L’incidente
Giù le iscrizioni al Classico di Livorno, lo psicologo spiega i motivi: «Troppi stereotipi contro questo liceo»
Lauro Mengheri: «Recuperare cultura umanistica e relazionale per il bene dei ragazzi: oggi un 15enne su due fa fatica a comprendere il testo alle prove Invalsi»
LIVORNO «Non esiste un caso Livorno rispetto al calo delle iscrizioni di chi sceglie il Classico, ma purtroppo è un trend a livello nazionale frutto di un Unione europea che sta spingendo sulle competenze più tecniche legate al mondo del lavoro, ritenendo non necessarie materie come latino, greco antico, filosofia e storia che sono invece il cardine di una scuola come il Classico». Lauro Mengheri, psicologo, da 30anni lavora anche nelle scuole superiori e medie cittadine come supporto psicologico agli studenti, parla scorrendo il focus “Principali dati dell’avvio anno scolastico ’24-‘25” del Ministero dell’Istruzione e del Merito. E dal 2021 al 2024-2025 si assiste, tra le altre cose, ad un graduale calo delle iscrizioni al primo anno del liceo Classico (ci si iscrive con una percentuale in meno del 2,5%). A Livorno è lo storico perno all’interno del liceo Niccolini Palli: è al centro di una protesta dei genitori contro accorpamenti e riduzione delle classi. Scrivono alla provveditrice e lanciano una petizione web che adesso ha 745 firme per “non far scomparire il liceo Classico”.
La raccolta firme
L’appello-protesta dei genitori sta viaggiando spedito sul web. Ad oggi le firme raccolte sul sito www.petizioni.com sono ben 745. Stanno lievitando. Sono i genitori degli studenti iscritti al liceo Classico dell’istituto Niccolini Palli guidato dalla dirigente Teresa Cini: si dice no alla riduzione del numero delle classi e, di conseguenza, alla formazione di classi sovradimensionate. Le famiglie giovedì scorso inviano una formale richiesta di chiarimenti alla dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Cristina Grieco – accompagnata da circa 160 firme. Dagli organi collegiali apprendono quale sarà il loro futuro, per settembre, e subito si mettono in moto: dicono no a una decisione che andrebbe a minare la qualità dell’offerta formativa e il benessere psicopedagogico degli studenti.
Per i genitori dei ragazzi questa decisione non terrebbe conto della situazione degli studenti iscritti al liceo né delle esigenze didattiche e inclusive. Si snocciolano numeri precisi: al momento, le classi seconde sono due, una formata da 19 studenti e l’altra da 14. E – fanno notare i genitori – l’eventuale accorpamento comporterebbe per il prossimo anno scolastico la formazione di una classe terza formata da 33 studenti. Più o meno stessa storia per le prime: oggi le due sezioni sono formate da 17 e 15 studenti, mentre l’eventuale accorpamento porterebbe alla formazione di una classe con 32 ragazzi. Si parla anche della futura prima classe: sarà una sola che, tenendo conto delle iscrizioni presentate, conterà 32 studenti. Si chiede all’Ufficio scolastico di rivedere con urgenza la decisione di ridurre il numero delle classi del liceo classico Niccolini-Palli. Di evitare la formazione di classi sovraffollate, in particolare per la futura prima e di tutelare la qualità dell’insegnamento e il diritto degli studenti a un percorso scolastico serio, stabile e inclusivo.
Sul web le famiglie chiariscono bene i punti. E concludono: «Tutti i firmatari condividono una viva preoccupazione per il futuro dell’istituto, e si attendono che l’Ufficio Scolastico Provinciale voglia operare una valutazione ponderata e responsabile, a tutela dei diritti degli studenti e del valore culturale della scuola. Il liceo Classico è un patrimonio culturale della città di Livorno: difendiamolo insieme».
