Incidente mortale
Addio Tania Polidoro, uccisa dalla distrofia: Grosseto piange una donna straordinaria
A un mese dal suo 35° compleanno, si è spenta per le complicazioni della distrofia Emery-Dreifuss. Laureata, lavoratrice, moglie e attivista, Tania ha affrontato con lucidità e forza una vita segnata dalla disabilità, diventando un riferimento per la sua comunità
GROSSETO. Ci sono persone che vivono la propria vita con un’intensità che intimorisce gli altri. Perché la tenacia con cui colgono le cose belle dell’esistenza a dispetto degli ostacoli che gli frappone una disabilità gravissima e feroce non ha nulla di eroico, ma viene declinata nella vita quotidiana diventando d’esempio per gli altri. Una di queste persone era la grossetana Tania Polidoro, che giovedì se n’è andata all’ospedale della Misericordia, a un mese del suo 35° compleanno, per le complicazioni della distrofia Emery-Dreifuss (Edmd). Una forma di distrofia muscolare caratterizzata da retrazione precoce dei tendini, debolezza muscolare progressiva e cardiomiopatia dilatativa.
Una vita in carrozzina, gli sforzi e il successo per laurearsi
Raccontare Tania è complicato perché era una persona sopra la media, mai adagiatasi nel cliché consolatorio dell’eroina che lotta contro la sua patologia. Consapevole della propria condizione di gravità e allo stesso tempo determinata a cogliere l’essenza profonda della vita, partendo dai propri bisogni per occuparsi anche degli altri. Sin dalla nascita vincolata a vivere su una carrozzina e fortissimamente condizionata dall’evoluzione della sua patologia, Tania ha seguito la propria vocazione dedicandosi allo studio fino a laurearsi in scienze della comunicazione all’Università di Siena. Che è testardamente riuscita a frequentare grazie al servizio taxi fornito dalla cooperativa sociale Uscita di Sicurezza, con autista Silvio Monaci, un ragazzo paraplegico che due volte alla settimana la accompagnava in facoltà per seguire le lezioni.
La battaglia contro le barriere architettoniche
Una storia di ordinaria determinazione raccontata nel 2010 sulle pagine del nostro giornale da Francesca Ferri. Stava ultimando la tesi per la laurea magistrale, dopo aver interrotto più volte gli studi a causa della malattia, ma non ha avuto questa soddisfazione. Già nel 2012 Tania, che stava svolgendo uno stage formativo all’ufficio Informagiovani del Comune di Grosseto, si occupava di tradurre in italiano l’App Wheelmap per segnalare i percorsi accessibili nelle città di tutta Europa. Impegnandosi in una delle battaglie che sentiva più sue, per l’abbattimento delle barriere architettoniche che limitano così tanto la mobilità delle persone con disabilità. Conclusa la propria formazione, Tania ha bruciato le tappe della vita, vincendo un concorso nel ruolo amministrativo ed entrando al lavoro al Genio civile di Grosseto. Dovendo anche rinunciare a lavorare in Banca d’Italia, dove aveva superato un’altra selezione pubblica, perché, sempre a causa delle barriere architettoniche, non era riuscita a trovare una sistemazione abitativa adeguata lontano da casa.
Il matrimonio
Nel frattempo, si era anche sposata con Raphael Corton Granado, un ragazzo cubano conosciuto su un portale web al quale si era iscritta per studiare le lingue ed avere scambi culturali internazionali. Con lui ogni volta che poteva organizzava un viaggio per conoscere il mondo. Da tempo, inoltre, Tania Polidoro era entrata a far parte della comunità religiosa “Bahà’ì”, una fede nata in Iran a metà del XIX secolo che si basa sull’unità spirituale di tutte le fedi monoteiste e di tutti gli esseri umani.
La lotta di Tania continua
«Io e mio marito – ci dice la mamma, Maria – vorremmo in qualche modo dare continuità all’impegno di Tania per abbattere le barriere architettoniche, che viveva come un ostacolo insopportabile alla sua libertà. Ogni volta che usciva di casa era preoccupata dell’effetto delle vibrazioni della sua carrozzina su strade e marciapiedi sconnessi, sollecitazioni che le provocavano forti dolori e un profondo malessere fisico, ma che affrontava perché prevaleva la voglia di vivere e stare in mezzo agli altri. Le istituzioni non affrontano con sistematicità il problema dell’accessibilità dei centri urbani, ghettizzando le persone con disabilità e rinchiudendole dentro casa. Questo purtroppo succede anche a Grosseto, dove il centro storico in particolare ma anche molte zone della città sono un vero e proprio calvario per chi si muove in carrozzina».
Chi volesse ricordare in modo concreto Tania, può fare una donazione all’Associazione italiana distrofia muscolare Emery-Dreyfuss: IBAN: IT74W0538712906000002016247. Ai genitori Maria e Antonio Polidoro, alla sorella Aurora, all’ottavo mese di gravidanza, e al marito Raphael,le sincere condoglianze da parte della redazione del Tirreno.