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Questo Jack è meglio del jolly

di Alessandro Lazzerini
Dell’Agnello in difesa su Italiano nel match giocato al PalaMacchia
Dell’Agnello in difesa su Italiano nel match giocato al PalaMacchia

Giacomo Dell’Agnello. Avversario della LL e poi al PalaMacchia a vedere la PL. «La Libertas si salverà, passare a Livorno è dura. Seguite Campanella, è un vincente»

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LIVORNO. Rivelazione a chi? L’effetto sorpresa ormai è finito da tempo. Perché quando per tre anni consecutivi raggiungi certi standard e ogni stagione alzi l’asticella il termine da usare è un altro: certezza. La consacrazione di Giacomo Dell’Agnello come uno dei migliori lunghi italiani della Serie A2 è davanti a tutti. É nel ruolino di marcia di Cividale, seconda in classifica, è nelle sue cifre individuali: 12 punti e 6 rimbalzi di media in 26’ di utilizzo.

«Per due anni sono stato considerato la rivelazione dell’anno, ora è giusto che si parli in altri termini – esordisce il livornese della Gesteco -. Sento che dagli altri vengo considerato come un giocatore forte di A2. La crescita però è merito dell’ambiente dove mi trovo. Della squadra di cui faccio parte, del progetto che Cividale porta avanti ogni giorno».

Se l’aspettava il secondo posto in una A2 di questo livello?

«Sinceramente no. Non mi aspettavo il secondo posto, ma nemmeno in zona playout come ci davano i ranking pre-stagione. Mi aspettavo un buon campionato. Va detto che noi siamo lo stesso gruppo dello scorso anno, che per 5 mesi fu imbattibile per tutti. Ripartire dallo zoccolo duro ci ha dato dei vantaggi notevoli».

Qual è il segreto di Cividale?

«Che una realtà come questa non esiste. Pubblico sold out ogni domenica, ma con una cultura sportiva enorme. Poi avere un allenatore top come Pillastrini e un presidente che ci trasmette fiducia ed entusiasmo ogni giorno».

Un’isola felice senza troppa pressione, si direbbe.

«Non è così. Perché la pressione ce la mettiamo da soli. Se sei in un ambiente così, non puoi non dare il massimo. Tutto è di altissimo livello e lo devi essere anche te».

In testa alla classifica, davanti a voi, c’è la Rimini di babbo Sandro.

«É la classifica perfetta, al massimo potevamo invertirci (ride, ndr). Loro hanno un budget più alto e ambizioni notevoli. La sfida contro? Sono due anni che lo batto, all’ultimo tiro, con un canestro di Redivo. A Lucio gliel’ho detto “se babbo ti vede per strada, ti mette sotto”».

Un gran lavoro di Sandro: ha preso Rimini dai playout e adesso è al vertice.

«Nell’anno solare ha vinto il 90% delle partite. Ha dato un volto nuovo a questa realtà. Sono veramente contento per lui. Perché lo merita ed è tornato al livello che gli compete. Vedere la solidità e l’unione delle sue squadre è uno spettacolo».

A lei che dice?

«Non è uno che regala grandi complimenti. Nelle settimane passate in un’intervista ha detto che sono un dei migliori italiani nel mio ruolo. Per me vale triplo. Perché se non lo avesse pensato non lo avrebbe detto, anche se sono suo figlio».

É tornato a giocare a Livorno. Che effetto le ha fatto?

“Straordinario. Era da tantissimo che non giocavo davanti alla mia gente, ai miei amici. La Libertas è stato avversario di alto livello. Per me hanno fatto la scelta giusta di mantenere l’ossatura che li ha portati in A2. Sono convinto che si salveranno, perché vincere al PalaMacchia sarà cosa per pochi. Per me è stato un piacere torna a giocarci, al netto di tutto».

Intende lo screzio finale?

«Certo. Ma è stato solo un disguido. Loro hanno fatto un coro, io ho risposto. Siamo livornesi, sanguigni, fatti così. É tutto chiarito».

Ha visto anche la PL domenica scorsa.

«Sì. Penso che per valutare i biancoblù serva ancora tempo. Devono ritrovare Zahariev e avere tempo per lavorare, poi si potrà dare una valutazione più precisa. In panchina hanno una certezza come Campanella. Uno che stimo tanto e che va seguito fino in fondo».

Un consiglio all’ambiente PL?

«Di avere pazienza e fiducia. So che la piazza ha grande ambizione, ma gli infortuni hanno rallentato il processo. Conosco tanti dei giocatori avendoci giocato contro e il valore della squadra è indubbio».

Le favorite dei due campionati?

«In A2 dico Cantù che potrà schierare Basile da italiano. E poi occhio alla Fortitudo che con Caja sarà un’altra squadra. In B, Roseto al momento è sopra a tutti. Gramenzi è un maestro e giocano benissimo di squadra».

In B c’è anche un amico come Lenti che sta andando forte.

«É dominante. In B ha sempre fatto bene, ma in estate ci alleniamo insieme e so quanto abbia lavorato sul tiro da tre. In questo inizio sta segnando da fuori e per lui, se trova questa soluzione con sicurezza, può essere la svolta della carriera».

In questi anni le due livornesi l’hanno mai cercata?

«No. E le dico: per come è Livorno, per cosa vuol dire da livornese giocare a Livorno mi piacerebbe molto un giorno. Fa tutta la differenza del mondo giocare per la tua città, una sensazione impagabile».

Ci è rimasto male negli anni?

«Forse più in passato. Adesso sono in una realtà fantastica e non penso ad altro. Diciamo che col tempo me ne sono fatto una ragione».

In un angolo del cassetto, ha il sogno Serie A1?

«Ce l’ho. La mia carriera è sempre stata una presa di giro con gli amici a cui dicevo, per esempio, “quest’anno voglio essere titolare in C” e in pochi ci credevano. Un po’ per scherzo adesso dico “in due o tre anni vado in Europa”. Quindi sì, lavoro ogni giorno per avere un’occasione in A1».
 

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