Bacino di carenaggio, la rabbia di Aldo Montano: «Perse grandi opportunità»
L’ex sciabolatore (ora imprenditore a capo dell'azienda di famiglia) racconta la sua delusione: il porto di Livorno non può ospitare la struttura che ha acquistato in Ucraina
LIVORNO. «Trasferire il bacino vuol dire trasferire l’azienda, con i suoi dipendenti e i suoi appaltatori, i magazzini, le officine e le attrezzature, oltre a quant’altro necessario. Potrà il Cantiere Montano sostenere tutto questo se non sarà trovata una soluzione? Non lo sappiamo, sappiamo invece che quella che allo stato attuale appare come una rinuncia da parte della portualità livornese di un’opportunità offerta da un imprenditore locale sia contro ogni logica perché questo nuovo bacino, oltre a riequilibrare la concorrenza sul mercato locale bloccato da una situazione di monopolio di fatto, offrirebbe un’opzione di cantieristica navale che si occupa di manutenzione e riparazione delle navi mercantili che un “porto” che si vuol chiamare tale non può non ritenere indispensabile».
È lo sfogo, in una lettera inviata al sito web specializzato Shippingitaly.it, di Aldo Montano, campione olimpionico di scherma ad Atene 2004 e, insieme alla sua famiglia, a capo della storica azienda di riparazione navali che, dall’agosto scorso, ha però perso la concessione sulla Darsena Pisa. «Il bacino oggetto di trattativa, dall’autunno del 2023 – prosegue Montano – è stato infine acquistato nel febbraio dell’anno scorso ed è giunto a Livorno l’11 novembre del 2024. L’Autorità di sistema portuale, nonostante non possa dirsi non a conoscenza della situazione dei bacini livornesi, non si è dimostrata affatto favorevole ad accogliere questo nuovo bacino, trincerandosi dietro “la mancanza di spazi”. Del bacino peraltro non erano mancate interlocuzioni con le autorità locali che, evidentemente, hanno ritenuto che i proponimenti del Cantiere Montano non andassero oltre le intenzioni, benché nei documenti allegati alla domanda di ammissione al bando presentata il 15 aprile del 2024 l’acquisto del bacino risultasse del tutto esplicitato. Quindi l’arrivo è stato accolto come si accoglie un “insalutato hospite” e quasi per grazia ricevuta è stato provvisoriamente ormeggiato in una banchina in concessione (la 21, dietro il pagamento al concessionario per il mero stazionamento di 500 euro al giorno) e doveva essere poi trasferito nella antistante banchina 18 per le visite del Rina per ottenere i certificati tecnici per procedere all’iscrizione nel Registro delle navi minori e galleggianti del porto di Livorno e issare, quindi, la bandiera italiana e avviare gli interventi necessari da parte del cantiere per renderlo operativo. La banchina 18, inutilizzata perché interdetta all’ormeggio delle navi ro-ro in attesa di alcuni lavori di riparazione – prosegue Montano nella lettera – avrebbe avuto più di cento metri lineari di banchina utilizzabile verso la radice e con quattro bitte d’ormeggio avrebbe potuto ospitare provvisoriamente l’unità. La capitaneria indicò che non avrebbe però autorizzato il trasferimento dall’accosto se non fossero prima ispezionate dai tecnici dell’Autorità di sistema le bitte interessate all’ormeggio, ispezione richiesta prima per due, poi per una terza e infine anche per la quarta. Tre delle quattro bitte in questione sono risultate idonee, ma si è proseguito con accertamenti sul pescaggio e, terminati questi, la banchina è in odore di essere dichiarata pericolante benché sia utilizzata quotidianamente dagli operatori per la movimentazione di rimorchi e dei loro carichi. Tutto ciò mentre al Cantiere si susseguono le richieste di utenti e anche associazioni di categoria per sapere se il bacino è operativo», conclude il campione olimpico.