Livorno, trovato morto in bagno a 39 anni: «Ciao “Pelle”, gigante buono» – Video
Dario Pellegrini era dipendente di Alp, a dare l’allarme sono stati i colleghi: il malore durante il turno di notte
LIVORNO. «Mio fratello è morto». Le grida squarciano il silenzio di quello che avrebbe dovuto essere l’inizio di una normale mattinata di lavoro. Invece no.
Dario Pellegrini, 39 anni, da cinque anni dipendente di Alp (Agenzia per il lavoro in porto), è stato trovato senza vita nel bagno dello spogliatoio riservato ai lavoratori portuali in via Alfredo Cappellini, in porto. È lì che si è consumata la tragedia su cui la polizia sta ancora indagando, anche se pare che a spegnere per sempre il sorriso del 39enne sia stato un malore che non gli ha lasciato scampo. Una tragedia nella tragedia perché uno dei primi a vedere il corpo senza vita di Pellegrini è stato il fratello della vittima, Sauro, anche lui portuale.
I fatti
Il turno di Dario Pellegrini sarebbe iniziato alle 1,30 della notte compresa tra venerdì e ieri. Così, intorno a mezzanotte e mezzo è entrato nello spogliatoio per cambiarsi e raggiungere il terminal di riferimento: ha appoggiato la sua felpa su una panca ed è entrato nel bagno, chiudendo a chiave la porta. Cosa sia successo dopo è ancora al vaglio degli investigatori anche se l’ipotesi più accreditata è quella di un malore. Ieri mattina, poco dopo le 8, alcuni colleghi sono arrivati nello spogliatoio e, prima di tutto, hanno visto quella felpa abbandonata in disparte e la porta del bagno serrata. Così si sono chinati, vedendo il 39enne riverso a terra.
Soccorsi
A quel punto, i portuali hanno lanciato l’allarme: erano le 8,20 di ieri quando la centrale del 118 ha ricevuto la chiamata d’emergenza e, poco dopo, un’ambulanza della Svs di via San Giovanni è arrivata in via Cappellini, mentre nel frattempo è stato chiamato anche il fratello di Dario Pellegrini, Sauro. E quella a cui hanno assistito i colleghi è stata una scena straziante: «Mio fratello è morto, mio fratello è morto», gridava.
I soccorsi
Poco dopo, l’ambulanza della Svs e l’automedica del 118 sono arrivate fuori dallo spogliatoio, insieme ai vigili del fuoco che hanno dovuto forzare la porta per aprirla. I soccorritori hanno provato a rianimare Dario Pellegrini, ma senza risultato visto che non rispondeva agli stimoli e alla fine non hanno potuto far altro che constatarne il decesso, lasciando nello sconforto più totale i suoi familiari. Pellegrini, oltre al fratello, lascia il padre Marco, la madre Roberta e le sorelle Viola e Linda.
Chi era
Per tutti, Dario Pellegrini era il “Pelle”: così, con il diminutivo del suo cognome, lo chiamavano i suoi colleghi di lavoro che ora non si danno pace per la scomparsa del loro «gigante buono». Quel giovane uomo serio e sempre disponibile con una grande passione per la pesca e per la caccia che sapeva farsi voler bene e apprezzare da chiunque lo incontrasse sul suo cammino. Figlio di un portuale di lungo corso, ora in pensione, Dario aveva sempre lavorato nel settore, per 16 anni come interinale. Poi, nel 2020, finalmente la tanto agognata assunzione a tempo indeterminato.
Il recupero
La salma del 39enne è stata recuperata nel pomeriggio di ieri dalla Misericordia di Livorno e trasportata al cimitero dei Lupi, ma ancora non è stata restituita alla famiglia: è infatti ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria. Intanto resta impresso nella mente di molti il sorriso di Dario, il “Pelle”, il “gigante buono”. E di una cosa i suoi colleghi sono certi: senza di lui, nulla sarà più come prima.
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