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Dopo tre infarti deve vendere la pizzeria: «Ma non trovo un acquirente, aiutatemi». La cifra richiesta

di Matteo Scardigli

	Il fondo e Monica Bocchi
Il fondo e Monica Bocchi

Grosseto: l’appello attraverso Il Tirreno di Monica Bocchi, titolare della pizzeria Kilusa

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GROSSETO. Ci ha messo il cuore, finché il cuore non l’ha tradita. Monica Bocchi è la titolare della pizzeria Kilusa (taglio e asporto) di viale Ombrone a Grosseto. O, meglio, in pratica lo è stata fino a circa un mese fa, quando è stata costretta ad abbassare la saracinesca – ordine del medico – dopo oltre quattro lustri lasciando nel locale lacrime e ricordi. La voglia di andare avanti non le manca, quello che non ha – che non riesce a trovare – è un acquirente; e il tempo.

La sua storia imprenditoriale inizia una dozzina di anni fa. «Per tanto tempo ho fatto la banconista (in gastronomia, panetteria e pescheria: mi mancava solo la macelleria) e la cassiera praticamente in tutti i supermercati della zona. Poi, al momento di rinnovare il contratto, mi venne detto che ero “troppo vecchia” per lavorare nel settore», racconta.

Ma lei è una che con le mani in mano proprio non sa stare, e impiega poco a reinventarsi: «All’epoca le provai tutte, finché non venne fuori (da mio padre, che ringrazio per aver creduto in me) l’idea della pizzeria. Era il 9 novembre 2014 e conoscevo le basi e poco altro, ma non mi sono arresa». E così apre in quel fondo che prima aveva ospitato una sala scommesse e prima ancora una lavanderia.

Bocchi frequenta il corso Ascom Confcommercio, impara e ben presto capisce di esserci portata; e si prende anche il diploma di alta specializzazione all’Accademia Pizzaioli. Nel frattempo la Kilusa si afferma come un punto di riferimento per la zona, e i clienti abituali non mancano. E lei sperimenta, innova: «Facevo impasti con il cacao amaro, con la curcuma e con lo zenzero, e tanti altri ancora (i grossetani, però, sono tosti ma poco curiosi). Mi inventai la pizza “anti età”, adatta alle persone diabetiche o quelle a dieta, e fui la prima in città a sbarcare su JustEat quando ancora nessuno sapeva cos’era».

Bocchi, da brava imprenditrice, investe nella sua attività: scommette su se stessa, sempre affiancata dal marito. «Facemmo tutta una serie di migliorie, a spese nostre: oggi il fondo è un chicchino, me lo sono curato come se fosse mio».

Il tempo passa e le cose da fare non mancano. Ma la fatica è compensata dall’entusiasmo e dalla riconoscenza dei clienti, molti dei quali sono ormai diventati amici. Poi, a gennaio di quest’anno, succede l’impensabile: «Ho dovuto sottopormi a un’isterectomia». Fa male, ma è “solo” un altro ostacolo: anche questo può essere superato, o almeno si può imparare a conviverci. Ma l’infarto è un’altra cosa.

«A maggio ne ho avuti tre: il primo a letto, un dolore inimmaginabile, il secondo l’indomani a casa dei miei e il terzo subito dopo in ospedale (mi avevano ricoverata all’Utic, infermieri e medici fantastici; che ringrazio)», racconta ancora. Il consulto del cardiologo è una sentenza: l’esposizione prolungata al calore – il forno – è fuori discussione. La vita che alla soglia dei 50 anni cambia letteralmente dalla sera alla mattina.

La fonte di reddito si prosciuga mentre le spese restano, e presto i soldi non bastano più. «Ho provato a vendere l’attività, e sono anche venuti in tanti a vederla. Mi sembravano persone interessate, però l’esito è stato sempre lo stesso. Qualcuno mi ha anche detto che sono “tempi difficili” per aprire una pizzeria», spiega, confessando che «riusciamo a tirare avanti grazie alla fede e a una mano da parte della famiglia».

Ed ecco l’idea: «Ho pensato di rivolgermi al Tirreno, il giornale della città, per trovare un acquirente. L’associazione di categoria mi ha detto che posso chiedere 20-25mila euro trattabili, in più (da brava bischera) ho mantenuto le utenze attive perché ho pensato che il prossimo che arriva si trova già tutto fatto e comincia subito con il piede giusto». E con la sua benedizione.

E infine un appello: «Sogno di tornare a fare la banconista, o meglio ancora la cassiera. Con i clienti sono eccezionale e devo sdebitarmi con mio padre, anche solo per riconoscenza per tutto quanto».

 

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