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Cimiteri aperti, passeggiata nella memoria tra greci, ebrei e olandesi: benvenuti nella storia di Livorno

di Luca Balestri
Cimiteri aperti, passeggiata nella memoria tra greci, ebrei e olandesi: benvenuti nella storia di Livorno<br type="_moz" />

Successo per la prima apertura in contemporanea: «In tanti sono rimasti entusiasti, l’obiettivo è ripetere l’iniziativa una volta al mese»

24 maggio 2024
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Livorno «È stato un successo. Forse i cimiteri acattolici non erano mai stati aperti contemporaneamente per essere visitati». È soddisfatto Pino Pera, presidente dell’associazione Reset, che insieme alla Congregazione Olandese-alemanna, alla Comunità ebraica, e all’associazione Borgo dei Greci, ha promosso l’apertura di tre cimiteri acattolici cittadini. Ieri i livornesi hanno potuto apprezzare la monumentalità dei cimiteri ebraico di viale Ippolito Nievo, e dei cimiteri olandese-alemanno e greco-ortodosso, entrambi in via Mastacchi. «Donne, uomini e giovani. In tanti sono rimasti estasiati visitando i tre cimiteri. La nostra iniziativa ha funzionato bene grazie alla sinergia tra diverse realtà, e all’attenzione dei livornesi», continua Pera. Che sogna in grande: «aprire i cimiteri in contemporanea almeno una volta al mese sarebbe un successo incredibile. E ai tre aperti ieri vorremmo aggiungere il Cimitero degli inglesi di via Verdi». Provocatoriamente, il presidente poi lancia un guanto di sfida: «Siamo sicuri che proporre un tour dei cimiteri monumentali a Livorno non possa essere un’attrazione, oltre che per i livornesi, anche per i turisti? ».

Ad accogliere i visitatori nel cimitero greco-ortodosso è stato il presidente dell’associazione Borgo dei Greci, Umberto Cini. «Il cimitero ha aperto nel 1840, e alcune delle tombe presenti sono state trasferite dal vecchio cimitero, che era dove oggi si trova il Cisternone», dice il presidente. Appena entrati, oltre ai monumenti funebri, si nota subito una palazzina, letteralmente a metà tra il terreno del cimitero greco-ortodosso e lo spazio del cimitero olandese alemanno. «La palazzina venne costruita dalle due comunità congiuntamente. A Livorno infatti i greci-ortodossi e gli olandesi-alemanni erano molto imparentati. Tra il Settecento e l’Ottocento i matrimoni costituivano anche gli affari - continua Cini-. E oltre a questo c’era una forte affinità tra le due comunità perché entrambe acattoliche».

Testimone dell’amicizia tra le due comunità è il rapporto tra lo scrittore della comunità olandese-alemanna Enrico Mayer e la poetessa Angelica Palli, di origine greca. Mentre Mayer è sepolto nel cimitero degli olandesi-alemanni, Palli ha trovato riposo in quello dei greci, dopo una vita da patriota, in una tomba quasi anonima, che non le rende giustizia.«La sua tomba è meno significativa della sua vita. Ma d’altronde morì povera, nonostante il suo ruolo fondamentale a Livorno -illustra Cini-. Si batté molto per l’educazione delle bambine. E fu anche la prima corrispondente di guerra italiana. Dato che all’epoca alle donne non era permesso raccontare la guerra, scrisse con uno pseudonimo maschile degli episodi della battaglia di Curtatone e Montanare, dove a combattere volontari c’erano suo marito e suo figlio».

I greci a Livorno nei secoli non sono mai stati molto numerosi. Le comunità erano costituite da qualche centinaio di persone. Ma si sono sempre fatti valere, soprattutto grazie al commercio. Se infatti fino alla metà del Settecento dalla Grecia arrivano a Livorno soprattutto uomini di mare, dalla seconda metà del diciottesimo secolo la situazione si evolve. Precisamente, dal 1759, quando l’Impero Ottomano e il Granducato di Toscano firmano dei trattati di pace. Da quel momento, a Livorno i greci mettono ancor più le radici, e soprattutto iniziano a commerciare. Che il commercio fosse la loro attività principale lo si può vedere anche dalle tombe presenti al cimitero. Per esempio, delle spighe di grano di trovano come bassorilievo sulla tomba di Giovanni Sebastopulo, un commerciante solito lavorare con i traffici da e per il Mare Nero.

Sulla sua tomba, inoltre, si nota una caratteristica diffusa al cimitero. In quasi tutte le incisioni si trova sia il luogo di nascita che il posto dove la persona si è spenta. E le lingue delle incisioni sono le più svariate: greco in primis, ma anche francese, tedesco, e non manca il latino. Ma per Sebastopulo c’è di più: ai quattro angoli della sua statua tombaria, a rappresentare l’importanza dei suoi luoghi del cuore e della sua attività principale -il commercio- ci sono gli stemmi di quattro città, tutte di mare: Atene, Odessa, Costantinopoli (oggi Instanbul) e ovviamente Livorno.Nel cimitero greco, poi, non manca la simbologia. Osservando i monumenti, non si può che riscontrare la presenza di bassirilievi con diversi animali. Molto presente l’immagine della farfalla, che sta a significare che il tempo vola. Alcune farfalle sono scolpite dentro dei cerchi. Non cerchi normali, ma serpenti: quest’immagine delinea che la chiusura di un ciclo, quello della vita. A rappresentare la fine della vita, nel cimitero ci sono anche molte torce che posano sulla fiamma: un’altra allegoria che indica il percorso verso la vita extraterrena. Con lo spostamento del cimitero del 1840 venne costruita anche una chiesa dentro lo stesso: oggi ci sono seppelliti diversi membri di due importanti famiglie di commercianti greco-livornesi, che per affari si imparentarono: le famiglie Rodocanacchi e Maurogordato.

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