Livorno, si diploma a 62 anni: la rivincita di Eleonora Bambini: «Ho sconfitto una difficoltà remota»
L’esperienza da studentessa-over al Vespucci-Colombo: «In classe mi chiamavano zia, mai sentita a disagio: niente è impossibile»
LIVORNO «Tirate fuori i sogni nel cassetto, non c’è niente di impossibile da raggiungere». Si è diplomata a sessantadue anni Eleonora Bambini, al Vespucci Colombo, indirizzo servizi sociosanitari. Una scommessa vinta. Un riscatto. Una gioia infinita per lei e per la sua famiglia. Ed è questo il messaggio che manda a chi, come lei, «quando erano gli anni giusti per farlo, non ho studiato». Ex dipendente di fabbrica ed ex colf, quest’ultimo anno Eleonora Bambini se l’è preso per completare gli studi. Ed è direttamente lei a raccontare la sua bella storia. «Ho voluto impiegare le mie energie per lo studio -si presenta- E ora che ho finito, sono aperta a nuovi orizzonti. Mi piacerebbe stare nel sociale, perché ho sempre avuto un’attenzione particolare alle cose normali del quotidiano».
Tirate fuori i sogni
L’età matura non l’ha separata dal resto della classe, con la quale ha affrontato non solo l’esame di maturità, ma tutti i recenti anni di studio. «Il fatto che i miei compagni fossero così tanto più giovani di me non mi ha dato fastidio - racconta la sua esperienza a scuola- Mi chiamano zia, perché ho tenuto la classe unita. Siamo solo tredici, e ci vogliamo bene». A farle apprezzare gli studi non solo i compagni, ma anche i professori dell’istituto Vespucci-Colombo. «Sono stati tutti accoglienti e aperti, sono andati oltre l’insegnamento. Abbiamo trovato un ambiente confortevole -continua Eleonora Bambini- In particolare devo ringraziare il professore Massimo Ghirlanda, che è stato fantastico con noi. Ha aiutato tutti».
Aneddoti e soddisfazioni
Uno degli episodi più divertenti che ricorderò della scuola è collegato proprio a Ghirlanda. «Con il professore abbiamo fatto La locandiera (opera di Carlo Goldoni, nda) in vernacolo livornese, nell’aula magna della scuola. Non è stato un successo, ma è stato divertente -ironizza sulla recita la neodiplomata- Poi il professore ci ha fatto fare anche il “quizzone”. Sessanta domande di letteratura a cui rispondere con risposte brevi, da fare in quindici minuti. Dopo il test sono stati premiati i primi cinque. Io sono arrivata quinta, e sono stata premiata con una stretta di mano». Scherzi a parte, la materia che ha studiato più volentieri la neodiplomata senior è stata letteratura. «Gli autori che mi hanno ispirato di più sono stati Pascoli e D’Annunzio. Ma anche Montale, con la poesia “Ho sceso, dandoti il braccio, un milione di scale” -dice- E anche psicologia mi piace parecchio. Matematica no, ho arrancato per il sei».
L’amore per la letteratura
D’altronde, l’amore per la letteratura è un marchio di famiglia. «Ho fatto l’esame di maturità con il lapis del mio babbo, che fino a novantacinque anni ha letto Socrate -il ricordo- Mi sono fatta forza con questa cosa. All’orale non ho brillato, ma le mie cosine le ho dette. I professori quando vedono che sei un’adulta capiscono che dietro c’è una storia». La traccia di italiano che ha scelto la studentessa 62enne è stata quella sul significato del rispetto. Un’ottima occasione questa per parlare del buddismo, stile di vita che caratterizza la sua vita. «Il buddismo mi ha accompagnato nei momenti duri. Senza, non avrei affrontato le difficoltà della vita -prosegue il racconto- Nella prova scritta all’esame ho parlato di quanto è importante avere un’apertura mentale nei confronti delle persone diverse da noi».
Grazie al buddismo
Senza questo stile di vita, probabilmente Eleonora Bambini non avrebbe mai preso il diploma. «Il buddismo richiede anni di studi, perché ci sono degli esami. È questo che mi ha dato la cultura che ho -dice- È una mostra che abbiamo fatto a Livorno con la Soka Gakkai (organizzazione laica buddista, nda) che mi ha spinto a tornare a studiare. La mostra era sulla sensibilizzazione contro le armi nucleari. Si chiamava Senza Atomica -dice ancora- Io ho fatto il Cicerone per quell’occasione, ma avendo solo la terza media non mi sentivo in grado di poter gestire questa situazione. Dovevo spiegare alle persone cos’era successo ad Hiroshima e Nagasaki».
Il riscatto chiamato diploma
Da bambina Eleonora Bambini non ha studiato non perché realmente non volesse, ma perché aveva dei disturbi specifici dell’apprendimento (dsa). Che quasi cinquant’anni fa non si diagnosticavano ai ragazzini. Ed era anche depressa. «La depressione quando io andavo a scuola era una malattia immaginaria. Oltre quarant’anni fa era una cosa che non si comprendeva – la sua storia che sgorga- Avevo anche la dislessia, che però non mi veniva riconosciuta. Gli insegnanti quindi dicevano che non ero in grado di studiare, e i miei genitori ci hanno creduto». È stato il ritorno a scuola che le ha consentito di certificare i dsa. «Il certificato mi è servito per usare le mappe concettuali a scuola. Per me il riconoscimento di questi disturbi è stata una rivincita, non è vero che non ero in grado di studiare. Ho sconfitto una difficoltà remota. Non sono scema, come sono stata definita anni fa». È fiera di sua madre la figlia, Giada Santini, che l’ha sostenuta durante tutto il nuovo percorso scolastico. La sua fan numero uno. Quella che più di tutti ha voluto raccontare al mondo il bell’esempio della sua mamma. «Ci sono tante persone che da adulte si rimettono a studiare, ma per me mia madre rimane unica, e questa è stata un’esperienza eccezionale per lei -chiude la figlia col petto pieno di orgoglio per la sua mamma. C’è un tempo per fare tutto, e mia madre è sempre stata un esempio».l
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