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Rifugio per animali bruciato a Boccheggiano: «Così non è un vero Natale, ma ricostruiremo»

di Michele Nannini

	Il rifugio distrutto dalle fiamme
Il rifugio distrutto dalle fiamme

Dal dramma verso la rinascita, ma l’incubo non è ancora finito: il racconto della fondatrice dell’associazione a nove mesi dal maxi-incendio

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MONTIERI. Il 2024 che si sta per concludere è stato un anno drammatico per Helga Wallrath, fondatrice dell’associazione “Sos Animali International”. Lo scorso marzo un drammatico incendio distrusse il rifugio per animali che la donna, tedesca di origine ma da oltre trent’anni in Maremma, gestiva in una cascina nella frazione di Boccheggiano. In quel rogo morirono oltre 50 animali, una notte di terrore che ha sconvolto la vita di Wallrath e dei volontari che si occupavano del rifugio.

Il racconto

A distanza di oltre nove mesi la cascina è sempre inagibile, anche se si parla finalmente di una sua possibile riapertura nel 2026; ma l’attività dell’associazione è andata avanti e Wallrath ha raccontato a Il Tirreno come sta proseguendo nella sua missione. «Il 2024 sta finendo e il devastante incendio della mia casa, dove vivevo con i miei animali, ha sconvolto la nostra vita – racconta la donna, 75 anni – Per fortuna le altre sei case rifugio di Sos Animali International non sono state danneggiate e gli animali sono ancora al sicuro. All’improvviso non mi è rimasto niente: non un solo ricordo, non un mobile, non un solo capo di abbigliamento, tutto è bruciato. La perdita materiale di tutto ciò che mi era diventato caro e prezioso in 32 anni mi ha ferito duramente ma più dolorose sono state le perdite dei miei cani, perdita che probabilmente non supererò mai».

I ricordi

Wallrath torna poi indietro con i ricordi a quella drammatica notte, che nonostante si allontani ogni giorno di più è sempre ben viva nella sua memoria. «I vigili del fuoco impiegarono molto tempo perché non riuscivano a trovare la strada nel bosco – continua – uno dei volontari ferito dalle ustioni e in preda a uno shock riuscì a raggiungerli per farli arrivare all’incendio. Per spegnere il fuoco che covava sotto la cenere sono serviti tre giorni e grazie a un vero e proprio angelo fra i vigili del fuoco è stato possibile salvare la mia piccola Mimì da sotto le macerie».

Mimì 

Da quel momento proprio Mimì ha dato a Wallrath una forza incredibile per andare avanti e cercare di ricostruire quel progetto andato – letteralmente – in fumo: «Da allora Mimì si è trasformata nella mia ombra, nei miei passi, nel mio cuore, lei è il mio amore, la mia ancora e luce di salvezza da quel brutto momento vivo in un piccolo appartamento in città, che da anni è a disposizione dei dipendenti che occasionalmente lavorano per noi nei ricoveri degli animali. Potete ben immaginare quanto sia difficile per me sopportare questa situazione, prima di tutto sentendo la mancanza dei miei cari animali e dopo la perdita della mia casa nel bosco. Adesso anche tre gattini si sono trasferiti da me e ogni giorno mi reco sul sito della mia casa bruciata, che fortunatamente è stata ripulita dalle macerie grazie al formidabile aiuto di Martin e Christoph, due miei dipendenti polacchi. Dorothea e Diana (altre due volontarie, ndc) hanno pulito e conservato le poche suppellettili rimaste, spolverando via la cenere e la fuliggine, oltre ad aver rassettato la stanza della cucina, l’unico ambiente rimasto intatto dall’incendio che è diventata il rifugio e luogo di protezione per i miei due cani, Mario e Fortuna: ora che l’inverno incalza e il freddo si fa sentire siamo per lo meno riusciti a ricostruire alcuni rifugi temporanei per i tanti gatti che ogni giorno mi attendono per la pappa». Poi una confessione: «Tutto intorno a qui ci sono molti addobbi e luci natalizie ma io non ne sento la vicinanza, tanto il danno ha provocato in me una profonda apatia. Purtroppo mi è difficile sperimentare la riflessione e la pace in un tempo caratterizzato, ancor più, dalla sofferenza degli animali e dal lavoro».

Wallrath continua a dare conforto agli animali abbandonati, come succede ai cuccioli che spesso vengono ritrovati davanti a una delle case dell’associazione; o come successo con un setter di 9 anni che da poco ha perso il suo padrone. «Siamo al limite – conclude – tutti i nuovi cani devono essere controllati e visitati da un veterinario ma è per questo che ho vissuto negli ultimi 32 anni: per cercare di aiutare chi è più povero di un povero. Dopo infinite traversie burocratiche, relazioni e discussioni, la ricostruzione della cascina inizierà nella primavera del 2025 e, mi è stato detto, sarà probabilmente completata nel 2026; che però è ancora un tempo infinitamente lungo da superare senza più i miei adorati animali scomparsi».

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