Il Tirreno

Livorno

L’inchiesta

Crediti fantasma: due ditte nei guai. Così funzionava la truffa sul bonus facciate a Livorno

di Claudia Guarino
Militari durante un controllo. Foto guardia di finanza
Militari durante un controllo. Foto guardia di finanza

Indagati in tre. Due livornesi vittime inconsapevoli nel raggiro allo Stato

02 giugno 2023
3 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Creavano le fatture per lavori effettuati sulle facciate di tre immobili. E le inviavano all’Agenzia delle Entrate in modo tale da poter poi riscuotere il credito di imposta previsto dal relativo bonus che, all’epoca, era del 90%. Peccato che – secondo l’accusa – non solo non era stato realizzato alcun lavoro edile sugli immobili, ma i rispettivi proprietari erano ignari di tutto. Per questo, con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, il gruppo livornese delle Fiamme Gialle, guidato dal tenente colonnello Luigi Mennella, ha denunciato tre persone: un commercialista di Milano e i rappresentanti legali di due ditte edili, una registrata a Milano e l’altra nel Foggiano. I militari hanno anche eseguito un decreto del giudice riguardante il sequestro di 3,5 milioni di euro di crediti d’imposta. Ma andiamo con ordine.

Durante la sua attività di monitoraggio sui beneficiari dei bonus fiscali, la guardia di finanza di Livorno ha riscontrato delle anomalie relativamente alle operazioni effettuate su tre appartamenti, due dei quali a Livorno. Il presunto credito d’imposta collegato ai lavori sulle facciate, cioè, risultava troppo elevato rispetto alle effettive dimensioni degli immobili. Sono quindi stati effettuati ulteriori accertamenti e i militari, coordinati dal comando provinciale, hanno scoperto che gli interventi in questione non erano mai stati effettuati. A quel punto, appurato che i proprietari degli appartamenti erano all’oscuro di tutto, la lente dei finanzieri livornesi si è dunque spostata sulle ditte e sui loro rappresentanti legali. Nel frattempo, ricevuta la segnalazione delle Fiamme Gialle, l’Agenzia delle Entrate ha bloccato l’iter di erogazione di un credito d’imposta non dovuto che, se monetizzato attraverso istituti di credito, avrebbe reso alle ditte – e di riflesso al commercialista considerato ideatore dell’operazione – circa 3 milioni e mezzo di euro. Il tutto, secondo la guardia di finanza, va inserito in quella che dichiara essere «un’articolata rete criminale». Tre, al momento, le persone indagate: il commercialista milanese ritenuto connivente con le ditte e i rappresentanti legali delle due aziende, che avrebbero appunto generato crediti d’imposta fittizi mediante l’emissione di fatture per lavori inesistenti e il loro successivo inoltro, per via telematica, all’Agenzia delle Entrate.

Non è ancora chiaro come le tre persone al centro dell’inchiesta abbiano scelto gli ignari proprietari, facendo gravitare nei loro cassetti fiscali crediti da milioni di euro. È uno degli accertamenti che i militari della guardia di finanza – coordinati dal sostituto procuratore Massimo Mannucci – stanno portando avanti. Ma sarebbero stati in grado, in qualche modo, di servirsi della loro posizione fiscale. Il consiglio delle autorità al cittadino che vuole tutelarsi è quello di controllare regolarmente la propria posizione fiscale sul sito dell’Agenzia delle Entrate, su cui si entra tramite il sistema Spid d’identità digitale. E, se risulta qualcosa di strano, di segnalare alla guardia di finanza la situazione.


 

Primo piano
La ricostruzione

Morto in mare a 36 anni, l’ultima immersione al Giglio di Raffaele Gulmanelli: l’allarme e il tragico ritrovamento sotto gli occhi degli amici

di Ivana Agostini