Grosseto, avvocato aggredito sotto casa: i poliziotti arrestano un uomo
Andrea Fabbri parla dal suo studio dopo la delicata operazione per i danni al volto. Il suo assalitore stava urinando lungo la strada, lui lo redarguì e prese calci e pugni
GROSSETO. Nella mattinata di ieri, a seguito di attività investigativa svolta dalla Mobile, è stata data esecuzione alla misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di un uomo per il reato di lesioni personali gravi.
Ne dà notizia la questura, sottolineando che l’ordinanza costituisce l’epilogo delle indagini condotte dapprima d’iniziativa dalla Mobile e quindi coordinate dalla Procura a seguito dell’intervento effettuato dalle Volanti il 1° ottobre intorno alle 21,30 al pronto soccorso, dove si trovava l’avvocato Andrea Fabbri dopo l’aggressione subita pochi minuti prima sotto casa: per aver richiamato un giovane uomo che stava urinando lungo la strada aveva ricevuto pugni al volto e, cadendo a terra aveva sbattuto anche la testa. A causa delle botte aveva avuto bisogno di un intervento di chirurgia maxillofacciale.
«L’intervento a Siena è andato bene e oggi sto meglio, al netto di alcune problematiche connesse al fatto che mi sono di ostacolo nella concentrazione sul lavoro: al naso ma soprattutto all’occhio», premette Fabbri al nostro taccuino, e subito aggiunge: «Tengo in modo particolare a ringraziare il personale della polizia di Stato, che si è dimostrato sempre disponibile fin da subito ma anche dopo con efficienza e grande professionalità».
Poi l’avvocato “prende il sopravvento”, perché le attività investigative attivate dalla Mobile hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza, condivisi dall’Autorità giudiziaria, nei confronti di un uomo che è stato quindi tratto in arresto in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari e portato in carcere: «Sono contento che le indagini abbiano condotto almeno a un arresto, ma stante lo stato del procedimento penale nella fase delle indagini preliminari l’indagato è da ritenersi presunto innocente sino a eventuale sentenza definitiva di condanna». E non è solo una formula di rito.
«Quanto è accaduto non cambia la mia disposizione nei confronti di simili episodi e chi li compie. Non praevalebunt: se giriamo la testa dall’altra parte le persone che delinquono si sentiranno ancor più padrone. Nel mio caso specifico non avrei pensato che le conseguenze sarebbero state tali, ma occorre fermezza nel condannare certi gesti», ribadisce.
Una forma di distacco professionale la sua, che potrebbe essere messa ancor più a dura prova nel caso in cui in aula ci dovesse essere un faccia a faccia tra lui e il presunto aggressore: «Questa è una scelta che ricade sul suo difensore (il collega Giulio Parenti del Foro di Pisa, ndr). Ma, ripeto, questo “distacco” non mi costa un particolare sforzo: certamente avrei preferito non ritrovarmi di fronte a questa evenienza, ma lo Stato di diritto va rispettato fino in fondo».
Tra i gravi indizi di colpevolezza cui accenna la questura ci sarebbero anche i filmati ripresi dalle telecamere di videosorveglianza sotto l’abitazione di Fabbri: dai nastri gli investigatori sarebbero riusciti a ricostruire con particolare chiarezza la dinamica dell’accaduto. Da chiarire, al di là della condotta del giovane uomo in carcere, quella della persona che si trovava accanto a lui; rimasta accanto a lui fino alla fine del pestaggio.
