anche lì farà qualche passo indietro e sembra aprire a un dialogo. Alle parole, come sempre, andrà visto quelli che saranno i fatti a seguire.

«È frustrante – apre il patron -, c'è una parte della Curva che non perdona le mie origini. L’equazione ebreo, quindi sionista, quindi pro Netanyahu. È una falsità e vorrei capire da dove arrivi. Ho sempre tifato Italia, anche contro Israele, ai Mondiali del ’70 e a Udine qualche settimana fa. Ho chiesto spiegazioni ai piani alti per aver subito una multa per il coro “Palestina libera”. Ho detto che ognuno è libero di esprimersi».

Il presidente continua la sua spiegazione. Torna all’8 ottobre 2023, giorno della spaccatura (mai più sanata) con la Nord, a Ghiviborgo. «Quel giorno il cuore è stato più forte della testa, erano giorni particolari per me. L'11 ottobre sono andato a una manifestazione di sostegno a 1500 civili morti. Tra questi c'era una persona che conoscevo molto bene. È stato preso come un atto politico, ma non lo era. Un comunicato in cui leggo "cancro", "torna a Betlemme" non è una bella pubblicità per la città. Non amo la politica negli stadi, ma so bene la storia di Livorno. Non avrei mai preso una squadra con una tifoseria fascista, di estrema destra».

Al pubblico chiede una “tregua”, soprattutto nei confronti della squadra. «Quello che conta ora è amare i propri figli (i giocatori del Livorno calcio) più di odiare i figli degli altri (la società). Preferisco le offese a me di quelle ai miei collaboratori. E' il momento di una tregua. Anche se si odia il presidente, durante la partita i giocatori non devono sentirsi sminuiti. Vanno incoraggiati nell’arco dei 90’».

Si passa anche per la questione settore giovanile, che nelle ultime settimane ha scaldato e non poco le cronache cittadine. «Abbiamo sbagliato a fare 13 squadre, dovevamo fare le 5 obbligatorie e basta. Perché non abbiamo una struttura pronta per questo salto così grande. Ho sbagliato, per troppa fiducia, a credere che avremmo avuto in breve tempo Banditella. Mancano le certificazioni elettriche e idrauliche e non possiamo utilizzarlo. Speriamo di risolvere in tempi abbastanza brevi. Paura di perdere i ragazzi a dicembre? Rimedieremo in tempo e spiegheremo tutto ».

Quindi una considerazione sulla società. «Abbiamo un organigramma scarno, manca un direttore generale, ma sono molto esigente. Dobbiamo crescere». E all’idea di possibili imprenditori nel settore giovanile apre. «Non ho problemi ad ascoltare imprenditori. Seri. Ne sarei contento, ma basta che le regole di ingaggio siano chiare». Sulle possibili difficoltà economiche ribatte. «Siamo andati sopra al budget previsto con la prima squadra, non abbiamo badato a spese. E il settore giovanile assicuro a tutte le famiglie che proseguirà arrivando a fine stagione come normale. Il progetto? Resta quello: la B in cinque anni, ne restano due e mezzo. Spero di provarci con Venturato».

Chiarimenti anche su Formisano e l’addio di alcuni giocatori. «Indiani a febbraio voleva il prolungamento del contratto e ingaggio più alto. Non ci siamo trovati. Rossetti è stata una scelta di Formisano, mi dispiace di lui e Bacciardi. A me piaceva o anche Bellini. Formisano? A Pesaro ho seguito la testa, il cuore mi diceva di mandarlo via. Dopo Perugia era la scelta giusta l’esonero, ma avevo visto buone cose il primo tempo. Ho sbagliato. Non è riuscito a dare un’identità al Livorno».

Quindi si arriva alla scelta di Venturato. «Cercavo un profilo preciso e lui è perfetto. Ha grande esperienza, ha il polso per dare un’identità chiara. Ci adattavamo troppo agli avversari, siamo il Livorno e dobbiamo fare il nostro gioco. Il mister ha l’autorevolezza per gestire questa situazione. E’ stata una scelta facile». 
 

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