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“El Caribe” chiuso per 15 giorni: «Ennesima rissa, ma ora basta»

di Matteo Scardigli
“El Caribe” chiuso per 15 giorni: «Ennesima rissa, ma ora basta»

Denunce e raccolta firme, si chiamano in causa Asl e Comune

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GROSSETO. È la svolta. Martedì la questura ha messo per l’ennesima volta i sigilli a El Caribe: 15 giorni di stop comminati in seguito «al verificarsi di recenti e gravi episodi di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica, in conseguenza ai ripetuti episodi di violenza accaduti nel corso degli ultimi mesi, che hanno visto protagonisti diversi avventori del locale, iniziati all’interno dell’esercizio pubblico per poi spostarsi all’esterno». E i privati del complesso Le Palme, che dal 2024 ha abbandonato la dicitura di centro commerciale in favore di quella di centro servizi (tra l’altro, qui, sta per arrivare anche il Coeso), fanno partire denunce ed esposti e una raccolta firme; e chiamano in causa Asl ma soprattutto il Comune.

«Niente conflitti, ne abbiamo avuti abbastanza: vogliamo sostegno», premette chiedendo l’anonimato un rappresentante degli 84 condòmini: “quelli del giorno”, che insieme agli affittuari con i dipendenti – qualche centinaio di persone in tutto – sono da anni impegnati una difficile convivenza con “quelli della notte”. Da un lato il progetto Green Art Maremma, avviato a settembre 2024 e già diventato esempio nazionale di rigenerazione dal basso grazie ad artisti da tutto il mondo che hanno affrescato l’intera zona a colpi di street art, pronto a espandersi alla contigua Cittadella dello studente; anche in una sorta di chiosa ideale alla Greenway, ché siamo all’estremo sud di via de’ Barberi. Dall’altro «qui c’è veramente di tutto: corse clandestine di auto lungo il circuito improvvisato di piazza Ombrone, continui danni alle nostre proprietà, frequentazioni di pregiudicati, droga nascosta in ogni angolo e spacciata a cielo aperto, portici presi come servizi igienici da decine e decine di clienti (tanto puliamo noi la mattina dopo) e violenze continue e gratuite (ad Halloween si è trovato perfino un machete)».

L’episodio che ha spinto il questore Claudio Ciccimarra a mettere i sigilli si è verificato nella notte fra venerdì e sabato poco dopo le 4,45: «C’è un macchina bianca che, in retromarcia dentro al piazzale semivuoto, sfiora urta giovane donna o forse la urta in modo lieve: un ragazzo con lei dà un calcetto alla portiera la posteriore sinistra e la apre, poi sferra un calcio. Il conducente scende e gli sferra un pugno e in pochi secondi è il parapiglia: una rissa in cui è difficile capire chi è contro chi, con i feriti a terra che si rialzano e si rigettano nella mischia. Poteva finire davvero molto peggio».

Qui, aggiungono i condomini, è in atto una contesa per il controllo del territorio: «Noi, dopo un lungo iter burocratico tutt’altro che semplice, siamo riusciti a far mettere le telecamere. Loro (sempre alcuni clienti, ndr) hanno le proprie “sentinelle”: non ci sentiamo più liberi». Ma i privati si sono attrezzati – e autotassati – ulteriormente: «Sempre al termine di una lunga consultazione interna, ma anche con le attività limitrofe, abbiamo acquistato nuovi cancelli già installati all’accesso di via de’ Barberi e siamo pronti a implementare un sistema di lettura targhe e telecomandi: chi deve uscire esce, ma dopo la chiusura entra solo chi è autorizzato». Chiusura che, spiegano, terrebbe conto degli orari del locale: spenta la musica, tempo di far defluire i clienti e buonanotte. «Siamo tutti d’accordo, perché farebbe bene alla nostra comunità (per non parlare di forze dell’ordine e soccorritori, che quaggiù ormai hanno “fatto il viottolo”), meno uno: El Caribe, che non risponde alle nostre comunicazioni».

Ma c’è un ma. «Quando in estate il locale ha riaperto i battenti, abbiamo scoperto una cosa interessante», premettono i condòmini, spiegando che «El Caribe, nato come circolo, ha fatto gli atti necessari per diventare attività commerciale». La svolta di cui sopra: «Un’attività commerciale deve sottostare a una serie di norme e regole alle quali un circolo non è soggetto, e su queste norme e regole ci sono dei soggetti preposti a vigilare».

Ed ecco la raccolta firme, che ha già superato le 80 adesioni, indirizzata alle autorità amministrative e di pubblica sicurezza per ripristinare il decoro. Ma anche le “letterine”: ad Asl, intanto, perché verifichi la sussistenza dei requisiti igienico-sanitari del locale; e al Comune per quelli di conformità catastale e urbanistica. Ma ce ne sono altre sulla rampa di lancio. «Che intervengano subito, prima che ci scappi il morto», riassumono i privati.

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