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Livorno, lo sfogo di un avvocato: «Lasciato senza cibo e acqua al pronto soccorso»


	Il pronto soccorso di Livorno
Il pronto soccorso di Livorno

E precisa: «Non è colpa dei sanitari, loro sono straordinari. È proprio il sistema che non va»

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LIVORNO. «Ho fatto diversi accessi al pronto soccorso per un problema di salute, in quattro giorni ho potuto pranzare una sola volta, ma perché in quel momento ero a casa mia». A parlare è un avvocato livornese, che racconta la sua vicenda a patto di restare anonimo, il quale nei giorni addietro è ricorso alle cure ospedaliere per un’emorragia ed è rimasto varie ore all’interno del triage per essere curato e monitorato dal personale di turno. La sua protesta non è contro i lavoratori («medici, infermieri e operatori socio-sanitari sono straordinari, fanno anche troppo con i mezzi a disposizione e in relazione al loro organico», dice), ma «contro il sistema, perché se devi rimanere lì per ore o giorni, come nel mio caso e di pazienti vicini a me, nessuno può darti né da bere, né da mangiare. Non è previsto, o hai un parente o comunque qualcuno che ti aiuta o se sei in grado di farlo esci e vai alle macchinette self-service per prendere una bottiglia d’acqua e poi rientri».

Lo sfogo

Il legale, in quattro giorni, è stato costretto ad accedere quattro volte al pronto soccorso di viale Vittorio Alfieri. Per fortuna per le necessità basilari lo ha aiutato la moglie, anche se «in un caso le macchinette self-service all’ingresso erano rotte, quindi non mi ha potuto comprare nemmeno una bottiglietta d’acqua». «Il sistema non prevede che ti diano da mangiare – è lo sfogo del professionista livornese – e se penso agli anziani costretti a restare lì per diverse ore mi rendo conto che è un grande problema. Una donna di una certa età, con me al triage nei giorni addietro, chiedeva da mangiare e alla fine, recuperandolo da altri reparti, è stata accontentata. Ma il personale, estremamente gentile e disponibile, ha dovuto fare un’eccezione. Io non posso far altro che ringraziare tantissimo medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tutti i professionisti che ruotano in viale Vittorio Alfieri, perché danno l’anima per questo lavoro e sono veramente straordinari, ma vengono lasciati lavorare in condizioni terribili e non è assolutamente giusto tutto ciò, c’è un grosso problema di organizzazione là dentro».

«Nemmeno l’acqua»

Non solo il cibo. Il personale di turno, teoricamente, non potrebbe fornire ai pazienti nemmeno l’acqua. «Io lo capisco – prosegue il legale – ma se ci sono tanti pazienti in attesa, e qualcuno rimane lì davvero per ore, dovrà in qualche modo bere? Se non hai parenti, o comunque persone che possono aiutarti, rischi di rimanere senza liquidi. Bisognerebbe trovare un sistema quantomeno per le esigenze basilari, perché non tutti hanno la fortuna di avere qualcuno a disposizione o riescono a uscire per acquistare l’acqua dalle macchinette “fai da te” all’ingresso della sala d’attesa». «Anche per prendere una pasticca, lo dico con cognizione di causa – conclude il legale – ti danno mezzo bicchiere d’acqua contato. Non di più. Ma lo ripeto: non è colpa dei sanitari, è che questo non è proprio previsto dal sistema, probabilmente perché si pensa che al pronto soccorso ci si debba restare poco, e teoricamente così dovrebbe essere, invece ultimamente vi sono degenze prolungate, io ci sono rimasto ad esempio molte ore nei miei vari accessi, sette l’uno, è tantissimo: come potrei rimanere 28 ore senza bere o mangiare, è chiaro che non è possibile e che una soluzione andrebbe trovata». 

Situazione difficile

Difficoltà che si sommano alle numerose aggressioni che il personale sanitario sta subendo da mesi. L’ultima due settimane fa, quando un quarantacinquenne è stato denunciato dai carabinieri per aver spaccato con una testata un pannello di plexiglass. L’uomo, di origine napoletana, voleva essere visitato immediatamente dopo che già la sera precedente, al triage, era stato accolto dal personale di turno e poi dimesso. Nei giorni successivi, fra l’altro, è tornato per tre volte al dipartimento di emergenza-urgenza di viale Alfieri: un incubo per i sanitari al lavoro, che ogni volta che lo vedono temono che vada in escandescenze arrecando danni alle strutture o ferendo qualcuno. Con le guardie giurate, quotidianamente, costrette agli straordinari per limitare i disordini.  

La replica dell’Asl

«Il pronto soccorso – scrive l’Asl Toscana nord ovest per fare chiarezza sulla vicenda – è un’unità dedicata alla gestione delle emergenze e delle urgenze mediche, dove i pazienti vengono sottoposti a un percorso di valutazione, diagnosi e trattamento che può variare in base alla gravità del caso e alla necessità di ulteriori approfondimenti clinici. Per questo motivo, la gestione dell'alimentazione segue criteri diversi rispetto ai reparti di degenza. Per questo, a differenza dei pazienti ricoverati nei reparti ospedalieri ai quali vengono garantiti pasti su ordinazione in base alle loro condizioni cliniche, i pazienti che si trovano in pronto soccorso non possono ricevere automaticamente i pasti per diverse ragioni di natura sanitaria e organizzativa. Si tratta di pazienti in condizione di emergenza che stanno affrontando un percorso diagnostico e terapeutico non programmabile. Su molti pazienti che accedono al pronto soccorso vengono eseguiti esami diagnostici (dai prelievi del sangue agli accertamenti con mezzi di contrasto) o procedure mediche (come gastroscopie o colonscopie) che richiedono il digiuno. La loro condizione clinica è per definizione instabile e la priorità nel periodo di permanenza nella struttura non può che essere data alla somministrazione di cure e non di alimenti. Se così non fosse staremmo ovviamente parlando di accessi inappropriati al servizio dedicato alle emergenze. È comunque previsto che, nei casi in cui le condizioni cliniche del paziente lo consentano, il personale sanitario provveda a garantire un'adeguata idratazione e, se necessario, a fornire alimenti compatibili con lo stato di salute del paziente. Particolare attenzione viene riservata ai soggetti più fragili, come bambini, anziani, persone con patologie croniche o pazienti in condizioni di limitata mobilità. Il personale medico e infermieristico valuta caso per caso la possibilità di somministrare pasti leggeri e facilmente digeribili, evitando alimenti che possano interferire con eventuali terapie in corso o procedura diagnostica programmata. In tali situazioni, si assicura che il paziente riceve un apporto nutrizionale adeguato fino al completamento del percorso di emergenza o al trasferimento in un reparto di degenza.
L’azienda ribadisce il proprio impegno nel garantire il benessere dei pazienti anche nel contesto dell'emergenza, assicurando che ogni decisione venga presa con attenzione e nel rispetto delle necessità cliniche individuali».

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