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L'operazione

Livorno, arrestato dopo aver rubato 40.000 euro a una donna - Chi è

di Stefano Taglione
I poliziotti con la donna raggirata
I poliziotti con la donna raggirata

Pedinato dai poliziotti e trasferito in carcere dopo la truffa all’anziana. Le ha portato via tutti i gioielli “guidato” da un call center. Ecco il sistema adottato

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LIVORNO. Lo stavano pedinando. Sapevano che, dopo l’arrivo in treno alla stazione di Livorno centrale, da qualche parte avrebbe colpito. Una certezza per i poliziotti: restava da capire dove. Così gli agenti della Squadra mobile, insieme ai colleghi delle volanti, lo hanno seguito da lontano. Hanno aspettato che da piazza Dante salisse su un taxi. Direzione San Jacopo, via Pietri. Ha tentato una truffa, per fortuna senza riuscirci. Poi, spacciandosi per un carabiniere, ha colpito: vittima una donna di 82 anni, raggirata con la scusa della figlia in difficoltà e indotta a consegnare tutti i gioielli contenuti in un portagioie dal valore di circa 40.000 euro.

L’arresto

Ma al ritorno verso la stazione, mentre stava per salire su un convoglio per Napoli e tornarsene a casa, è stato preso. È una grandissima risposta all’odioso fenomeno delle truffe agli anziani quella che mercoledì 6 agosto fa ha dato la polizia di Stato, che ha arrestato in flagranza di reato per furto aggravato il quarantatreenne campano Raffaele Raucci. Un’operazione frutto di una collaborazione sinergica fra i vari uffici investigativi della questura. Non solo: è probabile che abbiano collaborato anche reparti di altre province, visto che il presunto truffatore era arrivato da lontano. Ora, come disposto dal sostituto procuratore Daniele Rosa, è in carcere in regime di custodia cautelare. In città, per assicurarlo alla giustizia e recuperare il maltolto, hanno operato in stretto contatto i poliziotti della Squadra mobile, coordinati dal vicequestore aggiunto Riccardo Signorelli, e i colleghi dell’ufficio prevenzione generale, con la Squadra volante, guidati dal commissario capo Gabriele Nasca. Quando in piazza Dante è stato fermato, Raucci ha consegnato spontaneamente il marsupio con all’interno monili in oro bianco e giallo. Poi, prima di raggiungere la cella delle Sughere, si è chiuso nel silenzio più totale.

Il sistema

Il quarantatreenne non ha certo agito da solo. L’obiettivo ora è capire chi lo ha aiutato. Attorno alle 10 di mattina, il presunto malvivente, ha raggiunto Livorno in treno e poi il quartiere di Ardenza in taxi. Doveva operare sul posto, visitando gli appartamenti che l’organizzazione che agiva alle sue spalle, ma con lui evidentemente consapevole dei raggiri, gli indicava. Aveva un call center che lo “guidava”, lo stesso che architettava da remoto le truffe: chi chiamava le vittime, con l’odiosa e ormai purtroppo collaudata scusa della figlia in difficoltà, riusciva a guadagnare la fiducia degli anziani, convincendoli a consegnare soldi e oro per rimetterla in libertà dopo un mai avvenuto incidente stradale. Raucci era l’uomo a cui consegnare monili e denaro, la persona incaricata due giorni fa di agire su Livorno. E chissà quanti altri, in quel momento, “mossi” dai call center che potrebbero essere legati alla criminalità organizzata si muovevano liberamente nei rioni di altre città. Il quarantatreenne, insomma, appare come l’ultimo anello di una catena ben oliata che ogni giorno porta via dalle case degli italiani migliaia di euro fra oro e contanti, ma per fortuna grazie all’operazione della polizia è stato preso.

I consigli

È un reato odioso quello delle truffe agli anziani, recentemente inasprito nelle sue pene dal Decreto sicurezza. Odioso perché le vittime sono le fasce deboli della popolazione. Odioso anche perché dopo essere stati raggirati, molto spesso, i nostri “nonni” rischiano di beccare improperi dai familiari, provando un senso di vergogna infinito che aggrava il furto e la violazione del proprio domicilio. Ingiusto, senza dubbio, perché chi agisce è un professionista che fa leva sull’emotività e spesso coglie nel segno, grazie anche a una raccolta di informazioni capillare per raggiungere l’obiettivo. La polizia e le altre forze dell’ordine – che insieme alle associazioni organizzano incontri per mettere in guardia la popolazione – hanno ricordato anche nel recente passato che «non prendono mai contatto diretto con le persone per chiedere soldi e la cosa giusta da fare in casi simili è telefonare al 112». Buttare giù la cornetta e mai aprire la porta, perché una volta che i malviventi sono nell’appartamento è difficilissimo riuscire a evitare spiacevoli conseguenze, anche fisiche, visto che proprio nel marzo scorso un novantottenne livornese è stato aggredito e spinto a terra nella sua casa di via Galileo Ferraris, a Livorno, dai banditi che lo avevano raggiunto spiegandogli che il nipote doveva pagare al più presto delle tasse. Undicimila euro il bottino che gli è stato sottratto in quell’occasione, con la polizia che sta indagando per dare un volto e un nome al rapinatore.

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