Il Tirreno

Livorno

Livia, bentornato a casa

Alessandro Lazzerini
Livia, bentornato a casa

Fu preparatore amaranto dal 2006 al 2016 «Decisivo il colloquio con Collacchioni». Sarà il protagonista del ritiro «Il segreto? Lavori differenziati tra giovani e esperti»

01 agosto 2022
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LIVORNO. Dieci anni di amaranto non si dimenticano facilmente. Dieci anni di successi (tanti) e qualche amara delusione. Dieci anni, dal 2006 al 2016, in cui Javier Livia ha fatto parte dello staff tecnico del Livorno come preparatore atletico. E proprio per quei dieci anni, se a distanza di sei stagione dall’addio in direzione Canada, arriva una nuova chiamata da Piazzale Montello è impossibile dire di no. «Gestisco un circolo di tennis a Forte dei Marmi – spiega Livia – quindi non posso andare troppo lontano da Lucca. Quando mi ha chiamato il direttore Braccini, mi è sembrato di fare un salto indietro nel tempo. Il Livorno merita un impegno professionistico, e non era facile trovare il giusto incastro con le mie esigenze. Ma all’amaranto è impossibile dire di no e allora eccomi di nuovo qua».
Cos’è che l’ha convinta maggiormente a tornare?
«Il colloquio con mister Collacchioni. Ho visto in lui un allenatore giovane, con grande carica e idee chiare. Aveva bisogno di un uomo esperto per la preparazione e mi ha mostrato subito grande personalità. La sua energia è contagiosa e abbiamo trovato subito la giusta sintonia».
E la società invece che impressione le ha fatto?
«Conoscevo già sia Braccini che il presidente Toccafondi. Sono persone serie, rappresentano una garanzia nell’organizzazione e nella cura dei dettagli. Abbiamo trovato l’accordo in un attimo».
Lei rappresenta un trait d’union tra vecchio e nuovo Livorno, che effetto le fa?
«Mi fa enorme piacere. Qui ho avuto tante soddisfazioni e dal momento in cui la nuova società ha avuto bisogno, ho cercato di mettermi a disposizione. Ripeto, ho degli impegni notevoli e mi ero detto che sarei tornato nel calcio solo per un progetto importante. E poi Livorno ce l’ho nel cuore».
Che sensazioni ha avuto all’esordio di venerdì?
«Ho rivisto tante facce conosciuto, gente con cui ho vissuto 10 anni che non si dimenticano. È stato bello, mi sono sentito di nuovo a casa».
Inizia il ritiro. Che preparazione ha impostato?
«Abbiamo a disposizione un gruppo molto variegato con giocatori esperti e giovani alle prima esperienze tra i grandi. Quindi sarà importante personalizzare il lavoro per ognuno di loro e riuscire a far rendere tutti al meglio. Il diktat sarà intensità alta e tanto lavoro con la palla».
Quanto è importante fare un ritiro?
«È fondamentale. In questo periodo ci costruiscono le basi tecniche e fisiche su cui andare avanti tutto l’anno. In due settimane non potremo essere al 100%, ma questi lavori saranno decisivi per poi mantenere un livello alto durante l’anno. Faremo circa 30 sedute, quindi immaginate voi quanto si possa lavorare».
Quali sono i primi punti che ha in agenda?
«I test per capire il livello del gruppo e dei singoli. Poi dovremo stare attenti agli acciacchi che qualcuno si porta dietro da tempo».
Ad esempio Luci.
«Sì. Con Andrea ho già parlato, è a buon punto come dimostra l’allenamento di venerdì. Per precauzione abbiamo evitate contrasti, ma pian piano aumenteremo il carico di lavoro. Lui ha avuto ottime sensazioni».
Se saremo Eccellenza, l’esordio ci sarà il 4 settembre, mentre in D sarebbe il 21 agosto. È tanto difficile lavorare in questa incertezza?
«Sicuramente questa situazione non agevola il nostro lavoro. È un aspetto di cui però abbiamo parlato subito col mister. Per questo abbiamo messo una partita ogni tre giorni in modo da far mettere subito minutaggio nella gambe ai ragazzi. Se giocheremo in Eccellenza poi avremo altro tempi, se invece arrivassero buone notizie saremo comunque ad un buon livello».
Lo scorso anno spesso si è parlato della condizione dei più esperti, come pensa di lavorare?
«Con dei lavori personalizzati, come facevamo in Serie A. Sono abituato a giocatori di questi livello e sono felice di aver ritrovato Vantaggiato, Luci e tutti gli altri. Daniele arrivò a Livorno dopo due anni che era fermo e fece 15 gol. Sono molto fiducioso». 

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