Distacchi della retina, casi in aumento. Il primario di oculistica a Livorno: «Ecco i sintomi che devono far preoccupare»
Le immagini mancano o si deformano. Il primario Vito Giudice: «La tempestività è tutto per limitare i danni agli occhi». Il primo allarme è quello chiamato “mosche volanti”
LIVORNO. Ogni mese si registrano almeno dieci casi di distacco della retina che vengono trattati all’ospedale di Livorno e, in particolare, dal reparto di Oculistica, guidato dal primario facente funzione Vito Giudice. A ottobre, come ogni anno, si celebra la Giornata mondiale della vista, promossa dalla Fondazione Sezione italiana dell’agenzia internazionale per la prevenzione della cecità: attraverso gli occhi, gli esseri umani ricevono più dell’80 per cento delle informazioni. Insomma, la nostra vista è tanto preziosa quanto delicata e l’obiettivo è difenderla.
Dottor Giudice, partiamo dal distacco della retina: in che cosa consiste?
«È una condizione oculistica abbastanza grave ed è il momento in cui la retina, che è la membrana su cui si formano le immagini, staccandosi dal suo supporto naturale, si altera. In altre parole, proprio come fosse la pellicola di una macchina fotografica, le immagini o mancano oppure si deformano».
Quali sono le cause?
«Ci sono dei distacchi di retina traumatici, come ad esempio la pallina da tennis, lanciata dall’avversario, che va dritta nell’occhio o il tappo di spumante quando la bottiglia viene orientata in maniera impropria verso chi è nella sala. Ma a volte, ed è il più comune, si crea proprio una rottura retinica nell’ambito di questa struttura: in sostanza si forma un buchetto, chiamato rottura o foro retinico: in questo caso non ci sono traumi, capita invece di svegliarsi la mattina e avere dei disturbi. Ecco, queste rotture spesso sono generate in chi è molto miope, anche di sei-sette diottrie. E poi ci sono anche delle patologie della retina, che vengono chiamate degenerazioni periferiche retiniche, che non sono altro che degli assottigliamenti della retina stessa: in questo senso immaginate di indossare spesso una maglia che si usura in un punto ben preciso. È lo stesso fenomeno. E deve prestare particolare attenzione anche chi è diabetico».
Cosa succede?
«Si tratta del cosiddetto distacco retinico trazionale, dove il corpo vitreo (sostanza gelatinosa all’interno dell’occhio, ndr) in alcuni momenti si disidrata, formando degli addensamenti e se accompagnato ad emovitreo (sangue all’interno dell’occhio) può essere ancora più insidioso perché crea delle trazioni da un punto all’altro della retina. Infine, l’ultima tipologia di distacco è quella essudativa: significa che molto spesso la retina si distacca perché all’interno della coroide si forma un tumore primitivo o secondario».
Ma quali sono i sintomi che devono farci preoccupare?
«Il sintomo più importante è quello che comunemente viene chiamato “mosche volanti”, in termini medici miodesopsie. Va precisato, però, che questo è un sintomo che non denota necessariamente un distacco della retina: è frequente in chi beve poco, soprattutto d’estate, quando è più facile andare incontro a disidratazione. Un altro segnale a cui prestare attenzione è rappresentato dai lampi di luce: in pratica a occhi chiusi si avvertono dei flash luminosi (fosfeni). A questi, mosche volanti e flash luminosi, si associa anche la sensazione di avere come una tenda, una sorta di paraocchi».
E cosa si deve fare quando ci accorgiamo di avere la concomitanza di questi sintomi?
«Per trattare il distacco della retina, se siamo di fronte a piccole rotture periferiche, che per fortuna sono la maggior parte, con l’Argon laser è possibile fare un barrage retinico, circoscrivendo il foro o la rottura e creando con la temperatura del laser una cicatrizzazione intorno all’area interessata: questa è un’attività parachirurgica ambulatoriale che ogni collega dell’Unità operativa tratta di routine. Quando invece ci troviamo di fronte a distacchi con grandi rotture, trazionali o essudativi, il trattamento è di tipo chirurgico: sono procedure chirurgiche invasive e complesse della durata di circa una-due ore, con un recupero spesso rapido grazie alle tecniche mininvasive oggi utilizzate: l’intervento talvolta avviene in anestesia generale (in regime di ricovero ospedaliero di uno-due giorni), ma più frequentemente in anestesia loco regionale con sedazione (in regime di day surgery con una dimissione in giornata), in entrambi i casi è necessaria la presenza dell’anestesista per tutta la durata dell’intervento; per l’appunto il primo ringraziamento è rivolto al direttore della Rianimazione, Baldo Ferro, e all’equipe anestesiologica diretta dalla dottoressa Giustina Romano per il loro indispensabile supporto».
Quanti ne vengono fatti a Livorno di questi interventi chirurgici per il distacco della retina?
«Ormai li facciamo di routine anche agli Spedali Riuniti: sono oltre 100 all’anno, soprattutto nel periodo estivo, quando la patologia diventa più frequente (per i fenomeni di disidratazione del vitreo, ndr). Ecco, io posso avvalermi di colleghi, che ringrazio, impegnati in prima linea: i dottori Teresa Mautone, Alberto Morelli, Luca Cestari e Giovanni Neri. Un ringraziamento doveroso ancje alla direzione aziendale per le risorse umane ed economiche messe a disposizione, al direttore di Dipartimento Andrea Carobbi e al direttore di Area Testa- Collo, Orazio Santonocito, per la collaborazione costantemente fornita».
Cosa consiglia di fare a chi avesse dei sintomi riconducibili al distacco della retina?
«Di rivolgersi subito al pronto soccorso perché in questo caso la tempestività è tutto. Prima si interviene, più si possono limitare i danni». Se la macula è ancora “on” (non distaccata), la vista può recuperare quasi completamente. Se la macula è “off”, il recupero visivo è più limitato, anche dopo un intervento chirurgico riuscito».
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