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La scoperta

Il patrono di Pontedera era africano

Paola Silvi
Il patrono di Pontedera era africano

Le reliquie rivelano che San Faustino era un 14enne probabilmente di colore

04 luglio 2022
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Pontedera. È un ragazzino di appena 14 anni e ha origini nordafricane. Dopo secoli, Pontedera scopre i segreti del suo patrono. E fa luce sulla vita di San Faustino, arrivato in città nel 1660 ma scelto come testimone della fede il 28 maggio 1801. Del santo si è sempre saputo poco e nonostante il sodalizio coi pontederesi, aleggiavano diverse leggende sul suo conto. C’era chi credeva che fosse un soldato romano, chi lo confondeva con il Faustino di Brescia, chi lo voleva fratello di San Valentino e chi pensava che fosse senza testa perché nell’antica sistemazione delle ossa nell’urna, il cranio era ricoperto da una maschera di cartapesta, poi rimossa durante la ricognizione effettuata dopo la seconda guerra mondiale.

A svelare i misteri intorno ai resti del patrono, celebrato il secondo giovedì di ottobre, ci ha pensato Francesco Mallegni, antropologo e docente in pensione dell’università di Pisa ed Agrigento, chiamato dalla propositura del Duomo per celebrare l’anno giubilare. Lui ha il potere di far “parlare” i morti. O meglio le loro ossa. Lo ha fatto con Sant’Antonio, conte Ugolino, Pico della Mirandola, Arrigo VII, San Ranieri. Ora lo ha fatto con San Faustino che ha finalmente raccontato qualcosa di sé. «Abbiamo ricostruito il suo volto – racconta il professore – e abbiamo visto che era giovanissimo e proveniva dal nord Africa. Del resto questo particolare non stupisce perché Roma era molto presente in quei luoghi». Per lo scienziato le ossa sono il nostro archivio biologico.

Da queste si può determinare il sesso, l'età, le abitudini e lo stile di vita. «Lo scheletro – aggiunge – era mal ridotto e questo significa che prima di arrivare a Pontedera ha subito una travagliata storia di trasferimenti». E sistemando il cranio, non è sfuggita allo Sherlock Holmes delle reliquie neppure la conferma della santità di Faustino. «Abbiamo riscontrato – conclude Mallegni - che il giovane ha avuto dei colpi forti sulla testa che ne hanno causato la morte. Queste ferite possono essere ricondotte a episodi violenti, di persecuzioni, di cui il ragazzo è stato protagonista, molto probabilmente, proprio per il suo credo».
 

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