Calcio in lutto, addio alla bandiera del Genoa: il George Best rossoblù che arrivava dalla Toscana
Il messaggio emozionante del club: «Ci sono giorni in cui tocca salutare i nostri eroi, farsi il segno della croce e pescare dal pozzo dei ricordi»
Lutto in casa Genoa per la scomparsa di Sidio Corradi, 80 anni, bandiera rossoblù. Ala destra – 129 presenze e 36 gol tra campionato e Coppa Italia col Grifone –, Corradi era nato a Porto Ercole (Grosseto) nel 1944 e, dopo il Bologna, aveva iniziato con la maglia rossoblù nelle giovanili per arrivare a diventare un protagonista in prima squadra.
Come ricorda direttamente il club, vinse la classifica cannonieri nel 1972-1973, per quattro volte capocannoniere del Grifone e – con Marco Rossi – «unico calciatore ad aver segnato in A, B e C».
La nota e il messaggio
«Addio al nostro eroe – Ci sono giorni in cui tocca salutare i nostri eroi, farsi il segno della croce e pescare dal pozzo dei ricordi abbeverandosi alla fonte. “Il Genoa è la mia vita, il Genoa è il Genoa…”. Gli piaceva dirla così a Sidio, 7 anni con la maglia foderata a quarti, nel viaggio delle sonate andanti delle promozioni e di una retrocessione. Una quarantina di stagioni contando quelli da maestro nelle giovanili. Zazzera bionda da cavallo di razza e calzettoni alle caviglie, basette alla George Best, la maglia fuori dai pantaloncini e dagli schemi. Negli anni post ’68 Sidio fece innamorare i genoani. Quei colpi di fulmine che atterrano annunciati dalla magia di un lampo. Quando percorse la sopraelevata la prima volta, un pensiero frullò nella sua testa: “questa diventerà la mia città”. Così andò. Andò a firmare il contratto nella sede di Via XII Ottobre», si legge dal sito del club.
E ancora: «Colpo di fulmine – Dalla piazzetta col pallone e gli stracci. Dalla lampara di papà, a Porto Ercole, quando uscivano in mare per portare a casa il pane. Al porto di un amore che i tifosi gli hanno dimostrato vita natural durante, nella legge non scritta che chi dà, riceve tanto quanto. Dietro a un palo della Nord, c’è in “Fame di Pallone”, conficcava l’amuleto di una faccia d’angelo e due ali. Ali per volare con i compagni che ora lo piangono e han fatto la storia di un Genoa d’altri tempi. Un Genoa forse povero, ma bello, su cui fluttuava come una litania il soffio, oggi come allora, di una passione non commentabile. Questione di Dna. La fibra delle tradizioni. “Il Genoa è il Genoa, dà emozioni particolari”. La tuta rossoblù una seconda pelle. Campione in disponibilità e non solo coi giovani che ronzavano intorno. “Pronto, Sidio, puoi andare a rappresentarci?”. “Dove e quando, io ci sarò”».