Alle Terme del Corallo operai e restauratrici, partiti i lavori sognando gli Uffizi
Entra nel vivo il restyling. «Così le associazioni hanno trascinato le istituzioni». La commozione dei volontari e la telefonata di Schmidt. Ora inizia la vera sfida
LIVORNO. Per l’occasione i volontari di Reset e dell’associazione Terme del Corallo hanno fatto stampare un’etichetta speciale su una bottiglia di vino bianco. C’è scritto: chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo. Silvia Menicagli, volto della onlus, annuncia che al Comune è stata appena donata un’offerta per iniziare il restauro della fontana del giardino storico. Giuseppe Pera, anima di Reset, invece si commuove quando il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, ripete al telefono di non vedere l’ora di trasferire a Livorno una parte delle opere custodite nelle preziose gallerie fiorentine. Del resto tutto è iniziato proprio con questi volontari, che «presidiano l’area da 2.252 giorni» per dirla con le parole di Pera. Ed è da loro che partiamo per raccontare la giornata che ieri ha segnato l’inizio ufficiale dei lavori alle Terme del Corallo.
In realtà i tecnici e gli operai della squadra capitanata dall’impresa Frangerini hanno iniziato a recintare e a mettere in sicurezza il complesso già a inizio mese, ma ora i lavori entrano nel vivo. E vedere restauratrici e mezzi che si muovono all’interno del bellissimo e devastato gioiello liberty, a lungo dimenticato, fa un certo effetto. «È iniziato un lavoro incredibile in questo luogo che era una giungla», dice il sindaco Luca Salvetti: «Ringrazio Menicagli, Pera e tutti i volontari, sono l’esempio di come a volte i cittadini sanno trainare le istituzioni». I soldi che rendono possibili i lavori (circa 2 milioni) sono il frutto di un percorso che era stato avviato nel 2016 dalla giunta a 5 Stelle. «Insieme a questa idea – sottolinea Salvetti – che è partita con l’amministrazione precedente, che ha ottenuto il finanziamento del bando Periferie (quello di Renzi, ndr), c’è un’idea più complessiva tutta di questa amministrazione per ripensare una parte di città che per troppi anni è stata messa in secondo piano e che invece è la porta di Livorno. Noi cercheremo di chiudere il cerchio». Quindi cita l’attesa demolizione del cavalcaferrovia della stazione, il progetto di riqualificazione di piazza Dante, i quartieri intorno alla stazione inseriti nel Pinqua (acronimo orribile che sta per Programma innovativo nazionale sulla qualità dell’abitare) e così via scorrendo lungo il viale Carducci fino al Cisternino.
Concetto su cui insiste anche l’assessore alla cultura Simone Lenzi: «Come la città si presenta a chi entra è tutto». Quindi «ho due sogni: le Terme del Corallo rinate e il waterfront», ovvero la cerniera tra porto e città. «La riscoperta delle Terme – ripete anche lui – non è di oggi, è di qualche anno fa grazie ai volontari che hanno iniziato a ripulire. C’era una giungla, come Angkor Wat quando a un certo punto gli esploratori trovarono meravigliose rovine... ci meritiamo questo gioiello e dobbiamo averne cura».
Alla cerimonia messa in piedi nel giardino non arriva Schmidt, ma il direttore degli Uffizi interviene al telefono. Per dire che «grazie al lavoro di tanti volontari prende avvio una fase cruciale», che i livornesi hanno «da anni nel cuore e nella mente di recuperare questo straordinario bene che è una sede perfetta per gli Uffizi del mare», che «ci sono relazioni strettissime tra Firenze e Livorno fin dai tempi dei Medici, dunque il progetto è storicamente giustificato» e che «non vedo l’ora di vederlo realizzato». Obiettivo: esporre nella parte delle Terme avviate al recupero alcune delle opere del periodo Liberty che oggi sono a Palazzo Pitti e «valorizzarle al meglio».
Schmidt ha ragione da vendere: il lavoro cruciale inizia ora. Intanto perché di fronte – come spiega la direttrice dei lavori, Melania Lessi – c’è un cantiere lungo un anno per far rinascere il padiglione della Mescita, la palazzina adiacente, il giardino, uno dei colonnati e una delle due biglietterie, tutti spazi dove «organizzare mostre temporanee, conferenze». E il cantiere, va detto, ha subito dovuto fare i conti con l’occupazione abusiva di alcuni spazi.
Poi c’è il grande capitolo dell’abbattimento del cavalcaferrovia, la sfida con la S maiuscola.
Intanto il presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo, dichiara che «siamo all’avvio di un grande progetto sociale, culturale e turistico» e che «noi faremo la nostra parte». Lo fa accanto all’assessore regionale Stefano Ciuoffo («è un momento importante anche per la Toscana»).
Nel giorno dopo l’addio al governo Draghi, non c’è Eugenio Giani, impegnato con gli altri presidenti di Regione. C’è il parlamentare livornese ex M5S Francesco Berti, che coglie l’occasione per dire a margine che «a livello nazionale non ci si rende conto di quanto il Paese avrebbe voluto un governo solido per supportare progetti come questo...».
Nel frattempo è ai volontari che torna ad applaudire il soprintendente Valerio Tesi: «Ci dimostrano che il nostro patrimonio culturale e artistico è parte fondamentale della nostra identità e dobbiamo conservarlo. Queste Terme, poi, segnarono la nascita della modernità in Toscana...».