Dall'Italia
Scoperto un nuovo Caravaggio, l’intelligenza artificiale conferma l’autenticità del “Suonatore di Liuto”
Per decenni considerato una copia, il dipinto venduto da Sotheby’s per poche sterline è stato riconosciuto come autentico grazie all’IA. Gli esperti: “Un capolavoro dimenticato, restituito al maestro del chiaroscuro”
Michelangelo Merisi da Caravaggio è da sempre considerato uno degli artisti più rivoluzionari della pittura occidentale, capace di trasformare il linguaggio figurativo attraverso il contrasto tra luce e ombra e la potenza realistica delle sue scene. Tuttavia, il corpus delle sue opere conosciute è estremamente ridotto: si contano appena poche decine di dipinti riconosciuti come autentici.
Ora, un’analisi scientifica ha ribaltato decenni di dubbi attorno a un quadro finora considerato una copia, con il contributo dell’intelligenza artificiale. Si tratta de Il Suonatore di Liuto conservato a Badminton House, nel Gloucestershire, acquistato nel XVIII secolo e successivamente catalogato come “dopo Caravaggio” da Sotheby’s e dal Metropolitan Museum of Art di New York.
Una recente indagine condotta da Art Recognition, società svizzera specializzata nell’autenticazione di opere, ha stabilito che il dipinto è da attribuire a Caravaggio con una probabilità dell’85,7 per cento.
La conferma della tecnologia
Secondo quanto riportato dal Guardian, i test hanno evidenziato una “forte corrispondenza” tra il dipinto e altre opere certificate di Caravaggio.
La direttrice di Art Recognition, Carina Popovici, ha spiegato che “qualsiasi risultato superiore all’80 per cento rappresenta una soglia di affidabilità molto alta”.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con l’Università di Liverpool e altri istituti europei. Per la prima volta, l’intelligenza artificiale è stata impiegata per comparare elementi stilistici, pennellate e caratteristiche compositive con un archivio digitale di opere certe del pittore.
Una storia di attribuzioni controverse
La vicenda del Suonatore di Liuto è segnata da valutazioni contraddittorie. Nel 1969, Sotheby’s vendette il quadro per appena 750 sterline, definendolo una semplice copia. Nel 2001, fu nuovamente battuto all’asta come “cerchia di Caravaggio”, raggiungendo le 71.000 sterline.
L’acquirente fu lo storico dell’arte Clovis Whitfield, specialista di maestri italiani, che riconobbe nel dipinto dettagli coerenti con la descrizione contenuta nella biografia di Giovanni Baglione, pubblicata nel 1642. “Baglione menziona con precisione particolari come i riflessi della rugiada sui fiori”, ha ricordato Whitfield.
Le tre versioni del “Suonatore di Liuto”
Il dipinto di Badminton è una delle tre versioni note dell’opera. Una, unanimemente riconosciuta come autentica, è conservata all’Hermitage di San Pietroburgo. Un’altra, con un soggetto femminile, si trova nella collezione Wildenstein e fu esposta al Metropolitan Museum tra il 1990 e il 2013.
Nel 1990, Keith Christiansen, all’epoca responsabile del dipartimento di pittura europea del Met, aveva indicato la versione Wildenstein come originale, ritenendo invece quella di Badminton una copia. Lo stesso Christiansen, in una lettera del 2007 indirizzata al collezionista Alfred Bader, affermò: “Nessuno – certamente nessun moderno studioso – ha mai preso in considerazione l’idea che il vostro quadro potesse essere di mano di Caravaggio.”
Whitfield, che acquistò l’opera insieme a Bader, ha commentato che “alcuni studiosi italiani e lo stesso Christiansen sono rimasti ancorati a schemi tradizionali, rifiutandosi di accettare nuove evidenze. Il risultato dell’intelligenza artificiale smentisce le loro conclusioni”.
L’IA boccia la versione Wildenstein
Secondo l’analisi di Art Recognition, la versione Wildenstein non è un lavoro autentico. Popovici ha spiegato al Guardian che “il nostro algoritmo ha restituito un risultato negativo”.
A sostegno di questa conclusione ci sono anche studi tecnici: David Van Edwards, liutaio e presidente della Lute Society, ha osservato che lo strumento raffigurato nella versione Wildenstein presenta “numerosi errori”, a differenza di quello accurato delle versioni di Badminton e dell’Hermitage.
Una rivalutazione storica
Anche il giurista e collezionista William Audland KC, autore di un saggio dedicato al Suonatore di Liuto, ha espresso il suo sostegno all’attribuzione: “Da avvocato, considero tutte le prove in modo forense. È evidente che un’ingiustizia viene commessa da chi sostiene l’autenticità della versione Wildenstein e nega quella di Badminton. L’analisi dell’intelligenza artificiale offre un riscontro oggettivo che conferma il contrario.”
Secondo Audland, “la versione di Badminton è un dipinto straordinario, capace di togliere il fiato”.
Con questa nuova attribuzione, il Suonatore di Liuto di Badminton House entra di diritto tra le opere del genio lombardo, restituendo alla storia dell’arte un tassello perduto e rivalutando il ruolo delle tecnologie digitali nello studio dei maestri antichi.