Livorno, si fa cassa con i turisti
Il Comune aumenta le tariffe dei bus dei vacanzieri. Le mosse per tenere in equilibrio i conti da qui al 2028
Far pagare di più i turisti per non andare a pesare oltre sulle tasche dei livornesi. Sembra questa la linea che il Comune ha deciso di adottare per tenere in equilibrio la parte corrente del bilancio di previsione in costruzione per i prossimi tre anni, dal 2026 al 2028. Manovra che atterrerà in consiglio comunale il 19 dicembre.
Per contare su nuove entrate che nel 2026 consentano di tenere in ordine i conti senza tagliare troppo i fondi che servono ai singoli settori della vita cittadina (dalla scuola al sociale passando per i lavori pubblici), gli uffici guidati dall’assessora Viola Ferroni stanno sondando soprattutto tre strade: non solo aumentare l’imposta di soggiorno pagata dai vacanzieri che si fermano a dormire in città, ma anche alzare le tariffe dei bus turistici e degli shuttle bus (negli atti la chiamano “rimodulazione incrementale”) che sempre di più stazionano in centro quando il porto si riempie di navi.
Una mossa che molti Comuni stanno prendendo in considerazione: solo pochi giorni fa, per esempio, Il Sole 24 Ore raccontava che per le Olimpiadi invernali del prossimo anno Milano raddoppierà la tassa di soggiorno, che raggiungerà i 10 euro a notte negli alberghi a 4-5 stelle e i 9,50 euro nei B&B (parte dell’incremento dovrà però andare anche nelle casse dello Stato, seconda la bozza della Legge di bilancio).
A Livorno, tanto per dare un’idea, lo scorso anno l’imposta di soggiorno ha toccato quasi gli 890mila euro, e a metà novembre di quest’anno risultava sopra gli 840mila.
Quanto invece ai bus turistici, al momento pagano quelli che partono da piazza Civica o da via della Cinta Esterna e che portano i vacanzieri fuori città (50 euro al giorno, per una stima annuale intorno al mezzo milione). L’aumento qui è da quantificare.
«In questo bilancio – la dice così Ferroni – abbiamo operato scelte politiche che partono dal presupposto che ci sono copiosi tagli occulti nelle manovre dello Stato, non tagli diretti ai trasferimenti ma de-finanziamenti di misure fondamentali. Oltre a fare appello a sostenere gli enti locali, ci siamo attrezzati e abbiamo scelto di non tagliare i servizi e di non aumentare la pressione fiscale sui livornesi, ma di agire su leve che ci consentono di sostenere servizi e investimenti». Insomma, in attesa di vedere cosa accadrà ad aprile con la Tari, mani in tasca ai turisti? «Ormai è acclarato – controbatte Ferroni – che l’elemento tassa di soggiorno non è dirimente ai fini della scelta della destinazione turistica». E comunque «sono partiti gli incontri con sindacati, associazioni di categorie e consigli di zona per raccontare le scelte e raccogliere spunti».
Alle due leve che guardano verso i turisti, si aggiunge una terza novità che invece guarda in direzione delle partecipate: nel 2026 il Comune vuole procedere alla distribuzione dei dividendi delle società in utile. «Naturalmente non tutte saranno interessate da questo – chiarisce Ferroni – verranno individuati dei parametri di salvaguardia per evitare che ne risentano i servizi e il funzionamento delle singole società». Quindi? Quindi la partecipata che registra più utili in assoluto è Asa, l’anno scorso intorno ai 10 milioni. E da questa partirà il Comune.
Attenzione: «Quello di Asa è un utile che non si può evitare che si formi, perché dettato dal meccanismo tariffario di Arera. Utilizzarne una parte non andrebbe a intaccare né il servizio né gli investimenti della società. Ricordo poi che Asa è l’unica in Toscana a non aver fatto fino a oggi la distribuzione degli utili». Il Comune si aspetta di poter incassare così intorno al milione, somma che dal 2027 andrà a compensare il milione che verrebbe “perso” per la scadenza del canone di messa a disposizione delle reti. «Per le altre partecipate – riprende l’assessora – sono tutte in pareggio, eccezion fatta in positivo per Farmali: stiamo quindi facendo un ragionamento con società e assessore al sociale per integrare sempre di più il servizio delle farmacie con la rete sociosanitaria, con il prioritario obiettivo di migliorare il servizio pubblico per i cittadini». «Guardi – chiosa – non vogliamo fare manbassa con le partecipate, ma se c’è qualcosa che può andare a beneficio del pubblico...».
L’ossatura del bilancio di previsione in costruzione è contenuta nell’ultimo rapporto dei servizi finanziari. Le criticità cui far fronte sono tre. La prima: l’aumento della spesa degli appalti a sostanziale parità di servizi, per esempio per i rinnovi contrattuali: dal 2024 al 2026 si potrebbe per questo arrivare anche a 7 milioni di spesa in più («rivendichiamo la scelta politica di aver perseguito con serietà l’obiettivo del lavoro buono»). La seconda: l’aumento delle spese per il personale. La terza: l’aumento della spesa per accensione di mutui per opere pubbliche. Per contro si osserva l’«invarianza delle entrate correnti», ovvero la volontà dichiarata di non toccare le tariffe (per esempio per la ristorazione scolastica) o i canoni (per esempio i passi carrabili). A queste condizioni, se si guarda al quadro finanziario corrente (vincolato e non vincolato), per il 2026 si prevedono 226 milioni di entrate e 227 di spese. Le più alte restano quelle per il personale, le politiche sociali e sociosanitarie e la scuola.
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