A Livorno oltre un quarto del territorio “mangiato” dal cemento. Il sindaco contesta: «Relazione farlocca, non distingue edifici e aree verdi»
Pubblicata l’ultima indagine dell’Ispra che analizza il consumo di suolo. La città è al 19esimo posto in Italia per percentuale di superfici artificiali
LIVORNO. Il 28 per cento del territorio livornese è stato “mangiato” dal cemento. In pratica, nel corso degli anni oltre un quarto di orti, giardini e terreni incolti è stato sostituito da edifici, garage e lastricati. È la fotografia scattata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), con l’edizione 2025 del rapporto Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) intitolato “Consumo del suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, che rappresenta con precisione l’evoluzione di un fenomeno capace di incidere sulla qualità della vita, sull’ambiente e sugli ecosistemi.
I numeri
Nel 2024 (rispetto all’anno precedente), nella nostra città sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi quattro ettari, a fronte di nessuna porzione di terreno restituita alla natura (con la parola ripristino si intendono quelle aree in cui il suolo da una condizione artificializzata torna a una naturalizzata, spesso dovuta alla rimozione delle aree di cantiere). E così, spiega l’Ispra, il quadro resta sbilanciato. Anche perché, come detto, la percentuale totale di suolo consumato ammonta al 28 per cento, pari a 2.935 ettari. Analizzando i dati forniti dall’Istituto, emerge come negli ultimi anni si sia registrata una costante tendenza all’aumento passando da 1,78 ettari cementificati nel 2021-2022, a 2,01 ettari nel 2022-2023, arrivando fino ai 3,58 ettari nel 2023-2024. Ma non solo: l’Ispra ha pubblicato anche una classifica per percentuale di suolo consumato nel 2024 da parte di 30 Comuni italiani con più di 100mila abitanti, con Livorno che si piazza al 19esimo posto, preceduta da altre due città toscane: Firenze (42,05 per cento) e Prato (33, 34 per cento).
L’associazione ambientalista
Il livornese Marco Dinetti, responsabile Ecologia urbana dell’associazione ambientalista Lipu, sfoglia il report, analizzando i dati e monitorando i cambiamenti. «Ormai oltre un quarto della città è sotto il cemento – sottolinea – . Non vogliamo fare una colpa all’amministrazione comunale anche perché il processo va avanti da decenni, però ci dispiace che, a fronte di una città ormai fortemente costruita e di una popolazione in deciso calo, si decida di continuare a costruire. Il suolo è una risorsa non rinnovabile e svolge funzioni ecologiche fondamentali: assorbe l’acqua piovana, previene le alluvioni, ospita biodiversità, regola il clima e cattura anidride carbonica. Continuare a impermeabilizzare il terreno significa aumentare il rischio idrogeologico, aggravare le ondate di calore urbane e impoverire l’ambiente in modo irreversibile. Non vogliamo che si dica che gli ambientalisti vogliono bloccare l’occupazione e di conseguenza l’economia: questo è lontano dai nostri obiettivi. Ma alla luce degli ultimi dati dell’Ispra bisogna che tutti facciano una riflessione e uno sforzo: bene l’edilizia e dunque bene il lavoro. Tuttavia, dal momento che ci sono ancora tanti edifici da ristrutturare, evitiamo così di cementificare nuovi terreni. Ecco, credo che tutti dobbiamo andare verso questa direzione».
«Indagine farlocca»
Ma per il sindaco Luca Salvetti siamo di fronte a un report che lui definisce «farlocco» per la parte relativa alla città di Livorno. «Nel rapporto dell’Ispra si parla di 3,58 ettari di costruzioni nel 2024 rispetto al 2023 – sottolinea il primo cittadino – ma abbiamo scoperto come è stato ricavato questo dato. In sostanza, nei 3,58 ettari l’Istituto comprende, ad esempio, tutto il cantiere per la realizzazione del nuovo impianto sportivo polivalente (il cosiddetto Cubone, ndr) alla Scopaia, in via San Marino. Peccato, però, che su una superficie complessiva di 8.600 metri quadrati, soltanto 1.900 saranno destinati alla palestra, mentre i 6.700 che restano saranno un grande parco». «Se costruire una palestra pubblica significa cementificare allora sono felice di essere un “cementificatore”», è la provocazione di Salvetti.
L’ex fornace
L’altro progetto che avrebbe fatto aumentare la superficie di suolo consumato è il supermercato nato nell’area dell’ex fornace del Canaccini, tra la Scopaia e la Leccia. «Si è trattata di una compensazione edilizia – sottolinea Salvetti – senza dimenticare che un tempo, dove oggi sorge il supermercato, c’era una fornace».
I piani urbanistici
L’assessora all’Urbanistica, Silvia Viviani, spiega che «nei nostri nuovi piani urbanistici c’è un quadro conoscitivo approfondito, che ha riguardato anche l’uso del suolo». «Il paesaggio di Livorno è fortemente dominato dalla netta contrapposizione tra aree ad alta naturalità (circa il 53 per cento) e aree artificiali (32 per cento), a cui si aggiungono circa un 14 per cento di suolo agricolo e circa 1,5 per cento di corpi idrici e aree umide – conclude Viviani – . Nell’ambito delle aree artificiali, che caratterizzano il territorio costiero livornese e la pianura interna (32 per cento del territorio comunale), oltre all’estesa presenza di aree residenziali (1.243 ettari) in larga parte dedicate alla casa pubblica (oltre 6mila alloggi popolari) e oltre alla presenza di aree urbane ricreative/sportive o verdi (per complessivi 363 ettari), molto significative risultano le aree portuali (432 ettari), le aree industriali/commerciali (675 ettari), ma anche la rete infrastrutturale, come strade e ferrovie, estese su circa 600 ettari. Infine, aree verdi urbane e aree sportive si estendono su superfici significative, pari a circa 360 ettari».
