Il Tirreno

Livorno

Il delitto

Svuotato lo scantinato teatro dell’omicidio dell'Elba, l’avvocato: «Alterata la scena del crimine»

Stefano Taglione
L'operazione di pulizia dello scantinato (fotogramma video Elbapress)
L'operazione di pulizia dello scantinato (fotogramma video Elbapress)

Livorno, il dormitorio di proprietà comunale ripulito dagli operai insieme alla polizia municipale non era comunque stato sequestrato

08 febbraio 2023
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LIVORNO. «In questo modo è stata alterata per sempre la scena del crimine». La polizia municipale di Portoferraio ha ripulito lo scantinato accanto al tunnel storico di Porta a Terra dove una settimana fa è stato ucciso a bastonate il cinquantatreenne milanese Angelo Carugati. All’indomani dell’omicidio – accusato del delitto, in carcere, il ventiquattrenne elbano di origine marocchina Mounir Ghallab – i vigili urbani insieme al sindaco Angelo Zini, all’assessore al demanio Leo Lupi e agli operai della Cosimo de’ Modici hanno svuotato dal degrado la stanza di proprietà pubblica trasformata in dormitorio per senzatetto, che dopo i rilievi dei carabinieri era stata restituita al Comune (e subito forzata, con il lucchetto sparito).

Protesta la difesa

La difesa dell’indagato, con l’avvocato Nicola Giribaldi, si dice «sconcertata dal fatto che la scena del crimine sia stata alterata». Secondo il legale lo spostamento degli oggetti, rimossi con un furgone, «distrugge all’origine la possibilità di qualsivoglia accertamento». La modifica della scena del crimine, in ogni caso, è avvenuta dal momento che non ne è subentrato il sequestro e dopo i rilievi dei carabinieri, intervenuti nella stessa notte del delitto con l’aiuto dei colleghi del nucleo investigativo di Livorno e della squadra investigazioni scientifiche di Firenze. I militari hanno trovato tutti gli oggetti con i quali Ghallab avrebbe colpito a morte la vittima: il bastone insanguinato nascosto fra il materasso e la rete del letto, poi la valigia e la pentola di metallo.

Il delitto

Il delitto si sarebbe consumato attorno alle 2.30 della notte fra mercoledì e giovedì scorsi. Il ventiquattrenne è stato fermato poco dopo dai carabinieri, con il trasferimento (convalidato) in carcere su disposizione del pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Niccolò Volpe. Ghallab e Carugati, poche ore prima, avrebbero cenato insieme in compagnia di un ventitreenne elbano, poi una volta andati a dormire sullo stesso letto avrebbero iniziato a litigare dopo che il cinquantatreenne (con un passato da lavoratore nei ristoranti portoferraiesi) avrebbe chiesto all’ex studente del Cerboni di andarsene. A raccontare questa versione dei fatti sarebbe stato il testimone, il ventitreenne elbano che era con loro, che ha indicato Ghallab quale autore dell’omicidio. Addosso al giovane, che nel frattempo era scappato, i militari hanno trovato l’orologio della vittima e a casa sua il cellulare.

Il testimone

La testimonianza del ventitreenne elbano, nel corso dell’udienza di convalida del fermo, è stata definita contraddittoria dalla difesa. Perché – sono stati gli interrogativi dell’avvocato Giribaldi – il testimone alle 2.15 della notte è andato a chiedere aiuto alla polizia di Stato spiegando che c’era un uomo sdraiato per terra e poco dopo non si è fatto trovare sul posto quando sono intervenuti i carabinieri? Perché alle 3.30 è tornato dagli agenti ripetendo la stessa cosa? Difficile, purtroppo, che Carugati si sarebbe potuto salvare. Anche perché, il ventitreenne che era con loro, non avrebbe potuto chiamare il 112 con il cellulare perché quest’ultimo sarebbe stato rotto. l

S.T.

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