Livorno

Il piano dell’assessore al traffico: in funivia dalla stazione al porto

di Giulio Corsi e Enrico Paradisi
Il piano dell’assessore al traffico: in funivia dalla stazione al porto

Piloni in via Grande e viale Carducci, 4000 passeggeri l’ora. Vece ci crede: «Ho già chiesto un progetto
In 18 mesi sarà operativa, non come a Firenze dove per fare il tram hanno paralizzato il centro 5 anni»

27 maggio 2016
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LIVORNO. Con lo skipass dalla stazione al porto Mediceo. Livorno come Selva di Valgardena? Casomai come La Paz, Medellin, Londra e soprattutto Berlino, dice l’assessore al traffico Giuseppe Vece. Che ieri ha lanciato un’idea che rivoluzionerà completamente la mobilità cittadina, ha sottolineato orgoglioso.
Quell’idea si chiama funivia urbana, che di fatto è una vera e propria cabinovia, proprio come quelle che siamo abituati ad utilizzare per andare a sciare, ma che ora sono diventate l’ultima moda della mobilità urbana sostenibile delle grandi capitali mondiali.

Non è un caso che l’assessore Vece per ispirarsi faccia riferimento proprio a Berlino, dove la società altoatesina Leitner - che si spartisce il mercato mondiale degli impianti di risalita con gli austriaci della Doppelmayr - costruirà una funivia lunga un chilometro e mezzo che collegherà i “Gärten der Welt” con la stazione U-Bahn di Neue Grottkauer Straße.

Ma esempi ce ne sono in tutto il mondo: la Medellin Metrocable in Colombia è in servizio dal 2006 e ha reso accessibile il quartiere Aburra Valley trasportando seimila passeggeri all'ora e risollevandolo da una situazione di degrado e isolamento, mentre a Rio de Janeiro la Teleferica Do Aleman unisce il quartiere di Morro da Providencia, la più antica favela della capitale carioca, con il centro in pochi minuti.
Vece ci crede: «E’ un sogno, è il mio sogno, ma è assolutamente realizzabile», dice. E supera il suo predecessore Giovanni Gordiani proprio sul suo campo, visto che l’ex assessore al traffico, residente a Cutigliano e sciatore provetto, di impianti di risalita ne masticava assai.

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Gordiani aveva progettato la chiusura di via Grande al traffico con l’eccezione di bus, taxi e residenti. Vece va ben oltre e in via Grande vuole installarci una cabinovia. Non è dato sapere, ad ora, dove saranno piantati i piloni che dovranno reggere i cavi che passeranno in mezzo ai portici. Non si sa neanche l’altezza da terra a cui viaggeranno i livornesi, che potrebbero ritrovarsi nel giro di uno-due anni a vivere un film di fantascienza.

Al di là dei dettagli tecnici ancora da scoprire, l’idea di Vece tuttavia è chiara: far partire le cabine dalla stazione ferroviaria e da lì, a dritto, farle proseguire lungo viale Carducci, piazza della Repubblica, via Grande, piazza Grande, ancora via Grande con discesa ai Quattro Mori o dentro al porto Mediceo. «Ho già chiesto ad un’azienda del settore uno studio preliminare di fattibilità - racconta l’assessore al Tirreno -. Bastano due dati per capire che la funivia rappresenta la vera rivoluzione urbana: costa un terzo del tram e si realizza in un quinto del tempo. E in un’ora sarà in grado di portare quattromila passeggeri». Il problema sarà casomai trovarle quattromila persone all’ora che facciano la spola tra piazza Dante e il porto.

Nello studio di fattibilità si scoprirà anche se sono previste e possibili fermate intermedie. Tema che diventerebbe assai caro ai commercianti di via Grande che rischierebbero altrimenti di vedersi volare sopra le vetrine i croceristi, “senza passare dal via” (anzi dal centro) come si direbbe nel Monopoli.
Anche senza essere ingegneri è lampante che piazza della Repubblica si presterebbe a diventare fermata intermedia principale, così come piazza Grande. E chi dovrà fermarsi un po’ prima o un po’ dopo? Lo scopriremo quando il progetto diventerà più concreto.

Vece ipotizza la realizzazione della funivia in diciotto mesi, «giusto il tempo di tirare su i pali e stendere i cavi», dice. E poi aggiunge: «Non certo come a Firenze dove la tramvia ha paralizzato la città per cinque anni. Non mi azzardo a fare altrettanto a Livorno. Qualcuno a cui ho proposto l’idea mi ha detto che è un sogno. Io rispondo che lo era anche il canale di Panama».

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