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L’intervista

Rischio fibrillazione atriale, il primario di Livorno: i sintomi delle aritmie e il successo delle nuove cure

di Martina Trivigno

	L’équipe della Cardiologia di Livorno guidata dal primario Emilio Pasanisi (il secondo da sinistra)
L’équipe della Cardiologia di Livorno guidata dal primario Emilio Pasanisi (il secondo da sinistra)

Il primario Pasanisi (Cardiologia): «Abbiamo fatto grandi passi avanti. Trattare l’aritmia tempestivamente per evitare gravi complicanze»

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«A Livorno sono stati fatti grandi passi avanti nella gestione delle aritmie cardiache con particolare attenzione alla fibrillazione atriale». Chi parla è Emilio Maria Pasanisi, direttore della Cardiologia dell’ospedale di Livorno, affiancato dalle dottoresse Federica Lapira, referente delle attività di aritmologia interventistica, ed Enrica Talini, referente per le attività di Day hospital e aritmologa interventista.

La fibrillazione atriale, nemico silenzioso che affatica il cuore, sarà uno dei focus del convegno “LivornoCuore 2025” al via oggi. Ecco, partiamo dai numeri: quanti interventi sono stati eseguiti di recente?

«La Cardiologia di Livorno, da sempre punto di riferimento per i pazienti affetti da infarto miocardico acuto grazie alla rete delle patologie “tempo-dipendenti” per i cittadini di Livorno e provincia, da alcuni anni si dedica con crescente impegno anche alla gestione dei pazienti con aritmie cardiache. Nell’ultimo biennio, nel laboratorio di Aritmologia di Livorno, sono state eseguite oltre 900 procedure interventistiche, di cui 108 ablazioni transcatetere con radiofrequenza. Tra queste, 30 pazienti sono stati trattati con successo mediante ablazione del substrato aritmico della fibrillazione atriale attraverso l’isolamento delle vene polmonari in atrio sinistro».

A cosa è dovuto questo aumento delle procedure?

«L’introduzione di nuovi strumenti, l’attivazione di ambulatori dedicati e il continuo aggiornamento del personale medico ed infermieristico hanno permesso di perfezionare l’approccio al trattamento delle aritmie più comuni nella popolazione generale, con particolare attenzione alla fibrillazione atriale. In pratica l’implementazione di questa attività risponde all’aumento delle indicazioni al trattamento ablativo, soprattutto precoce della fibrillazione atriale, alla relativa crescita del numero di pazienti candidabili (in parallelo con l’aumento dell’età media e dell’aspettativa di vita), nonché alla necessità di ridurre le liste d’attesa per tali procedure. Tutto ciò rappresenta un valore aggiunto per il nostro presidio ospedaliero».

Come possiamo definire la fibrillazione atriale?

«Questa condizione, responsabile di una significativa morbilità e mortalità, presenta un’incidenza compresa tra l’1 e il 3 per cento nella popolazione generale, ma aumenta con l’età fino al 9 per cento nelle persone di 65 anni e salendo fino al 17 per cento in quelle di 80 anni».

Perché è cosi importante la cura di questa aritmia?

«La fibrillazione atriale può determinare una riduzione della contrattilità cardiaca, con conseguente perdita di performance cardiovascolare, e comportare gravi complicanze se non diagnosticata e trattata tempestivamente».

Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?

«Il quadro clinico è estremamente variabile: può decorrere in modo asintomatico o manifestarsi con palpitazioni, dispnea (il cosiddetto “fiato corto”, ndr), facile affaticabilità, fino a giungere a un vero e proprio scompenso cardiaco congestizio. Nonostante i progressi nella diagnosi e nel trattamento, la fibrillazione atriale rimane una delle principali cause di ictus ischemico, scompenso cardiaco e mortalità cardiovascolare. Inoltre, può associarsi a un aumentato rischio di deficit cognitivo, depressione, ridotta qualità di vita e frequenti accessi ospedalieri e in pronto soccorso».

Dunque cosa si fa a Livorno?

«L’attività di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione della Cardiologia di Livorno ha registrato negli ultimi anni un incremento esponenziale, non solo nel numero di procedure eseguite, ma anche nella loro complessità. Negli ultimi cinque anni, grazie all’introduzione del nuovo angiografo Siemens e del sistema tridimensionale di mappaggio elettroanatomico, è stato possibile perfezionare l’impianto di dispositivi cardiaci di ultima generazione come, ad esempio, pacemaker e defibrillatori biventricolari e sottocutanei, pacemaker intracardiaci senza cateteri e procedure di ablazione transcatetere sempre più complesse».

Come si è raggiunto questo risultato?

«Grazie agli investimenti della nostra Azienda e all’impegno di un’équipe multidisciplinare composta da medici elettrofisiologi, infermieri di sala e tecnici di radiologia».

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