Il Tirreno

Livorno

Il processo

«È parzialmente cieco, ma va in bici»: chi è il centralinista della Provincia assolto

di Stefano Taglione

	La sede della Provincia 
La sede della Provincia 

Livorno, il dipendente di 42 anni era imputato per truffa allo Stato per aver percepito indennità aggiuntive: la polizia provinciale lo aveva pedinato mentre pedalava per andare al lavoro a Palazzo Granducale

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LIVORNO. Secondo l’accusa era un «falso cieco». Prima i testimoni, infatti, poi gli agenti della polizia provinciale che sotto il coordinamento della procura lo avevano pedinato, avevano scoperto che alcune volte si sarebbe recato al lavoro in bici.

Gabriele Lupo, centralinista della Provincia di Livorno di 42 anni, è stato assolto dal reato di truffa ai danni dello Stato: da qualche anno era a processo perché, stando alla tesi accusatoria, non avrebbe potuto percepire le somme aggiuntive allo stipendio legate alla sua disabilità, che è comunque parziale (non sarebbe del tutto cieco ndr). Due giorni fa la giudice Rosa Raffaelli, subentrata a dibattimento avviato, lo ha infatti dichiarato non colpevole perché «il fatto non sussiste», riservandosi la pubblicazione delle motivazioni della sentenza entro i prossimi tre mesi, quando saranno quindi chiarite le ragioni per cui è stato assolto.

Il processo

Per Lupo – difeso da qualche mese dall’avvocata Barbara Luceri – la procura aveva chiesto la condanna a dieci mesi di reclusione, mentre la difesa l’assoluzione per la non sussistenza della condotta contestata. Durante le ultime udienze la sua legale aveva anche prodotto una perizia psichiatrica, utilizzata in un altro procedimento penale che lo vede imputato. In ogni caso, la giudice, non dovrebbe aver utilizzato le risultanze di questo documento medico per prendere la sua decisione, ma avrebbe giudicato l’intero impianto accusatorio che non ha ritenuto plausibile – almeno in primo grado – la consumazione del reato di truffa aggravata nei confronti delle casse pubbliche. Ma tutto sarà chiarito solo quando la sentenza sarà depositata, all’inizio di febbraio.

Già un’archiviazione

Nel corso dell’incidente probatorio che si era svolto negli anni scorsi nel tribunale di via Falcone e Borsellino il consulente tecnico d’ufficio nominato dal giudice per le indagini preliminari (il medico legale livornese Luigi Papi) aveva certificato che il suo deficit visivo sarebbe stato solo parziale. Non sarebbe, quindi, del tutto cieco, come ormai appurato. Del resto, gli agenti della polizia provinciale labronica coordinati dal comandante Maurizio Trusendi, dopo alcune segnalazioni giunte nei loro uffici nell’inchiesta delegata dalla procura lo avevano sorpreso a pedalare in bicicletta. In passato, per un fatto analogo, nell’ambito di un altro procedimento penale per il quarantaduenne era stata disposta l’archiviazione. Poi dopo ulteriori segnalazioni è scattata la nuova indagine, che tuttavia ha portato a un esito simile: l’assoluzione in seguito a quanto emerso dal dibattimento. Lupo, insomma, non dovrà restituire nulla di quanto percepito per la sua disabilità e continuerà a incassare lo stipendio regolare e l’assegno aggiuntivo previsto dalla normativa in vigore. Viceversa, laddove fosse arrivata una condanna, sarebbe andato incontro a un procedimento disciplinare e, a seconda della decisione adottata, dall’ente comprensoriale con sede a Palazzo Granducale avrebbe rischiato il licenziamento in tronco (rimprovero verbale, scritto o censura, multa, sospensione dal servizio e licenziamento con o senza preavviso, a seconda della gravità degli addebiti, sono le misure che ha a disposizione il datore di lavoro pubblico per sanzionare la condotta ritenuta scorretta da un dipendente). In questo caso sarebbe stato logico ipotizzare la conseguenza più pesante per Lupo, che tuttavia essendo stato assolto non rischia più niente.

È ai domiciliari

L’impiegato pubblico di 42 anni, poco meno di un anno fa, era stato arrestato per altre vicende e attualmente in regime di custodia cautelare si trova ancora agli arresti domiciliari in Puglia, la regione di dov’è originario. Da allora – la disposizione della misura risale all’incirca un anno fa – non è più rientrato a lavorare a Palazzo Granducale. Era stato assunto con un atto dirigenziale il 16 dicembre 2009, quando aveva 26 anni, e avrebbe poi usufruito di una serie di indennità aggiuntive allo stipendio base come una diaria e l’accompagnamento, oltre a permessi legati alla legge 104. È per questo che gli veniva contestata la truffa ai danni dello Stato. Che, tuttavia, non è stata riconosciuta dalla giudice, che lo ha assolto perché «il fatto non sussiste». 

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