Sara Franceschi, la baby azzurra tra i giganti del nuoto: «Ma non chiamatemi mascotte»
La 17enne è la più giovane italiana alle Olimpiadi, con lei il padre-allenatore Stefano. «Ma lo chiamo “babbo” solo a casa...»
LIVORNO. Dopo Giorgio e Tania Cagnotto, dal cilindro olimpico spuntano Stefano e Sara Franceschi. Padre e figlia. Della serie, buon sangue non mente. Stefano - ex nuotatore - oggi è il capo allenatore del Nuoto Livorno (nonché tecnico federale e responsabile della 4X200 stile libero femminile...), Sara invece è la miglior mistista azzurra (nei 200) grazie al tempo di 2’12’’59 timbrato agli Europei di Londra, che le è valso la medaglia di legno alle spalle di campionissime tipo Katinka Hosszu, Siobhan-Marie O’Connor e Hannah Miley, il record nazionale Cadette e la miglior prestazione di sempre nell’era dei costumi in tessuto. Mica noccioline, tanta - ma tanta - roba per una 17enne, l’atleta più giovane dell’intera spedizione italiana ai Giochi di Rio. E babbo Stefano? Se la gode, è orgoglioso. Spesso e volentieri fa finta di nulla, ma dentro di sé il cuore batte a mille. Però è anche consapevole che tra pochi giorni si comincerà a fare sul serio: l’Olimpiade è bella, ma poi si va nell’acqua per togliersi ulteriori soddisfazioni e mettere in cassaforte un notevolissimo bagaglio d’esperienza.
Sara, si è parlato tanto di lei e del fatto che sarà la più piccola dell’Italia Team.
«Lo considero un onore, ma non vorrei essere identificata solo come la matricola o la mascotte. Se parteciperò all'Olimpiade è perché me lo sono guadagnata in vasca e dal 6 agosto proverò a ritoccare i miei record».
Idee chiare, nonostante la carta d’identità...
«Per forza, bisogna sempre porsi un obiettivo e dare l'anima per centrarlo».
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Un anno fa, di ritorno dai Mondiali Juniores di Singapore, avrebbe mai pensato di raggiungere il traguardo olimpico?
«Sognavo la qualificazione agli Europei assoluti, ma addirittura l’Olimpiade no. Ho iniziato a farci un pensierino dopo il quarto posto di Londra e il 1° luglio finalmente...».
Finalmente la federazione ha ufficializzato la squadra.
«Esatto. La convocazione l’ho letta sul cellulare, appena finito di leggere i messaggi di amici, parenti e compagni di squadra. Non ero a casa ma in collegiale a Ostia, in partenza per gli Europei Juniores. Babbo l’ho sentito la sera, era contento per me e felice di vivere quest’avventura insieme».
A proposito di Europei Juniores, bellissimo l’argento nei 200 misti. Soddisfatta?
«Salire sul podio è affascinante e in tre anni di campionati Juniores non mi era mai capitato. È stupendo, eccitante, è l’istante che ti ripaga di tanti sacrifici. La gara non è andata male, malgrado il crono un po’ lontano dal mio personale. Durante la stagione, mantenere la forma a lungo non è semplice e di conseguenza ne risentono le prestazioni. Comunque fino a oggi nei 200 ho raccolto di più, ma adoro anche i 400. In entrambe le gare ho ampi margini e dovrò lavorare sui dettagli».
Nel 2004, ad Atene, Federica Pellegrini vinceva la sua prima medaglia olimpica, mentre lei aveva 5 anni. Oggi siete compagne di squadra...
«Incredibile, vero? Per lei ho esultato e urlato davanti alla tv e ora all’improvviso eccomi qua. Fede è unica, fortissima, ha scritto la storia del nuoto in Italia. Riuscire a vincere anche solo un terzo di quello che ha vinto lei sarebbe un successone. Federica, oltre a essere una campionessa, è anche una bravissima ragazza e mi ha preso sotto l’ala».
Suo papà Stefano è l’head coach del Nuoto Livorno e a Rio sarà il responsabile della 4X200 femminile. La storia perfetta?
«Una qualificazione alle Olimpiadi è già di per sé qualcosa di magnifico, figuriamoci viverla insieme...».
Sincera, le pesa un po' il babbo-allenatore?
«No, anzi. Grazie a lui fin da piccola mi sono avvicinata al nuoto e ho imparato ad amarlo. Quando siamo in vasca è il mio allenatore, punto. Lo chiamo addirittura Stefano e non babbo. Babbo lo chiamo a casa e parliamo di scuola, se posso uscire la sera...».
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Ma cosa ha di così tanto speciale la Nuoto Livorno?
«Non credo esista un segreto, ma la tradizione labronica è radicata nel tempo. Quest’anno è andata bene, nel nuoto ce ne sono ben 7 di livornesi tra allenatori e atleti (Chiara Masini Luccetti è di Calenzano, ma da 4 stagioni nuota a Livorno e la consideriamo una di noi, ndr)».
Turrini e gli altri big le danno mai dei consigli?
«Federico, in particolare. Al Sette Colli, per esempio, ero arrabbiata per un 400 misti sottotono e parlare con lui, che fa le mie stesse gare, mi è servito. Rispetto alla nazionale giovanile è tutto diverso...».
Diverso e...
«Super bello».
Ma Sara Franceschi è pronta per i Giochi di Rio de Janeiro?
«Al momento non ho nessun tipo di ansia, ma vediamo strada facendo. Il 6 agosto si avvicina e dal 2 entreremo al villaggio olimpico».
E una volta finita l’Olimpiade? Un po’ di vacanza?
«Direi, il miglior hobby che può avere un nuotatore di alto livello è senza dubbio il tempo libero da trascorrere con gli amici».
Qual è il personaggio che sogna di incontrare a mensa nel villaggio?
«Michael Phelps, anche se Ryan Lochte non mi dispiacerebbe. Lochte l’ho già beccato a Genova in occasione del trofeo “Nico Sapio” e ai Mondiali di Roma nel 2009. Pazzesco, avevo 10 anni. E tra una settimana parteciperemo alla stessa gara».