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Livorno, fuochi d’artificio e lancio di petardi: nuova notte di caos in via Cambini

di Martina Trivigno
Immagini dalla zona di via Cambini
Immagini dalla zona di via Cambini

Il prefetto ha convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. La rabbia dei residenti: «Situazione insostenibile, ma non siamo contro i locali»

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LIVORNO. Arriva il fine settimana e, puntuali come un orologio svizzero, si riaccendono le proteste dei residenti di via Cambini (ma anche di via Roma e via Marradi). Questa volta, a togliere loro la tranquillità sono stati dei fuochi d’artificio (sparati pochi minuti dopo la mezzanotte) e alcuni petardi lanciati in strada che hanno sollevato un coro (l’ennesimo) di rabbia e malumori.

Il racconto dei residenti

«Non ce l’abbiamo con i locali che è giusto che facciano il loro lavoro – commentano i residenti – ma con il fatto che, fino ad oggi, le autorità competenti non siano riuscite a normare questo fenomeno che, di fatto, si verifica tre giorni a settimana (venerdì, sabato e domenica, ndr), ma soltanto dalle 23,30 alle 1,30, per circa sei mesi (autunno-inverno) all’anno».

Ed è così – racconta chi vive nella strada e nelle zone limitrofe – che tutto si trasforma. «Sabato notte abbiamo sentito dei fuochi d’artificio e dei petardi – raccontano i residenti – . Chi dormiva si è svegliato di soprassalto, i bambini piccoli si sono messi a piangere per lo spavento e qualcuno ha anche chiamato le forze dell’ordine. Ormai la situazione è diventata per noi insostenibile. Troviamo le auto parcheggiate davanti ai passi carrabili e se suoniamo il clacson per chiedere di spostare le macchine ci vengono lanciate delle bottiglie contro. Senza considerare che diversi condomini si sono già organizzati con la vigilanza privata per evitare che i giovani urinino dentro i portoni dei palazzi. Purtroppo sono arrivati anche a questo».

La richiesta e il dibattito

Ma il dibattito è acceso non soltanto tra i residenti, ma anche tra istituzioni e associazioni di categoria. Sì, perché la richiesta del prefetto Giancarlo Dionisi di contingentare gli accessi in via Cambini, limitandoli a un massimo di 300 persone, ha mandato su tutte le furie Confcommercio e Confesercenti che hanno levato gli scudi a difesa dei locali che si trovano nella strada. «Riteniamo che questa misura non rientri nelle competenze né nelle possibilità degli operatori economici. Non è pensabile che il tessuto imprenditoriale sia chiamato a esercitare funzioni di ordine pubblico o a svolgere attività di controllo che sono di esclusiva spettanza delle autorità preposte – hanno tuonato le due associazioni – . Si tratta inoltre di una misura difficilmente applicabile in un contesto urbano aperto, con flussi naturali di persone che non sono delimitabili con barriere o controlli privati».

Il vertice

Così, il prefetto ha convocato per oggi, 17 novembre, alle 17, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che vedrà riunirsi in Prefettura le stesse autorità e i medesimi esponenti delle associazioni di categoria che già giovedì scorso si erano seduti intorno allo stesso tavolo. E proprio al termine di quel vertice il prefetto Dionisi aveva avanzato quella richiesta di via Cambini a numero chiuso che tante polemiche ha in seguito suscitato. Resta da capire, ora, quale sarà la strada percorsa dalle istituzioni per riuscire a trovare un comune denominatore tra tre istanze, all’apparenza inconciliabili: garantire quiete e vivibilità ai residenti, consentendo però ai ragazzi di divertirsi e, soprattutto, tutelando la libertà d’impresa dei locali di una delle vie più vivaci della città.

«Pensiamo che regole chiare e controlli intelligenti avrebbero potuto, e possano ancora, evitare dinamiche capaci di minare la sicurezza, ma fino a oggi così non è stato – concludono i residenti di via Cambini – . Siamo soprattutto noi, infatti, a subire questa situazione e, ora più che mai, non possiamo che affidarci alle istituzioni per trovare una soluzione che possa mettere d'accordo tutti. È ciò che desideriamo più di ogni altra cosa».

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