Il Tirreno

Il caso

Uccise il padre e la madre, Neumair all’ergastolo: per il giudice era «capace di intendere e volere»

Uccise il padre e la madre, Neumair all’ergastolo: per il giudice era «capace di intendere e volere»

Benno, reo confesso, il 4 gennaio 2021 uccise i genitori, Peter Neumair 63 anni e Laura Perselli 68 anni, entrambi insegnanti in pensione, per poi gettarne i corpi nell'Adige: è stato condannato all'ergastolo.

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BOLZANO. A quasi tre mesi dalla condanna all’ergastolo per duplice omicidio, per Benno Neumair i giudici hanno reso note le motivazioni dietro alla sentenza. Quando ha ucciso il padre e la madre, il 31enne era conscio di quello che stava facendo: «L’uomo era in grado di intendere e volere». Il 4 gennaio del 2021, il giovane uccise i genitori e gettò i corpi nel fiume Adige. Il 6 febbraio, dopo il ritrovamento del corpo della madre, quello che era diventato il maggiore sospettato crollò e confesso il delitto. Nei messaggi vocali spediti ad un amica, la madre era già preoccupata: “Ho paura di quella bestia”, diceva e raccontava di aver nascosto tutti i coltelli.

«La difesa non commenta ma impugna». Lo ha detto all'Adnkronos l'avvocato Angelo Polo che con Flavio Moccia difende Benno Neumair, alla luce delle motivazioni depositate oggi dalla Corte d'assise che il 19 novembre 2022 lo aveva condannato all'ergastolo per l'omicidio dei genitori Peter Neumair e Laura Perselli.

Secondo le motivazioni, Benno agì in piena capacità di intendere e di volere in entrambi i delitti.

«La Corte - si legge in una nota della presidente del Tribunale, Francesca Bortolotti - ha ricostruito sulla base dell'ampio materiale probatorio raccolto, i fatti del giorno dell'omicidio e di quelli successivi, analizzando tutte le testimonianze ed i risultati delle indagini scientifiche di ogni tipo. Questo esame ha portato ad affermare oltre ogni ragionevole dubbio la commissione dei reati contestati da parte dell'imputato».

In particolare, per quanto riguarda il delitto di Peter Neumair, la Corte si discosta dai risultati della perizia e afferma «la piena capacità di intendere e di volere del figlio», mentre, per quanto riguarda il secondo omicidio, quello della madre, i giudici hanno condiviso «le conclusioni peritali che indicavano una piena capacità dell'imputato» e hanno ritenuto sussistente «l'aggravante della premeditazione in ragione delle modalità di commissione che si sono sostanziate in un vero e proprio agguato». Tra l'altro, si sottolinea nella nota del Tribunale, «l'avvenuta confessione da parte dell'imputato è intervenuta in un momento in cui il materiale probatorio raccolto era assolutamente sufficiente ad affermare la colpevolezza dell'imputato». 

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