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Grosseto, in 11 anni un quarto dei negozi rischia di sparire dalla città – I numeri e le strategie per gestire la crisi
Confcommercio: le proiezioni fino al 2035 segnano un crollo della densità commerciale. Per Gennari «servono interventi immediati contro la desertificazione urbana»
GROSSETO. In undici anni – dal 2024 al 2035 – il commercio del comune di Grosseto rischia di perdere quasi un quarto della propria ossatura: il 23,2% delle attività. È lo scenario che emerge dai dati comunali sulla desertificazione commerciale, numeri che delineano, con la freddezza dei prospetti statistici, un futuro profondamente critico per il capoluogo maremmano se non subentreranno politiche capaci di invertire una tendenza che sembra correre spedita verso la rarefazione dei servizi di prossimità e un impoverimento del tessuto urbano.
I numeri
Per misurare la portata del fenomeno basta guardare alle cifre: nel 2012 la densità commerciale era pari a 12,2 negozi ogni 1.000 abitanti. Dieci anni dopo, nel 2024, il rapporto era già sceso a 9,4. Le proiezioni al 2035 parlano di un crollo fino a 7,2 negozi ogni 1.000 abitanti. Una curva che decade progressivamente e che racconta, più di qualsiasi commento, un lento svuotamento delle nostre strade: meno luci accese, meno vetrine, meno flussi di persone. Meno vita urbana.
«Le piccole attività commerciali sono un presidio sociale ed economico fondamentale – commenta il presidente di Confcommercio Grosseto Giulio Gennari – e non possiamo permettere che venga meno un elemento così essenziale dell’identità dei nostri quartieri. Il commercio tradizionale è soffocato dagli acquisti sulle piattaforme online e dalla conversione crescente degli spazi in B&B e affitti brevi».
Gennari riprende e rilancia l’allarme del presidente nazionale Carlo Sangalli, che da mesi insiste sulla gravità delle proiezioni al 2035 elaborate dal Centro Studi Confcommercio. I numeri nazionali sono impietosi: bar e caffè potrebbero diminuire del 17,7%, gli alberghi dell’8,7%, il commercio in sede fissa e quello ambulante perdere oltre il 21%. Al contrario cresceranno in modo esponenziale il commercio online (+101%) e gli affitti brevi (+81,9%). Una trasformazione che Gennari definisce «una vera e propria dematerializzazione del commercio» con effetti negativi non solo sull’economia, ma sul senso stesso di comunità e di appartenenza.
«Serve una strategia nazionale»
Il presidente grossetano puntualizza come, con il progetto Cities, Confcommercio stia studiando questo fenomeno da diversi anni con il risultato di aver individuato alcune azioni di contrasto ormai indifferibili. Insiste poi sulla necessità di una strategia nazionale per le politiche urbane, capace di sostenere davvero l’esperienza dei Centri commerciali naturali e di attivare programmi pluriennali per l’economia di prossimità, oggi sempre più schiacciata tra concorrenza digitale e carenza di servizi strutturali. «Servono politiche nazionali serie, coordinate – dice l’associazione - che impediscano che i nostri centri storici diventino città fantasma o, all’opposto, gigantesche case vacanza».
Le amministrazioni locali e regionali devono lavorare insieme e adottare una visione coordinata a condivisa. A livello locale le richieste non cambiano: patti per la riattivazione dei fondi sfitti; incentivi coordinati tra pubblico e privato; accompagnamento all’avvio d’impresa; logistica urbana sostenibile; welfare territoriale; partenariati con il mondo immobiliare; maggior equilibrio fiscale; credito meno complicato da ottenere; strumenti per guidare le imprese nella transizione digitale. «Le risorse che possono essere attinte dai fondi per la rigenerazione urbana e dalle partnership pubblico-private, vanno usate per trasformare gli spazi vuoti in luoghi vivi e sostenere le imprese che generano coesione sociale», restituendo agli abitanti servizi e presidi di comunità.
Il Piano operativo
Una parte fondamentale del ragionamento passa dal fronte urbanistico. «Grosseto ha davanti un’occasione decisiva con l’approvazione del nuovo Piano operativo comunale – prosegue Gennari – e ci auguriamo che le scelte dell’amministrazione siano coerenti con una visione di rigenerazione di luoghi e quartieri a rischio desertificazione, rigettando ogni tentazione contraria». Cioè senza cedere alla tentazione di nuove medie e grandi strutture fuori dal perimetro urbanizzato.
La coerenza urbanistica - fa capire la direttrice Gabriella Orlando - è un pezzo essenziale del puzzle. «Ci aspettiamo che non ci sia una previsione di medie e grandi strutture di vendita fuori dalla città urbanizzata», perché è dentro la città che dobbiamo riportare vita, servizi, prossimità con politiche lungimiranti, riportando le attività nei luoghi svuotati. In gioco, più del commercio, c’è il destino stesso della città come spazio vivo e abitato.
