Il Tirreno

Grosseto

In tribunale

Minaccia di uccidere una bimba di due anni: «Deve smettere di piangere, mi disturba»

di Pierluigi Sposato

	(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Grosseto, aveva bussato alla porta dei vicini e si era presentata impugnando un coltello. Il giudice: «Dovrà seguire cure psichiatriche»

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GROSSETO. Aveva bussato alla porta dei vicini, si era presentata impugnando con un coltello: «Tua figlia deve smettere di piangere, la voglio uccidere perché mi disturba», erano state più o meno le sue parole. La piccola aveva due anni. La famiglia, spaventata dall’ennesimo episodio di persecuzione, aveva chiamato la polizia, la vicina di casa era stata denunciata ed era stata allontanata da quel condominio per ordine del giudice, adesso è finita sotto processo: assolta perché incapace di intendere e di volere, ma dovrà essere sottoposta a un anno di libertà vigilata per seguire il programma di cure.

Lo ha deciso il giudice Giuseppe Coniglio, che ha processato con il rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica una grossetana 45enne, difesa dall’avvocata Valentina Chech. Era stata denunciata da una giovane mamma, tra l’altro in attesa di un altro bambino al momento dei fatti, costituita parte civile con l’avvocato Roberto Cerboni. Stalking l’accusa sostenuta dal pm Federico Falco, perché la famiglia e soprattutto la giovane donna era stata costretta a rivolgersi più volte alle forze di polizia e a convincersi a dover cercare un’altra casa: come aveva fatto la famiglia che abitava in precedenza in quell’appartamento.

Urla e minacce si erano susseguite nel corso del 2023 (ma già a partire dagli ultimi mesi del 2022), anche di notte: «Morti di fame, vi spacco il muso, chiudi in camera quella bambina, te ne devi andare»; e altro ancora. E avrebbe anche minacciato di buttare la bambina dalla finestra, di ammazzarla. Spesso, la famiglia aveva trovato dei bigliettini scritti a mano: «Abbiamo chiamato i carabinieri, vi verranno a cacciare», «dovete lasciare la casa». Ed era capitato anche che la vicina avesse staccato la corrente elettrica a servizio dell’abitazione della famiglia e che la giovane mamma avesse trovato sbattuta a terra la bicicletta posteggiata fuori dall’abitazione. Era frequente che la vicina colpisse il muro dell’abitazione, così che la figlia si era svegliata. A settembre 2023 l’episodio del coltello, che l’imputata avrebbe nascosto dietro la schiena manifestando la volontà di entrare nell’appartamento per sapere dov’era la bambina con l’intenzione di ucciderla. Si era frapposta la mamma della giovane donna, che aveva spinto fuori l’imputata.

Pochi giorni dopo, il gip aveva emesso un divieto di dimora e di accesso all’appartamento, con divieto anche di avvicinarsi alla parte offesa e ai luoghi frequentati dalla giovane mamma. Divieto, infine, anche di ogni tipo di comunicazione.

Il fatto che la giovane mamma fosse in stato di gravidanza ha costituito un’aggravante per il pm, che ha comunque preso atto delle risultanze della perizia psichiatrica del dottor Paolo Iazzetta e ha chiesto l’assoluzione per incapacità di intendere e volere, insistendo però per la misura di sicurezza in considerazione del fatto che il percorso terapeutico comunque intrapreso non ha risolto completamente i problemi dell’imputata. L’avvocata Chech, che aveva fornito la documentazione medica attestante un ricovero per patologie psichiatriche, aveva chiesto la nomina di un perito e quindi l’ammissione al rito abbreviato. Il giudice ha riconosciuto la non imputabilità della donna e ha infine deciso per la misura di sicurezza.

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