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Disturbi alimentari, ecco la svolta: Casa Mora ora attiva 24 ore su 24

di Sara Venchiarutti
L’esterno della residenza Casa Mora
L’esterno della residenza Casa Mora

Il centro specializzato aggiunge altri 19 posti per l’accoglienza notturna: unico in Toscana

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CASTIGLIONE. Da un lato i casi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione negli ultimi anni, da dopo la pandemia, sono aumentati. «Di un 20-30% anche nel nostro territorio, in linea con i dati nazionali», spiega Margherita Papa, responsabile della residenza Casa Mora, dedicata a questi disturbi per l’Asl Toscana sud est. Dall’altro però sono cresciuti anche i casi più gravi, che richiedono trattamenti più specialistici. «Proprio per rispondere a queste nuove esigenze abbiamo aperto il centro anche al servizio notturno», sottolinea Papa mentre indica il piano superiore di quella struttura che ormai da due anni, alle porte di Castiglione della Pescaia, offre assistenza a chi soffre di questi disturbi.

Spesso giovani, anzi giovanissimi. L’età in cui compaiono questi sintomi infatti sta calando. «Mentre prima l’età più bassa era attorno ai 14 anni, ora i disturbi insorgono anche a 11, 12 anni». Fatto sta che ora a Casa Mora è ufficialmente operativo – ieri il simbolico taglio del nastro – il percorso dedicato alle persone che hanno bisogno di assistenza 24 su 24 e 7 giorni su 7. Il centro è l’unico in tutta la Toscana interamente pubblico a offrire la possibilità residenziale, con 19 posti in totale di cui 12 per minori. Già cinque le ospiti presenti, di cui tre minori e due adulte. «Ci sono casi – spiega Papa – che richiedono un controllo anche notturno: quando è presente una grave magrezza o, come nel caso della bulimia, frequenti episodi di vomito che possono portare a uno scompenso elettrolitico con effetti a livello cardiocircolatorio è necessario seguire la persona 24 ore su 24». E qui subentra il nuovo servizio, che si affianca a quello già presente con dieci posti per la semi residenzialità e percorsi diurni, dal lunedì al venerdì.

I casi più frequenti che accedono alla struttura sono legati ad anoressia e bulimia. «Questi – spiega Papa – coprono le percentuali più alte, seguiti dal disturbo dell’alimentazione incontrollata, ossia abbuffate concentrate nel tempo, in cui una persona mangia in maniera incontrollata. Non bisogna però confondere il termine abbuffata con quello comune: quella patologica è un episodio di perdita di controllo, in cui si possono mangiare anche alimenti non congrui, come cibo congelato, o alternare alimenti dolci a salati. E si perde totalmente la capacità di fermarsi fino a quando non si avverte una sensazione di pienezza, quasi dolore, e allora ci si ferma. Queste abbuffate – sottolinea la responsabile – sono tipiche anche del disturbo bulimico, ma in quest’ultimo caso le persone vomitano o mettono in atto altre strategie compensative, come attività fisica o uso di lassativi. Per l’alimentazione incontrollata questo non avviene.

In parallelo stanno emergendo con sempre maggiore frequenza nuove forme di disturbo alimentare: l’ortoressia – un ipersalutismo che sconfina nell’eccesso - e la vigoressia, e cioè un disturbo legato a un’idea distorta nel vedersi troppo magri e poco muscolosi. «Prima – aggiunge Papa – erano più rare; adesso sono molto più diffuse».

A Casa Mora arrivano persone soprattutto tramite percorsi territoriali, o da accesso diretto dalla famiglia con il numero 0564 486130 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11). Capita, ma è raro, che vengano segnalate dal pronto soccorso, nel caso in cui il disturbo abbia causato problematiche gravi, e anche la fase di uscita da un percorso ospedaliero è presente, ma minoritaria. Di solito chi soffre di bulimia o anoressia è donna: nove a uno rispetto agli uomini. Cinquanta e cinquanta invece per il disturbo da alimentazione incontrollata. «Come media – sottolinea Papa – abbiamo dieci casi all’anno. Di solito i percorsi durano tre o sei mesi, ma ci sono state persone rimaste anche per nove mesi. Invece i casi trattati a livello ambulatoriale, che non necessitano di percorsi nelle residenze, viaggiamo dai 90 ai 130 casi nuovi all’anno nel nostro territorio».

Intanto l’ampliamento a centro residenziale ha comportato anche un notevole aumento del personale sanitario all’interno della struttura. Se prima erano cinque unità, «ora siamo circa una trentina», aggiunge Papa. L’approccio rimane multidisciplinare. C’è lo psicologo, il medico, gli psichiatri dall’azienda sanitaria, e poi ancora educatori, infermieri, operatori sociosanitari. Con numerose attività svolte dentro quelle stanze in cui dalle ampie finestre si riversa il verde della pineta circostante. «Svolgiamo gruppi educativi sugli obiettivi da raggiungere e trattamenti di familiarizzazione con il cibo: ad esempio – spiega Papa – ragazzi e ragazze cucinano insieme alla dietista gli alimenti ritenuti più difficili da affrontare, come dolci o pizze. Poi ci sono laboratori di scrittura, di cinema, di ceramica. In programma c’è anche quello di fotografia. E ancora lo yoga, per chi ha la necessità di perdere peso abbiamo la fisioterapista che realizza un percorso dedicato di attività fisica. Ora abbiamo anche la palestra che dobbiamo attrezzare. Tutte attività che hanno la funzione non sono di tenersi occupati, ma anche di riflettere sul proprio percorso». E ieri, con il taglio del nastro dello spazio soprastante, «il puzzle è completo», sottolinea la sindaca di Castiglione della Pescaia, Elena Nappi. «Con questo centro vogliamo essere un faro per un problema che si è acuito negli ultimi anni», sottolinea. Anche perché in Italia secondo i dati Rencam i disturbi da alimentazione sono la seconda causa di morte tra i più giovani, dopo solo agli incidenti. Presenti gli assessori regionali Leonardo Marras e Simone Bezzini. Le attività saranno svolte in collaborazione con le cooperative Di Vittorio, Co&So, Giocolare e Uscita di Sicurezza.


 

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