Il Tirreno

Livorno

IPPODROMO CAPRILLI

L’allenatore e la ballerina: la storia di Erno Ebstein

di Simone Fulciniti
L’allenatore e la ballerina: la storia di Erno Ebstein

In scena lo spettacolo sullo stratega del grande Torino

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Livorno Martingala e il suo finale scoppiettante, con un crescendo rossiniano di consensi e spettatori. Stasera, mercoledì 27 luglio, alle 21.30, sul palcoscenico dell'Ippodromo Caprilli, propone un lavoro bello ed intenso, scritto e diretto da Nicola Fanucchi. “L’allenatore e la ballerina”, con protagonisti l’attrice - danzatrice Jessica Baroni e l’ attore Matteo Micheli. «Racconta la storia di due momenti di Erno Erbstein - dice Micheli - l’allenatore del grande Torino, morto nella tragedia di Superga, che prima era stato l’allenatore della Lucchese. E di sua figlia Susanna che divenne una grande ballerina di danza classica».

La storia non ha solo uno sfondo sportivo o artistico: ma è a sfondo sociale. «Lui era un intellettuale, che per allenare la Lucchese aveva messo appunto “il sistema” ovvero l’invenzione del calcio moderno. Prima di Erbstein i giocatori venivano messi sul campo a casaccio, non conducevano una vita da sportivi. Lui rivoluzionò tutto: schemi tattiche, allenamenti precisi, dieta dell’atleta. Una sorta di calcio totale dove oltre alla parte sportiva, nutriva le teste dei calciatori. Sapeva che se fosse riuscito ad aprire la testa dei suoi giocatori, si sarebbe aperta anche la loro inventiva e creatività in campo, e questo avrebbe permesso altresì di raggiungere i risultati. In effetti negli anni cui adottò il sistema, la Lucchese vinceva tantissimo: andò in serie A, fu in grado di battere la Juventus e lui fu portato in trionfo sulle mura».

Purtroppo la sua vicenda biografica si sviluppa in un momento difficile. «Era di origini ebree e siccome la storia si svolge a cavallo della seconda guerra mondiale, subisce le leggi razziali. La figlia Susanna che è bravissima a scuola, viene cacciata dalle scuole del regno d’Italia. Lui si salva andando ad allenare il Rotterdam. Ma quando chiede alla figlia di raggiungerlo, quest’ultima viene bloccata dai nazisti che la fanno scendere dal treno in un paesino vicino Dusseldorf, e vive un periodo terribile. Poi la cittadinanza ungherese le permette di raggiungere Budapest, e lì stare in pace fino a quando i nazisti non l’invadono. Erbstein va in un campo di lavoro e lei riesce a sfuggire ad una chiamata trappola, e si crea una falsa identità diventando crocerossina. Così riesce a salvare il babbo, che aveva salvato lei in precedenza. Un parallelismo tra il calcio e il sistema che i due adottano per salvarsi la vita a vicenda. Erbstein diceva che i giocatori del Torino erano rigorosi e ribelli. Ribelli verso uno stupido sistema politico e rigorosi verso la professione. Sport, politica, umanità impegno sociale e impegno per raggiungere obiettivi». Per la compagnia è Teatro Giovani ci sono in scena anche Nicola Cosentino, Emanuele Giorgi, Francesco Nutini, Lorenzo Ricciarelli.

Assistente alla regia Carlotta Lucchesi, luci Claudio di Paolo, consulenza storica Luciano Luciani, Emmanuel Pesi, immagini Pierdario Marzi. «Un ruolo - conclude - che affronto con tanto lavoro, impegno e amore. Con ribellione e rigore. Ribellione verso la stupidità attuale, rigore verso il mestiere che facciamo». Info. Posto unico 10 euro, sono in vendita su www.TicketOne.it. I biglietti inoltre disponibili al Caprilli” dalle 20.30.l

Simone Fulciniti
 

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