L'analisi di Mengheri
L’ analisi di Mengheri parte dalla cornice, per arrivare agli stereotipi che oggi vanno per la maggiore rispetto al metodo didattico classico-umanistico. «Viene considerato particolarmente esigente e impegnativo e questo, da un punto di vista psicologico, spinge i ragazzi che si ritrovano a scegliere le superiori verso ciò che è visto come più semplice, più utile a trovare lavoro più facilmente. Questo stereotipo penalizza scuole come il Classico, si pensa in maniera errata che sia inutile, che sia caratterizzato da caste, che sia la scuola dei ceti più abbienti». E ciò porta a uno scenario sconfortante che Mengheri delinea con dati balla mano: «Uno studente italiano su 2, di 15 anni, alle prove Invalsi dura fatica a comprendere il testo scritto. Tra i 20 e i 30 anni fa ognuno possedeva tra i 7 e gli 8mila vocaboli, oggi il numero è sceso a 4mila con evidenti difficoltà di esposizione, si perde il senso del periodo che si legge. Tutte queste carenze si ripercuotono, poi, sulla formazione anche della nostra classe dirigente».
Mengheri, già presidente dell’ordine degli psicologi della Toscana e psicologo clinico dello studio Verbavoglio, continua: «È evidente che materie come il latino e il greco assumono il carattere di non necessarietà». Parla di modelli didattici oggi in parte messi all’angolo: è il caso dell’”Up-down”, dall’alto verso il basso, io insegno e tu apprendi. Un modello che si trova a fare i conti con l’altro, il “Competence-based” basato sull’insegnamento di tecniche lavorative, con carenza di quelle umanistiche e relazionali. «Oggi si spinge su una maggior semplicità per raggiungere gli obiettivi e questo, in generale, porta i nostri ragazzi ad avere difficoltà relazionali che creano anche inevitabili disagi psicologici. È chiaro che la responsabilità non è delle istituzioni scolastiche, ma una cultura umanistica aiuterebbe alla comprensione dell'altro e alla relazione interpersonale». Aggiunge: «Più volte mi è capitato di parlare con studenti che considerano il latino e il greco lingue morte, così le hanno ribattezzate, e chi ancora oggi sceglie il Classico, ritenendo utili queste materie, lo fa perché spinti dalle famiglie che ne conoscono il valore e l’importanza nello sviluppo delle relazioni, della comprensione». Ma secondo Mengheri la situazione è ancora recuperabile. E lo vede dal suo lavoro nelle scuole: «Negli istituti si sta iniziando a comprendere l’importanza di questi temi, delle competenze relazionali: ci possono essere margini di miglioramento e ripresa. È chiaro che l'istruzione tecnica è importante ma dobbiamo recuperare anche quella umanistica e relazionale».
La risposta della provveditrice Grieco
«Noi dobbiamo assegnare l’organico di diritto sulla base della normativa e sui numeri che ci fornisce il liceo Niccolini Palli: sicuramente per le future seconde e terze non potremo concedere più di 3 classi, ma aspettiamo gli scrutini di giugno per definire il quadro con l’organico di fatto». Così la dirigente dell’ufficio scolastico provinciale Cristina Grieco (nella foto). Ha spiegato la situazione al presidente del consiglio d’istituto, ai genitori. E si mette a disposizione per ulteriori chiarimenti, ma definisce la polemica su “accorpamenti e classi pollaio” prematura. Inutile.
«Non esistono al Classico classi pollaio, la media degli alunni di questo indirizzo, per classe, è di 21,1», continua, dati alla mano. E ci tiene a sottolineare che classi di 28 alunni non sono assolutamente da definire “classi pollaio”.
Grieco scorre il decreto ministeriale del 2008, ci sono parametri che per legge devono essere rispettati (pena il danno erariale). «Le leggi vanno rispettate, l’attenzione per il Classico, per il Niccolini Palli e per tutte le altre scuole è massima, ovviamente rispettando le normative. Sono questi i parametri da sempre: ovviamente a tutti noi interessa di fare il meglio possibile per i nostri studenti. Non vogliamo certo penalizzarli né penalizzare la didattica». Cosa potrebbe succedere con i risultati degli scrutini di giugno? «Partendo dal fatto che per le future seconde e terze le classi non potranno essere più di tre, decideremo in base ai numeri se fare due seconde e una terza, oppure una seconda e due terze».
Quello su cui si lavora oggi è l’organico di diritto. Lo ribadisce la provveditrice. «Poi la situazione di fatto la vediamo una volta terminati gli scrutini di giugno».
E puntualizza da Palazzo Gherardesca di via Galilei, quartier generale dell’ Usp, che non si tratta di accorpamenti. «Con questi numeri non si tratta di accorpamenti, ma di formazione normata delle classi. Con l’organico di fatto avremo il quadro chiaro e definitivo, ma alimentare una polemica adesso è decisamente prematuro».