Livorno, Fomisano: «Qui c’è un progetto solido»
Tattica, filosofia, staff e mercato: tutto ciò che c’è da sapere di Alessandro Formisano «Non voglio ricreare la Pianese». Esciua: «Il miglior profilo che potevamo trovare»
LIVORNO. Capacità comunicative di chi voleva fare il giornalista sportivo e invece a 18 anni ha scelto di fare l’allenatore. Gruppo e progettualità le due parole che ripete come un ritornello. La voglia di prendere Livorno come un trampolino della sua carriera e di lasciare un segno, “vincendo o lasciando un’eredità”, dice lui.
Il ritratto
Alessandro Formisano è il nuovo allenatore amaranto, “il miglior profilo che potevamo trovare”, lo definisce il presidente Esciua. «Siamo felici di averlo con noi – spiega il patron durante la conferenza stampa ai Bagni Tirreno -. C’è stato un ottimo lavoro del nostro staff direttivo che ci ha portato a questo risultato. Il mister porterà la prospettiva che volevamo: un allenatore che dia al Livorno futuribilità e sostenibilità, puntando sui giovani. Quello che ci ha convinto è anche il modo in cui intende il lavoro con il suo staff, gente che lavora insieme da anni. Se mi dicessero chi arriva prima in categorie superiori tra noi e lui, dico lui. Speriamo di arrivarci insieme».
La presentazione
Al tavolo con il club manager Luca Mazzoni, con il direttore sportivo Alessandro Doga, il direttore generale Vittorio Mosseri, Alessandro Formisano è chiaramente piazzato al centro. Parte, come detto, dal suo staff. «Vengo qui con un gruppo di lavoro. Abbiamo scelto di portare avanti una linea precisa e la società ha capito le necessità di un’equipe di lavoro».
Passando sui Bagni Tirreno, il mister ha potuto osservare il celebre “gabbione”. «E’ una delle pochissime città dove i ragazzi continuano a giocare per strada. Sono cresciuto da solo come allenatore, ho sbagliato e ho dovuto superare le difficoltà di chi non ha una grande carriera da calciatore. Cosa mi ha convinto del Livorno? La progettualità, la voglia di costruire insieme basi solide per il futuro». Proprio sul progetto, sulla voglia di puntare sui giovani e sulle loro prestazioni, il tecnico si è soffermato anche successivamente. «Sono stato convinto dalle persone, dalla visione comune e dalla progettualità. Non è una situazione in cui andiamo all-in, ma una in cui vogliamo costruire la potenziale vittoria nel tempo.
Il campionato
Prendete l’esempio dell’Entella: due anni fa poco sopra i playout, poi con solo qualche aggiustamento ha vinto il campionato».
La Serie C, quella che il Livorno ritrova dopo quattro stagioni tra Eccellenza e Serie D. «E’ una categoria in cui intensità e velocità fanno la differenza. C’è pressing continuo e meno tattica rispetto alla D, meno attesa. La forbice tra playout e playoff è minima, quindi serve equilibrio e fermezza nella valutazione della prestazione».
Idee e filosofia
La concezione di calcio del mister è fatta di aggressività e propositività.
«Il nostro momento più offensivo sarà quando non avremo palla. Recuperare alto il possesso e fare male in pochi secondi sarà una parte chiave della mia idea di calcio. Un’idea fatta di dominio del gioco, di verticalità assoluta, non mi piace il possesso palla sterile. Sono un allenatore che cambia spartito di partita in partita e non ha titolari inamovibili, ma crede nell’intercambiabilità dei giocatori. Solitamente le mie squadre propongono un calcio spettacolare».
Dopo un campionato di Serie D come è stato quello del Livorno, da capire se si riparte da una base importante o se ci sarà rivoluzione. «Vedremo. Una base di ripartenza deve esserci. Faremo un ragionamento su quello che ci servirà consapevoli che il salto dalla D alla C è alto. Sceglieremo chi avrà il fuoco dentro per iniziare un certo tipo di percorso. Con la società siamo già al lavoro ogni giorno».
Il mercato
Ecco quindi anche i primi nomi, a partire dai giocatori che aveva alla Pianese. «Non c’è la voglia di ricreare la Pianese a Livorno perché un contesto diverso, però se ci sono giocatori che reputo adatti anche a questa piazza ci proveremo. Nardi? Ha caratteristiche importanti, ma va visto se ha la mentalità giusta. Valuteremo. Gori come attaccante? Uno che seguiamo e che ha tanti club attorno. Se ci sarà la possibilità di fare un certo tipo di operazione la faremo».
Il messaggio
Infine, la voglia chiara di lasciare un segno. «Sono un allenatore di C che deve dimostrare di essere un buon allenatore di C, non voglio guardare troppo oltre. Ho avuto 5 anni a Perugia che mi hanno fatto da palestra. Qui ho sentito le vibrazioni di una piazza, di un popolo che vuole tornare a giocare le partite che contano. Voglio cercare di essere parte di questa storia e lo posso fare vincendo, costruendo o lasciando un’eredità. Vedremo se riuscirò almeno in una delle tre opzioni».