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L'iter giudiziario

Alluvione di Livorno, l’ex sindaco Nogarin torna in aula: il 24 marzo il processo d'appello

di Stefano Taglione
L'ex sindaco di Livorno, Filippo Nogarin
L'ex sindaco di Livorno, Filippo Nogarin

L’esponente del Movimento 5 stelle, ora dirigente per le Ferrovie, è stato condannato in primo grado a tre anni per omicidio colposo. Nel ricorso l’accusa al funzionario Soriani: «Non mi ha avvertito per nove ore» 

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LIVORNO. Il processo all’ex sindaco Filippo Nogarin riprenderà il 24 marzo. La corte d’appello di Firenze – dopo il ricorso presentato dall’avvocata Sabrina Franzone, che difende l’allora esponente del Movimento 5 stelle, ora dirigente a Roma per Ferrovie dello Stato, e ne chiederà l’assoluzione – ha infatti fissato la prima udienza del procedimento penale di secondo grado per fare luce sulle responsabilità dell’alluvione che nella notte fra il 9 e il 10 settembre del 2017 in città ha provocato otto morti e un’immensa devastazione. Primo cittadino fra il 2014 e il 2019, l’ingegnere aerospaziale di 55 anni dal tribunale di Livorno è stato condannato a tre anni di reclusione per omicidio colposo plurimo per la morte di Gianfranco Tampucci, Roberto Vestuti, Martina Bechini, Raimondo Frattali, Glenda Garzelli, Simone, Filippo e Roberto Ramacciotti e a pagare, in solido con il Comune, una provvisionale di due milioni di euro ai familiari delle vittime, già liquidata da palazzo civico, che su di lui potrebbe rivalersi.

La condanna

Secondo il giudice Ottavio Mosti, che nell’ottobre di due anni fa ha pronunciato la sentenza, Nogarin «non attivò l’alert-system e le vittime si potevano salvare» perché «la popolazione, se informata, avrebbe abbandonato i luoghi a rischio». «L’esondazione del rio Maggiore e del fosso dell’Ardenza era inevitabile – si legge ancora –. Era invece evitabile, mediante una corretta attività di prevenzione, il decesso delle otto vittime. È un dato di immediata percezione che lo sforzo operativo prodotto dal servizio di protezione civile comunale sia stato largamente deficitario. Nogarin, autorità di protezione civile, avrebbe dovuto fare ben di più di uno scambio rapido di messaggi con persone che sapeva prive di un adeguato bagaglio di esperienza e competenza: Luca Soriani (il tecnico reperibile quella notte ndr), che non era un meteorologo e che mai era andato oltre il proprio ruolo di esecutore di direttive altrui, e Riccardo Pucciarelli (l’ex comandante della polizia municipale e capo della protezione civile assolto definitivamente ndr), appena insediato come dirigente e proveniente da anni di esperienza in un ambito diverso».

Il ricorso

«Soriani, per oltre nove ore, non ha mai avvisato né il dirigente della protezione civile, né il sindaco del grave peggioramento delle condizioni meteo e degli effetti sul territorio nonostante il ricevimento di alcune informazioni allarmanti, continuando a gestire in prima persona il rischio. È quindi oggettivo e insindacabile che la mancata assunzione della direzione e del coordinamento del primo cittadino, quella notte, sia dipesa esclusivamente dall’omessa e doverosa comunicazione che gravava sul dirigente o sul responsabile in servizio quella notte». È un passaggio del ricorso presentato da Franzone. «Il tribunale – si legge – è apparentemente severo, ma di fatto nessuna conseguenza è stata tratta dalle ripetute violazioni che Soriani ha messo in atto in quelle ore, prima tra tutte l’omessa comunicazione al sindaco, sia della carenza di organico, sia dell’abbandono di Pucciarelli (che gli avrebbe addirittura detto di non disturbarlo e di rivolgersi esclusivamente al dirigente di turno della polizia municipale), sia soprattutto del peggioramento delle condizioni meteo nel corso dell’evento. Perché se è vero che il piano era scarno e carente di procedure, almeno una era chiara e di semplice comprensione: comunicare al sindaco il peggioramento delle condizioni meteo. Invece Soriani non cerca mai di mettersi in contatto né col sindaco, né con Pucciarelli e neppure con Novellino, il coordinatore dei volontari, che dopo averlo convocato intorno alle 21,30 non coinvolgerà più dopo l’una di notte, tanto che i volontari rientrarono a casa». Conseguentemente, secondo la difesa, «in difetto di questa comunicazione il sindaco non assumerà alcuna posizione di garanzia e la responsabilità rimarrà in capo a chi, gestendo il rischio anche per decisione autonoma, ha omesso di riferire al primo cittadino del sopravvenire di una situazione di aggravamento, o anche dell’impossibilità di operare». Sull’alert-system Franzone scrive che «neppure a evento in corso l’opportunità di diramare un avviso alla popolazione tramite l’alert-system è stata oggetto di valutazione, e ciò perché nessuno degli operatori di protezione civile coinvolti nella gestione ha percepito la possibilità che la situazione potesse precipitare come poi accaduto e quando ciò è successo il fenomeno era talmente avanzato da aver fatto ritenere allo stesso Soriani che l’invio dell’alert fosse addirittura pericoloso». 

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