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Trecento milioni per il porto di Livorno

Mauro Zucchelli
Trecento milioni per il porto di Livorno

Servono (ma non bastano) per l’altra metà dello scalo del futuro: le ferrovie lato terra. Il Comitato interministeriale approva il piano che include il finanziamento per Livorno

04 agosto 2022
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LIVORNO. Il porto di Livorno ce l'ha fatta a conquistare l'assegnazione di un finanziamento - qualcosa di più di 300 milioni di euro - relativo all'infrastruttura lato terra a servizio della (futura) Darsena Europa. È arrivato il "bollo tondo" nell'ultima riunione dell'ex Cipe, ora ribattezzato Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), che ha dato il via libera al "contratto di programma 2022-2026" di Rfi (gruppo Fs) per individuare gli investimenti sul fronte ferroviario.

Nel dossier delle opere da finanziare, all'interno del paragrafo 5.6 del dossier dedicato all'intermodalità, la fa da padrone il progetto relativo ai collegamenti tra il porto di Livorno, la rete ferroviaria e l'interporto di Guasticce. Rispetto a una cifra complessiva che non supera i 393 milioni, ammonta a 304,9 milioni la cifra assegnata a Livorno.

Si tratta del "progetto raccordo" che, una volta completata la realizzazione dello "scavalco" sulla direttissima porto-interporto (ancora piuttosto indietro), collega a est l'interporto con i binari della Pisa-Collesalvetti-Vada: verso sud serve per saltare il Romito a sud di Livorno perché è complicato adeguare le gallerie agli standard Pc80 per far viaggiare le merci al massimo livello; verso nord, grazie al futuro bypass della stazione di Pisa, un collegamento quanto più veloce possibile fra il porto di Livorno e l' "alta velocità delle merci" nello snodo fiorentino.

È andata a segno la strategia della viceministra renziana Teresa Bellanova: l'aveva preannunciata in una iniziativa organizzata da Italia Viva e Azione (fronte filo-Calenda) al Parco del Mulino con l'ex sindaco Alessandro Cosimi.

Beninteso, questo finanziamento non copre l'intero progetto: i 450 milioni di stima iniziale del fabbisogno complessivo è stata portata a 488 per via dei rincari. Ma a giudizio della viceministra era troppo difficile riuscire ad accantonare l'intera cifra: meglio far pragmaticamente professione di realismo e infilarsi nel lotto delle opere finanziate almeno per un primo lotto. Qualcosa di più di uno zampino al di là della porta: l'esperienza insegna che è più facile poi ottenere i soldi per il completamento di qualcosa di iniziato piuttosto che cominciare daccapo l'iter dopo esser rimasti fuori dalla porta.

Questo progetto è l'altra metà del progetto che dopo cent'anni ridisegna l'identikit del porto di Livorno con l'espansione a mare. Ma le aspettative di un “fiume” di merci in più – centinaia di migliaia di teu in fatto di container, chissà quanti milioni di tonnellate sul versante delle "autostrade del mare" e ora il boom dei forestali – come portarle via dalle banchine? Delle due l’una: o avremo nella ferrovia un ammodernamento infrastrutturale di portata analoga alla maxi-Darsena o sarà difficile che lo sviluppo non resti a metà: e far la fine di quel che è capitato nel porto passeggeri dopo il milione di croceristi agli inizi del decennio scorso (prima il record, poi il tonfo). Ecco dove sta l'importanza di questo progetto. Non è un tassello aggiuntivo alla Darsena Europa, ne è la metà lato terra.

Tutto si era messo in moto a dicembre con il convegno che la Confindustria presieduta da Piero Neri in tandem con la Confetra Toscana guidata da Gloria Dari avevano organizzato all'interporto con la viceministra Bellanova: ne era nata una commissione di lavoro che aveva visto in campo la Regione, l'Authority e gli enti locali mentre il deputato livornese Andrea Romano andava in pressing nei lavori parlamentari.

«È stato un gran lavoro di squadra», commenta Luciano Guerrieri, numero uno di Palazzo Rosciano: «Ognuno ha fatto la propria parte e così è stato possibile portare a casa il risultato».




 

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