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Piogge e disagi

Allerta meteo e scuole chiuse a Livorno. L’esperto: «Le previsioni per la mattina erano buone»

di Stefano Taglione

	Lorenzo Catania, 45 anni, nel corso di una tavola rotonda sulla sicurezza idrogeologica organizzata nel 2017 alla Provincia (Pentafoto Archivio Tirreno)
Lorenzo Catania, 45 anni, nel corso di una tavola rotonda sulla sicurezza idrogeologica organizzata nel 2017 alla Provincia (Pentafoto Archivio Tirreno)

Il meteorologo Lorenzo Catania: «Picco in serata, si sapeva da tempo, io stavolta i ragazzi li avrei mandati in classe»

31 ottobre 2023
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LIVORNO. «Ogni allerta meteo va interpretata, visto che da qui a fine anno si potrebbe arrivare a 7-10 giorni di “codice arancione”. Considerando solamente la seconda metà di ottobre, infatti, ne contiamo già tre. Se per le prime due, la decisione di chiudere le scuole, a mio avviso era inevitabile, stavolta forse si potevano lasciare aperte. Il picco di precipitazioni, per Livorno, era previsto dalle 19 alle 22 e di mattina si sapeva che il meteo sarebbe stato più clemente. Io, i ragazzi, li avrei mandati in classe».

A parlare è Lorenzo Catania, 45 anni, meteorologo livornese che più volte è stato interpellato dal Tirreno sul sistema di avvisi meteo e che in passato, proprio per il nostro giornale, ha curato un blog specialistico.

Catania, spesso l’allerta meteo arancione diramata dalla Regione riguarda un territorio enorme, anche tutta la Toscana. Come è possibile che non si riesca a prevedere con esattezza, neanche il giorno prima, dove si abbattano i temporali più forti?

«È per questo che dico che un’allerta meteo arancione così estesa debba essere interpretata. L’avviso di criticità ci indica la probabilità di un evento atmosferico forte, in questo caso un temporale. Le condizioni, tuttavia, non sono sufficienti a comprendere dove si verifichi con esattezza».

Ed è per questo che viene circoscritta, fra virgolette, un’area così estesa?

«Esatto».

Come interpretarla allora?

«Ogni territorio è a sé. Per Livorno, in particolare, era già chiaro che il picco sarebbe arrivato la sera, orientativamente dalle 19 alle 22. E che quindi, di mattina, il meteo sarebbe stato più clemente».

Quindi le scuole potevano essere lasciate aperte?

«A mio avviso sì. Di mattina, per i ragazzi, non ci sarebbero stati rischi».

A differenza della settimana scorsa, quando a Banditella si è scatenato un tornado.

«In quel caso, ma anche per l’allerta meteo successiva, interpretando le previsioni non si poteva fare altrimenti. Se solo la tromba d’aria fosse arrivata un’ora e mezzo dopo, e ci fossero stati i bambini in classe, sarebbero stati colpiti a 150 chilometri orari dalle tegole. Bene ha fatto, quel giorno, il sindaco a chiudere le scuole».

In dieci giorni abbiamo già contato tre allerta arancioni, tre giorni in cui i ragazzi non sono entrati a scuola. Quante altre potrebbero essercene da qui a fine anno?

«In totale penso che potremmo arrivare a 7-10 allerta meteo. In ogni caso, l’autunno, è il periodo di picco massimo».

Come mai?

«Arriviamo dall’estate, quindi da un periodo caldo, e questa energia, anche quella del calore del mare, si deve in qualche modo sfogare. Lo può fare sotto forma di piogge, venti o temporali».

In futuro, con il cambiamento climatico in atto, la situazione può peggiorare?

«Le stagioni estive si potrebbero allungare e, quindi, i temporali arrivare più tardi. Non solo a ottobre».

E nel resto dell’anno?

«In inverno possono verificarsi fenomeni come le trombe marine, visto che il mare è più caldo e raggiunge il picco minimo di temperatura a febbraio. In ogni caso, rispetto all’autunno, essendo più freddo l’inverno è teoricamente meno soggetto a importanti fenomeni temporaleschi».

Cosa consiglia ai sindaci, che hanno sempre l’ultima decisione sulla chiusura delle scuole?

«Di decidere sempre secondo la propria coscienza, ma certamente dopo un consulto con esperti».

 

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