La dieta della fertilità per rimanere incinta: i piani, gli alimenti e il ruolo dei probiotici
La nutrizione ad hoc permette di avere più successo: i dati della scienza
L'alimentazione ha un ruolo chiave per il successo dei trattamenti di fecondazione assistita. Un nuovo studio condotto sulle aspiranti mamme italiane ha dimostrato che seguire un piano di nutrizione personalizzata e assumere probiotici per almeno 2 mesi prima del transfer di un embrione può aumentare significativamente il tasso di natalità per ciclo. I benefici sono stati osservati in particolare in pazienti con stili di vita non salutari, come scarsa aderenza alla dieta mediterranea, fumo, consumo di alcol e sedentarietà.
La ricerca, coordinata dal gruppo Genera, è stata presentata al 41esimo Congresso annuale della Società europea di Riproduzione umana ed embriologia (Eshre), che si chiude oggi Parigi. "La nutrizione è uno strumento clinico centrale e spesso sottovalutato - spiega l'embriologa e nutrizionista Gemma Fabozzi, prima autrice del lavoro e responsabile Nutrizione del centro B-Woman di Roma - Intervenire sulle abitudini alimentari e sulla composizione del microbiota intestinale e vaginale delle pazienti può migliorare l'ambiente uterino in cui l'embrione si impianta. In questo studio abbiamo visto che pazienti con precedenti fallimenti e abitudini non ottimali hanno avuto un tasso di nascita del 58% con l'intervento nutrizionale, rispetto al 39% di chi non lo ha seguito".
I piani nutrizionali e i probiotici
L'obiettivo della ricerca, uno studio caso-controllo retrospettivo condotto tra il 2017 e il 2023, era verificare se un intervento combinato - basato su piani nutrizionali personalizzati e integrazione con un ceppo specifico di Lactobacillus Crispatus - fosse in grado di migliorare i risultati clinici del trasferimento di embrioni euploidi in pazienti con uno stile di vita non salutare e almeno un fallimento precedente. Sono state arruolate 250 pazienti con almeno una blastocisti euploide disponibile e una storia di fallimento d'impianto. Tutte le pazienti mostravano scarsa aderenza alla dieta mediterranea e/o abitudini poco sane (fumo, consumo di alcol, sedentarietà). Il gruppo 'studio' (163 donne) ha aderito al piano nutrizionale e all'assunzione del probiotico per via orale per un minimo di 2 mesi prima del transfer; il gruppo 'controllo' (87 donne) è stato utilizzato come confronto. L'età media al prelievo ovocitario era di 37 anni e di 38 al momento del transfer. La composizione corporea delle pazienti non ha mostrato differenze significative tra i due gruppi, così come la qualità delle blastocisti euploidi.
I risultati
I risultati nel dettaglio: il tasso di gravidanza clinica per transfer è stato del 69% nel gruppo studio e del 51% nel gruppo controllo; il tasso di nascita viva per transfer del 58% contro il 39%, con una potenza statistica dell'87%; nessuna differenza è stata evidenziata nei tassi di aborto precoce o gravidanza biochimica; nessuna differenza nei dati neonatali (età gestazionale e peso alla nascita). Anche correggendo l'analisi per tenere conto dell'unico fattore confondente rilevato, cioè l'indice di massa corporea (Bmi) materno al momento del transfer, l'effetto positivo dell'intervento nutrizionale si manteneva. "Questo lavoro - commenta Fabozzi - rafforza l'importanza della consulenza nutrizionale soprattutto nelle pazienti con abitudini non salutari, spostando l'attenzione da un intervento farmacologico a un approccio sistemico e preventivo. Procederemo ora con una conferma in studio prospettico, includendo parametri oggettivi sul microbiota sia vaginale che intestinale e i markers metabolici".