Il Tirreno

Lutto

È morto Björn Andrésen, perché era chiamato “il ragazzo più bello del mondo”

di Redazione web

	 Björn Andrésen
 Björn Andrésen

Nel film Morte a Venezia del 1971, Andrésen interpretava Tadzio, il giovane che incarna la bellezza ideale e irraggiungibile di Gustav von Aschenbach, il musicista interpretato da Dirk Bogarde. Dietro quell’immagine perfetta, però, si nascondeva una storia difficile

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È morto a Stoccolma, all’età di 70 anni, Björn Andrésen, l’attore svedese che Luchino Visconti trasformò nel simbolo di un’intera epoca cinematografica. A dare la notizia, nella giornata di lunedì 27 ottobre, sono stati Kristina Lindström e Kristian Petri, i registi del documentario a lui dedicato nel 2021, The Most Beautiful Boy in the World.

Il volto di un sogno viscontiano

Nel film Morte a Venezia del 1971, Andrésen interpretava Tadzio, il giovane che incarna la bellezza ideale e irraggiungibile di Gustav von Aschenbach, il musicista interpretato da Dirk Bogarde. Aveva appena sedici anni quando fu scelto da Visconti per il ruolo che lo avrebbe reso immortale, ma anche segnato per sempre. La sua grazia androgina e i capelli biondi ne fecero una figura iconica, tanto da consacrarlo al Festival di Cannes come il “ragazzo più bello del mondo”, definizione che lo stesso regista pronunciò e che lo inseguì per tutta la vita.

Dalla fama al tormento

Dietro quell’immagine perfetta, però, si nascondeva una storia difficile. Nato a Stoccolma il 26 gennaio 1955, Björn non conobbe mai il padre e perse la madre a soli dieci anni, quando si tolse la vita dopo averlo affidato ai nonni materni. Fu la nonna a spingerlo verso il mondo dello spettacolo: prima come modello, poi come attore, debuttando nel 1970 in A Swedish Love Story di Roy Andersson.  L’esperienza sul set di Morte a Venezia, se da un lato lo consacrò a livello internazionale, dall’altro lo espose a un’attenzione mediatica opprimente. Andrésen raccontò in seguito di aver vissuto come un “inferno” alcune situazioni legate alla promozione del film, come la serata in un locale gay di Parigi organizzata da Visconti, in cui si sentì esposto e vulnerabile.

Una carriera tra musica e cinema

Dopo il film viscontiano, Andrésen scelse di allontanarsi dal grande cinema e di dedicarsi alla musica, studiando alla Adolf Fredrik’s Music School di Stoccolma. Nel corso degli anni è comunque apparso in numerose produzioni televisive scandinave e, più di recente, nel film horror Midsommar di Ari Aster (2019). Ma la sua seconda vita artistica fiorì in Giappone, dove divenne un idolo musicale con la Sven Erics Dance Band. Il suo fascino nordico ispirò perfino la celebre fumettista Riyoko Ikeda, che secondo molti avrebbe preso spunto dai suoi lineamenti per disegnare Lady Oscar, la protagonista del celebre manga.

Una vita segnata da dolore e riscatto

Nel 1983 Andrésen sposò la poetessa Susanna Roman, da cui ebbe due figli, Robine ed Elvin. La tragedia tornò però a colpirlo con la morte del piccolo Elvin a soli nove mesi, evento che contribuì alla fine del matrimonio. Negli ultimi anni aveva trovato conforto nella musica e nella famiglia, dedicandosi ai suoi nipoti. Björn Andrésen lascia dietro di sé un’eredità complessa e malinconica: quella di un uomo che, pur tentando di fuggire dal mito, resterà per sempre impresso come il volto eterno della giovinezza in Morte a Venezia.

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