I nostri soldi
Nuova legge sui porti, pollice verso della Filt Cgil
L’organizzazione sindacale boccia la bozza di riforma e chiede l’immediata apertura di un tavolo
Nel suo intervento di venerdì scorso, 17 ottobre, al Senato nel corso di un question time, il ministro Matteo Salvini aveva annunciato l’apertura del confronto sulla sua proposta di riforma dei porti, auspicando un consenso unanime. Stando, però, alle prime reazioni, in particolare quelle che arrivano dal fronte sindacale, l’unanimità di consensi sembra veramente un miraggio.
Dopo le perplessità manifestate dalla Uiltrasporti, arriva infatti la bocciatura senza appello da parte della Filt Cgil, che chiede formalmente l’apertura immediata al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di un tavolo di confronto, con tutte le parti sociali e datoriali per arrivare a una soluzione equilibrata e condivisa.
La Filt Cgil parte dall’assunto secondo cui «il futuro dei porti non può essere costruito senza il contributo dei lavoratori e dei territori», sulla base del quale ritiene che la bozza di riforma rappresenti un peggioramento rispetto ai principi fondativi della legge 84/94, «basata su autonomia amministrativa e finanziaria, responsabilità, sviluppo, partecipazione e trasparenza». Per l’organizzazione sindacale, la riforma «non affronta poi le vere criticità del settore, come il fondo prepensionamenti e mette a rischio l’equilibrio costruito in trent’anni tra pubblico e privato, territori e istituzioni, impresa e lavoro».
L’istituzione di Porti d’Italia spa, secondo la Filt Cgil, «modifica l’attuale governance multilivello che si è dimostrata finora efficiente, privando le Autorità di sistema portuale degli avanzi di amministrazione e delle principali entrate portuali, con pesanti ricadute sui bilanci delle stesse e sulla tenuta dell'intero sistema».
Inoltre, per l’organizzazione sindacale «la manovra rischia di danneggiare la funzione sociale delle Adsp e conseguentemente gli interventi previsti dalla legge anche per la tenuta occupazionale nei momenti di crisi dei traffici, col personale non valorizzato e con il rischio di generare esuberi e tagli, aggravando il sottodimensionamento degli enti attuali».
Anche il ruolo del contratto nazionale porti, per Filt Cgil viene ignorato e mancano interventi per migliorare la sicurezza sul lavoro, ridurre la frammentazione degli appalti, contrastare il fenomeno delle posizioni dominanti di potere. Più di un dubbio, infine, sulla «coerenza con le competenze delle regioni in materia portuale».
