Il Tirreno

Livorno

È morto Nando Tani, ex arbitro di serie A e maestro di centinaia di fischietti livornesi

Giulio Corsi
È morto Nando Tani, ex arbitro di serie A e maestro di centinaia di fischietti livornesi

Livorno, aveva 78 anni: fu guardalinee in Coppa dei Campioni braccio destro del designatore Casarin e presidente della sezione Aia 

17 ottobre 2019
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LIVORNO. Fernando Tani, a Livorno, era l'emblema dell'arbitraggio. Lui è stato il maestro e l'iniziatore - insieme al padre Piero - di Luca Banti, 15 anni in serie A, ultimo talento prodotto dalla grande scuola livornese. Lui era presidente della sezione arbitri negli anni in cui Piero Ceccarini realizzava l’ascesa nel firmamento del grande calcio. Lui ha toccato la serie A quando Paolo Bergamo era il numero uno dei fischietti italiani e nel Gotha di quelli europei, e l’ha accompagnato da guardalinee in Coppa dei Campioni.

Ha attraversato generazioni di arbitri, Fernando Tani, Nando come lo chiamavano gli amici. Nelle stanze della gloriosa sezione Mario Cambi ha accolto centinaia di ragazzini che aspiravano a indossare la giacchetta nera, poi diventata gialla, ha visionato migliaia di partite e di fischietti, cazziato, insegnato, consigliato, bocciato e promosso arbitri in erba e affermatissimi, braccio destro e consigliere fidato del designatore Paolo Casarin nelle vesti di commissario in serie A negli anni Novanta, e poi per quasi due decenni osservatore dei giovani prospetti.

Per questo la sua scomparsa, avvenuta ieri dopo una lunga malattia, non solo rappresenta uno choc, ma crea un vuoto vero nel mondo dei fischietti. Aveva 78 anni, compiuti lo scorso aprile, 55 dei quali vissuti nelle vesti di arbitro, più di quelli che aveva passato nel suo lavoro di informatore farmaceutico. Arbitro sul campo e fuori dal campo, amava ripetere. I suoi baffi, lo stile austero, l’aspetto burbero, il vocione autoritario, il cappotto lungo d’inverno, la giacca e la cravatta, sempre, perché l’arbitraggio è uno stile di vita, non solo 90 minuti col fischio in bocca.

Lascia la moglie Carla e i figli Cristiano e Tiziana. I funerali al cimitero dei Lupi, non lontano dalla casa dove ha sempre abitato, alle Sorgenti, e dove si è spento, in mezzo ai suoi cimeli, ritagli di giornale, fotografie, appunti di una vita, medaglie. Quella a cui teneva di più era la Stella al merito sportivo che gli aveva consegnato nel 1998 il presidente del Coni Mario Pescante. Quell’unica partita diretta in serie A, a San Siro, tra Milan e Pescara nel 1980, che spesso ricordava, era stata soltanto il punto più alto di una carriera infinita, durata così a lungo grazie alla passione, e alimentata da amicizie nate sui campi, negli spogliatoi, nei raduni.

Rammentava, non molto tempo fa, in un’intervista al Tirreno uno dei mille aneddoti che aveva vissuto nella sua carriera. «A Cava dei Tirreni, al termine del derby di serie D tra Cavese e Benevento, con i padroni di casa in lotta per non retrocedere e gli ospiti vincenti e primi in classifica, ci fu un tentavo di invasione. A darmi una mano a placare gli animi furono due giocatori livornesi: Taddeini e Niccolai». Nel suo curriculum figurano un centinaio di gare dirette in serie B, 12 partite internazionali nelle vesti di guardalinee a fianco dei migliori come Bergamo, Casarin, Ciacci, Gonella e Lattanzi, in Coppa dei Campioni, Coppa Uefa, Coppa delle Coppe, Mitropa Cup e incontri tra nazionali, Germania-Svizzera, Inghilterra-Scozia, l'amichevole Italia-Russia. L'esordio fuori dai confini italiani era avvenuto a Fiume, sempre con Bergamo, in Rjeka-Wrexam.

Nel 1982 Tani appese il fischietto al chiodo. «Ma la passione rimase immutata e ho iniziato la carriera dirigenziale», raccontava. E questa sua seconda vita fu forse ancor più ricca di soddisfazioni: dal 1984 al 1992 a capo della sezione arbitri di Livorno e dei suoi 250 iscritti. Per tre anni commissario in serie C, poi dieci anni in Serie A e B, rappresentante dell’Aia alla Lega Serie C, per sette anni membro della commissione arbitrale regionale sotto la guida di Bergamo, Ceccarini e Braschi, nel 2000 commissario straordinario della sezione Aia di Grosseto.

«Se ne va un maestro di moltissimi di noi - ricorda Alessio Simola, attuale presidente dei fischietti livornesi -. Aveva mantenuto con me e con tanti di noi un legame fortissimo, lui era quello che ci aveva fatto muovere i primi passi e continuato a consigliarci, sempre, rimanendo un riferimento anche quando siamo diventati grandi. Tutti gli arbitri livornesi oggi si stringono attorno alla sua famiglia».
 

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