Influenza, rapido aumento di casi in Italia: cosa sappiamo del “super ceppo” e i tre sintomi chiave
Gli esperti avevano anticipato una stagione particolarmente intensa, sulla scia di quanto osservato in Australia, dove l’influenza ha avuto un impatto tra i più pesanti degli ultimi anni
Febbre alta, sintomi respiratori e dolori muscolari: sono i segnali più comuni dell’influenza che in queste settimane sta colpendo migliaia di italiani. Secondo l’ultimo bollettino del sistema di sorveglianza RespiVirNet, tra il 1° e il 7 dicembre l’incidenza delle infezioni respiratorie acute ha raggiunto 12,4 casi ogni 1.000 assistiti, in crescita rispetto alla settimana precedente. Dall’inizio della sorveglianza, avviata a ottobre, si contano già 4 milioni di casi, di cui 695mila nell’ultima settimana.
Un andamento previsto
Gli esperti avevano anticipato una stagione particolarmente intensa, sulla scia di quanto osservato in Australia, dove l’influenza ha avuto un impatto tra i più pesanti degli ultimi anni. Tuttavia, come ha chiarito Anna Teresa Palamara, l’aumento dei casi è «in linea con l’andamento tipico del periodo» e non rappresenta un’anomalia. Anche il virologo Fabrizio Pregliasco aveva segnalato che la scarsa copertura vaccinale, soprattutto tra gli over 65, avrebbe potuto rendere l’inverno più difficile.
Il quadro europeo e globale
Già a novembre l’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) segnalava un incremento rapido e anticipato dei casi in Europa. Nel bollettino del 12 dicembre l’agenzia ha confermato che l’influenza «sta circolando ampiamente» in tutta l’UE e nello Spazio economico europeo. Anche l’Oms ha registrato un avvio precoce della stagione, circa quattro settimane prima del solito, ma ha rassicurato che le tendenze restano simili a quelle del 2022-2023.
Il nuovo sottoclade K
A complicare il quadro è la diffusione del sottoclade K del virus A(H3N2), rilevato in Australia e Nuova Zelanda a partire da agosto. Questa variante ha prolungato la stagione influenzale nell’emisfero australe fino a ottobre e novembre. Secondo l’Ecdc, il sottoclade K rappresenta circa la metà delle sequenze registrate a livello globale tra maggio e novembre 2025. Le analisi hanno evidenziato una discrepanza con i vaccini attuali, che potrebbero risultare meno efficaci contro questa variante.
Vaccino ancora fondamentale
Nonostante le possibili riduzioni di efficacia, gli esperti ribadiscono l’importanza della vaccinazione. L’infettivologo Matteo Bassetti ha sottolineato che il vaccino «aiuta a non finire in ospedale» e riduce il rischio di complicanze. Con il picco stagionale ancora da raggiungere, la raccomandazione è chiara: non è troppo tardi per vaccinarsi.
