Livorno, sospette violenze in ospedale: dottore rinviato a giudizio – «Mi toccava e mi baciava»: il nome e il racconto
Secondo l’accusa sarebbero 13 gli episodi di violenza sessuale contestati: i 12 già alla base dell’inchiesta che portarono all’arresto (poi revocato) del medico e un tredicesimo denunciato pubblicamente in Consiglio comunale
È stato rinviato a giudizio il dottor Claudio Pantini, l’infettivologo 63enne, originario di Orbetello, accusato di violenza sessuale su 13 pazienti e, in un caso, di tentata violenza sessuale. All’epoca dei fatti contestati – che avrebbero coperto un arco temporale compreso tra i cinque e i dieci anni – il medico (iscritto all’albo di Grosseto dal 1990 e specializzatosi in Malattie infettive nel 1994) era in servizio nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Livorno. E giovedì scorso il giudice dell’udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio di Pantini, assistito dall’avvocato Renato Luparini, con la prima udienza del processo fissata al 17 marzo 2026.
Gli episodi contestati
Secondo l’accusa sarebbero 13 gli episodi di violenza sessuale contestati: i 12 già alla base dell’inchiesta che portarono all’arresto (poi revocato) del medico e un tredicesimo denunciato pubblicamente in Consiglio comunale a Livorno – e poi al Tirreno – dall’ex assessore pentastellato Francesco Belaise, assistito dall’avvocata Caterina Marcacci Belaise. E l’ex esponente della giunta guidata da Filippo Nogarin è stato l’unico a essersi costituito parte civile nel processo penale che vede imputato l’infettivologo Pantini.
Il racconto
«Mi toccava, poi mi ha baciato sulla bocca», spiegò Belaise al nostro giornale nel novembre scorso, specificando come il primo incontro con il dottore risalisse al settembre del 2022. «Avevo bisogno di fare alcuni controlli, così andai in ospedale – spiegò Belaise – . Quando entrai in reparto c’era lui, così gli chiesi come potessi fare. Fu molto gentile e mi disse: “Mi mandi un messaggio con i suoi dati, poi la seguo io”. E così feci. Gli scrissi e lui mi rispose poco dopo: “A presto per un caffè”. “Volentieri”, dissi io e lui di rimando: “Magari da te, compatibilmente con i tuoi impegni”». E fu sempre Belaise a raccontare alcuni dettagli del rapporto con il medico: «Mi ha fatto spogliare. Mi toccava e io provavo un grande imbarazzo. Era un medico, una persona di cui mi fidavo. Poi, quando sono arrivato a uscire, mi ha dato un bacio sulle labbra. All’improvviso. Una mattina – aggiunse Belaise proseguendo nel racconto – è scattato qualcosa dentro di me, volevo denunciare, ma uscendo di casa ho letto la notizia sul Tirreno. Allora ho scritto subito una mail al direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale, Spartaco Sani: “Anch’io sono una delle vittime”. Il primario mi ha subito incontrato, sottolineando anche che quella mail non poteva tenerla in un cassetto, ma che doveva informare le autorità preposte del suo contenuto. Così sono stato convocato dai carabinieri del Nas (che su delega della Procura hanno indagato sulla vicenda, ndr) e tutto è iniziato».
I provvedimenti
Circa un anno fa (ad ottobre 2024) Pantini era tornato in libertà (era stato infatti ai domiciliari in regime di custodia cautelare per due mesi) mentre nel frattempo non ha più alcuna misura interdittiva a suo carico tant’è che dal maggio scorso è rientrato anche al lavoro per l’Asl Toscana nord ovest (anche se non più a Livorno), dopo il via libera della magistratura che risale a un mese e mezzo prima. Non è più sospeso, infatti ora è regolarmente presente nell’albo dell’Ordine dei medici di Grosseto. «Sostanzialmente è un processo che si farà perché noi non abbiamo proposto alcuna richiesta di rito alternativo, in quanto la nostra linea difensiva è sempre stata improntata ad accertare l’innocenza del mio assistito e, lo ricordiamo, era già caduta l’imputazione di corruzione per la quale è stata chiesta l’archiviazione da parte della Procura – commenta l’avvocato Luparini, legale di Pantini – . La novità è che, oltre a Francesco Belaise, non c’è stata costituzione di alcun’altra parte civile. A questo punto andiamo al dibattimento, dove verranno richieste anche delle verifiche tecniche e ci saranno degli approfondimenti anche dal punto di vista specificamente sanitario sulla condotta del dottor Pantini che riteniamo assolutamente corretta. È vero che c’è stato un rinvio a giudizio, però sappiamo bene che quando in udienza preliminare non si formalizza una richiesta di rito alternativo, l’esito di gran lunga più frequente è quello di esser smistati al dibattimento, dove avremo modo di portare tutte le prove dell'innocenza».
