«Aiuto babbo, sono stata rapita»: pensionato truffato. La telefonata da cui diffidare
Livorno, l’anziano ha caricato mille euro su una carta prepagata, ma era un raggiro
LIVORNO. Le procure scoppiano. Non riesce più a smaltire le quotidiane querele – se ne contano una decina al giorno – che arrivano dalle forze di polizia legate alle truffe telefoniche e sul web. Un’autentica piaga sociale. Hai voglia di mettere in guardia gli utenti dall’utilizzo degli strumenti tecnologici. La gente di mezz’età e anche gli over 60 – che non sono certo nativi digitali – utilizzano smartphone, cellulari e pc con estrema disinvoltura. Morale? Sono loro le principali vittime delle truffe che finiscono nel 70-80% dei casi per restare “becchi e bastonati” perché i truffatori, anche se individuati, restano impuniti perché o vivono all’estero o si rendono irreperibili. Ergo: alle vittime del reato non resta che pagare l’avvocato.
Avviene il 7 novembre scorso e dell’ennesimo raggiro telefonico rimane vittima un pensionato livornese di 69 anni che poi sporge denuncia ai carabinieri della stazione di Viareggio. L’uomo, padre di una ragazza di 22 anni, quel pomeriggio riceve un sms sulla sua utenza telefonica. A scrivergli sarebbe stata sua figlia da un numero diverso da quello abituale. Nel messaggio la giovane sosteneva di «utilizzare il telefono di un suo amico» e aggiungeva di «essere stata trattenuta in un luogo imprecisato per causa di un debito di gioco». Inquietante la parte finale del messaggio: la ragazza non sarebbe stata rilasciata fintanto che il padre non avrebbe pagato il debito ammontante a mille euro. Terrorizzato il genitore ha cercato di mettersi in contatto con la figlia telefonando al suo cellulare privato, ma atterrito per non aver ricevuto risposta e credendo veramente che la figlia si fosse messa in guai seri – anziché avvertire carabinieri, polizia o guardia di finanza spiegando quanto era accaduto e lasciandosi consigliare dalle forze dell’ordine – non ci ha pensato su due volte ad effettuare una ricarica di mille euro a favore del richiedente indicato nel sms che il pensionato attribuiva alla figlia.
La preoccupazione per la sorte della figlia è durata poche ore. Perché, composto per l’ennesima volta il suo numero di cellulare, ha ricevuto la risposta della figlia. Stava bene, non ha mai avuto debiti di gioco e nessuno l’ha mai tenuta in ostaggio. Solo a quel punto il pensionato si è reso conto di essere stato truffato e si è rivolto ai carabinieri.
L.T.
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